Emergenza nel settore edile per i ritardi pagamenti PA

Il 7 dicembre 2017 l’UE ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea per i ritardi sistematici dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. È il terzo e ultimo avvertimento comunitario, dopo che nel 2014 fu aperta la prima procedura d'infrazione. Allo stremo imprese edili e società di ingegneria.
Oltre 500 giorni di ritardi. Un caso estremo, è vero.
Tuttavia, è incontrovertibile che uno dei maggiori problemi del settore dei lavori pubblici è rappresentato dai ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, i quali secondo l’UE hanno una media di 100 giorni (150, per l’ANCE). 

La vicenda non è di primo pelo. L’Italia, con il decreto legislativo 192/2012, ha infatti recepito la direttiva comunitaria 7/2011/UE: le amministrazioni pubbliche sono obbligate a pagare beni e servizi entro 30, in casi eccezionali, 60 giorni. Se i pagamenti sono effettuati più tardi rispetto a quanto concordato, i creditori hanno automaticamente il diritto di chiedere il rimborso di tutte le altre spese legate ai costi di recupero e gli interessi di mora, a un tasso superiore almeno dell'8 % al tasso di riferimento della Banca centrale europea. 

Proprio per questo motivo, il 15 febbraio 2017 la Comunità Economica Europea ha comunicato infrazioni a Italia, Grecia, Slovacchia e Spagna, esortando i quattro stati membri a conformarsi alla direttiva sui ritardi di pagamento. 
A fondamento della decisione della Commissione c’è la consapevolezza che «la puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le Pmi che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in molti casi, la propria sopravvivenza». 

Nonostante l'Italia avesse due mesi di tempo per comunicare alla Commissione le contromisure, nulla è stato fatto. Di conseguenza, la Commissione ci ha deferiti alla Corte di giustizia dell'UE


E ancora: «5 mesi di ritardo: inaccettabile per imprese già stremate dalla crisi e a corto di liquidità anche per effetto del meccanismo dello split payment». 
Anche secondo Gabriele Scicolone, presidente di OICE, Associazione delle società di ingegneria aderenti a Confindustria, “si tratta di una situazione drammatica, che rende difficile programmare investimenti proprio alla vigilia della 'rivoluzione BIM' che attende il nostro settore e in costanza di un assetto normativo ancora farraginoso sia dal punto di vista della preparazione delle gare - per le quali si attendono bandi-tipo e sistemi di qualificazione efficienti che facciano riferimenti a banche dati e piattaforme digitali - sia dal punto di vista delle procedure di approvazione dei progetti che rallentano molto la messa a regime dei pur ingenti stanziamenti». 
© Copyright 2024. Edilizia in Rete - N.ro Iscrizione ROC 5836 - Privacy policy