Un'edilizia da rimettere a nuovo

Il recupero del patrimonio esistente è un tema chiave che risponde a molte delle esigenze dell’edilizia del presente e quindi del futuro. L’attenzione rispetto questo tema è in continua crescita e i motivi sono molteplici: dall’efficienza energetica, alla sicurezza sismica, al rilancio economico del settore.
Le ristrutturazioni, il recupero e il restauro interessano i cittadini in prima persona, per il loro diritto a vivere in ambienti sani, sicuri ed efficienti; interessa i progettisti, che con la propria competenza e professionalità devono scegliere le migliori strade per riqualificare il costruito; interessa le imprese, che dovranno essere sempre più all’altezza di svolgere lavori specifici del campo; interessa le aziende produttrici di materiali, affinché studino prodotti ad hoc per il recupero e il risanamento degli edifici. Interessa, quindi, l’intera filiera delle costruzioni, per i risvolti economici, tecnici, energetici, culturali che comporta. Le speranze per un reale sviluppo sostenibile, nel settore edile, non possono che trovare risposta in una sistematica riqualificazione dell’ambiente urbano e del patrimonio esistente, con ridotto consumo di suolo e di risorse.

Elencare gli interventi necessari al recupero di un immobile è un’ardua operazione per la grande quantità di interventi possibili e per la loro specificità rispetto ogni singolo caso. Questo dipende da molti fattori, quali lo stato di manutenzione dell’edificio, le sue caratteristiche strutturali, le sue prestazioni attuali, le esigenze degli abitanti e così via. Dal Testo Unico dell’edilizia, si distinguono gli “interventi di manutenzione straordinaria”, che consistono in ”opere e modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni di uso”. Ad una voce differente ritroviamo gli “interventi di restauro e di risanamento conservativo”, che hanno l’obiettivo di garantire la funzionalità e la sicurezza dell’organismo e comprendono anche interventi quali “il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso”. Si citano infine gli “interventi di ristrutturazione edilizia”, che possono dar luogo ad un organismo edilizio anche completamente differente e comprendono “il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti”.

Il definire quali siano gli interventi necessari o più idonei in ogni singola situazione, non è cosa sempre scontata e banale. Tutt’altro. La fase di analisi e di progettazione è sicuramente molto delicata, ancor di più se si tratta di edifici di un certo valore o storia. E’ necessario conoscere l’edificio e comprenderne la struttura, la tecnica costruttiva, i materiali, la destinazione d’uso, perché per ogni caso esistono una tecnologia e un materiale più o meno adatti. Si effettua sempre un’analisi dello stato di fatto, in cui attraverso precise tecniche e appositi strumenti è possibile conoscere il degrado e le problematiche che presenta l’edificio. Andando per gradi, dopo aver provveduto a rendere adeguata e sicura la struttura, si passa al resto dell’edificio.

Nel caso in cui si tratti di un edificio storico, il suo restauro è un lavoro che necessita di tecnici con una certa cultura e una preparazione adeguata: un edificio storico è molto probabilmente unico e quindi di valore. Ma anche se non si tratta di un edificio di tale valenza il suo restauro segue comunque principi specifici e resta salda la consapevolezza dell’identità e della storia di quell’immobile, con le proprie caratteristiche e peculiarità. Questo non significa che debba essere preservato nella sua forma, ma che è sempre importante prestare attenzione alla funzione che vi si svolge e ciò che l’edificio rappresenta.

L’approccio italiano al tema è mutato con il tempo, ma è già dagli anni ’50 che da ragionamenti di scala urbanistica si è spostata l’attenzione al costruito, anche al di là di ciò che compone e caratterizza un centro storico. A seconda delle scuole di pensiero e dell’oggetto di intervento di recupero, si possono distinguere un atteggiamento storico, tipico del restauro, uno architettonico-progettuale, legato a rifunzionalizzazione e adeguamento degli spazi, uno urbanistico, che mira alla programmazione e alla ricerca di normative che regolino i processi di recupero e infine uno tecnico-tecnologico. Le strategie di intervento sono varie e la scelta deve essere ben ponderata.

A livello normativo, il primo punto di riferimento risale a circa 40 anni fa, con la legge n. 457 del 1978, che al titolo IV riporta le “norme generali per il recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente”. Altro passo importante è sicuramente quello fatto con l’art.3 del DPR n.380 del 2001
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