Stabilizzazione Ecobonus: solo un primo passo

Il 12 aprile 2016 il Senato ha approvato un testo, concordato tra i diversi gruppi parlamentari che avevano presentato diverse mozioni sull'argomento, che impegna il Governo a stabilizzare l'agevolazione del 65% nel triennio 2017-2019.
Si tratta di una notizia positiva, che finalmente distoglierà l’attenzione che tutti pongono sulla sola stabilità del sistema di incentivazione, e consentirà di concentrarsi sui veri problemi che impediscono la realizzazione diffusa della riqualificazione energetica profonda degli edifici.
Renovate Italy da tempo sostiene che la stabilizzazione degli incentivi non è che il primo di una serie di passi per rendere possibile una riqualificazione profonda degli edifici.

Quanto sarà efficace la stabilizzazione?
Tutti i relatori delle mozioni hanno menzionato la capacità degli incentivi di fornire un impulso alla crescita economica attraverso la loro efficacia sul piano occupazionale, evidenziata dai rapporti del CRESME. Ma la stabilizzazione riguarda solo l’ecobonus (65%) e non anche l’incentivo per le attività di ristrutturazione edilizia (nel 2017 torneranno stabilmente al 36%). Da un lato ciò è positivo, perché concentra l’impegno dello Stato sulle attività di efficientamento Energetico, ma dall’altro occorre osservare che gli investimenti in efficienza energetica attivati dall’ecobonus riguardano una piccola parte di tutti gli interventi interessati dai due strumenti di agevolazione (15% nel 2012, 13% nel 2013). Quindi la portata della stabilizzazione deve essere ricondotta alla sua reale entità. L’argomento principale per giustificare la stabilizzazione dell’ecobonus è che la sua validità annuale ostacola le decisioni di investimento. Ma in realtà, secondo le statistiche, più del 95% degli interventi agevolati riguarda la sostituzione di caldaie, di serramenti e l’installazione di impianti solari; tutti interventi che non richiedono lunghi tempi di decisione e di lavoro. Solo la parte residuale degli investimenti (1,6% in numero nel 2013) ha riguardato gli interventi più complessi e impegnativi.

Gli investimenti non decollano, serve un nuovo modello di incentivazione
La riqualificazione profonda e diffusa del patrimonio immobiliare attraverso la realizzazione di interventi con elevata efficacia ed efficienza, produce una serie di importanti vantaggi. Però, i risultati ottenuti con gli attuali strumenti di incentivazione sono deludenti. La stabilizzazione è solo uno dei problemi e, a parere di Renovate Italy, nemmeno il più grave. Uno strumento di incentivazione stabile che si attua attraverso detrazioni fiscali è inutile se non vi si può accedere a causa di incapienza fiscale totale o parziale, presente o futura. Si aggiunge la frammentazione della proprietà immobiliare (soprattutto in ambito urbano, dove prevalgono i condomini), a causa delle diverse condizioni reddituali, patrimoniali e anagrafiche dei proprietari, che rendono arduo l'incontro tra domanda e offerta di servizi finanziari.
Molti ostacoli, dunque, affliggono le riqualificazioni profonde degli edifici, che generalmente richiedono investimenti elevati, non brevi tempi di ritorno e il supporto di adeguati strumenti di finanziamento.
E' quindi evidente che non è sufficiente una stabilizzazione dello strumento, ma esso deve diventare più efficiente, efficace e appetibile. Per raggiungere questo scopo è necessario non solo mantenere un'adeguata intensità di contribuzione, ma altresì che si applichino una serie di soluzioni che Renovate Italy riassume in vari punti. Tra queste la trasformazione della detrazione fiscale in un vero contributo a fondo perduto, certo e bancabile; la creazione di fondi di garanzia a tutela dei finanziatori e a copertura dei rischi di insolvenza; concedere IVA agevolata per i contratti di Servizio Energia dopo la riqualificazione. Allo stesso tempo sarebbe utile promuovere la formazione e l’informazione sui benefici dell’efficienza energetica, sia per i cittadini che per i professionisti.
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