Allarme dell’ANCE: per l’edilizia, l’Italia “non è un Paese per giovani”
Durante il recente XIX convegno nazionale dei Giovani imprenditori edili dell’Ance, i costruttori hanno stigmatizzato come dal 2008 al 2017 il numero di occupati fino a 35 anni di età si è ridotto del 69%.
In altre parole, parliamo di oltre 200mila giovani in meno impiegati nei cantieri, per un’intera generazione tagliata fuori dal mercato del lavoro in edilizia. Se prima della crisi i giovani rappresentavano il 43% degli occupati del settore, oggi sono solo il 25%. Il report dei giovani costruttori ben sintetizza nel titolo il nodo del contendere: l’Italia “non è un paese per giovani”. Difatti, malgrado cambino i governi e le strategie per incentivare non tanto le nuove costruzioni quanto i lavori di ristrutturazione, riqualificazione ed efficientamento energetico, la situazione del comparto edile è in continua discesa dal 2008, ovvero dal primo anno in cui l'edilizia ha cominciato ad avvertire gli effetti di una crisi cominciata qualche anno prima.
Un calo più contenuto invece si è verificato per le classi di età successive(oltre i 50 anni).
Tale dinamica ha modificato la struttura occupazionale: se prima della crisi i giovani rappresentavano il 43% degli occupati nel settore, oggi incidono per il 25,3%, determinando, pertanto, uno spostamento dell’occupazione verso le classi di età più mature.
Allargando lo sguardo, il comparto edile rappresenta il 6,1% della forza lavoro complessivamente impiegata nell’intero sistema economico nazionale ed oltre il 23% di quella occupata in tutto il settore industriale, ma che è in costante flessione da 10 anni.
Ricordiamo che anche i dati della Cnce (Commissione nazionale paritetica per le casse edili), dal 2008 al 2017, il numero di occupati fino a 35 anni è crollato di circa il 69%: oltre 200mila giovani in meno impiegati nelle imprese e nei cantieri. Una dinamica che ha riguardato anche la classe successiva di lavoratori tra i 36 e i 50 anni, diminuiti del 40%.
Per risollevare le sorti del settore edile, i giovani dell’ANCE giovani hanno varie proposte:
• riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori, che nel settore edile rappresenta uno delle grandi cause della fuga dal contratto;
• detassazione o decontribuzione totale per i giovani sotto i 35 anni e parziale per quelli sotto i 49 anni, nonché per le donne;
• maggiori investimenti nella formazione, sia da parte dello Stato con una maggiore attenzione agli Istituti tecnici, sia da parte delle imprese;
• seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, non solo attraverso sisma bonus ed eco bonus, ma anche e soprattutto favorendo la rottamazione dell’edilizia obsoleta a favore di quella sicura e sostenibile;
• particolare attenzione alla valorizzazione dei beni culturali, grazie a cui un paese come l’Italia a vocazione turistica può dar lavoro a intere generazioni;
• abbassamento dei requisiti per il pensionamento, soprattutto la pensione di vecchiaia;
• su tutto, l’eliminazione degli ostacoli burocratici che impediscono alle risorse stanziate di trasformarsi in cantieri.