I timori di FederlegnoArredo e Assistal sul “Decreto Dignità”

Negli scorsi giorni, il presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini, e quello di Assistal, Angelo Carlini, hanno stigmatizzato alcune problematiche in merito all’applicazione del cosiddetto “Decreto Dignità” varato dal nuovo Esecutivo.
Orsini ha lanciato l'allarme sugli effetti del cosidetto dl Dignità sul suo comparto. Il timore è che il decreto legge faccia saltare tra i 7 mila e i 10 mila posti di lavoro entro il 2020 con il risultato di far aumentare le partire iva, accelerare la robotizzazione e scoraggiare gli investimenti esteri nel settore del legno, mobile e arredamento. 

Orsini, dunque, chiede di aprire un tavolo con il governo per discutere delle misure in arrivo: «Sono seriamente preoccupato, si mette in difficoltà un settore che l'anno scorso ha messo a segno un +1,6% e che sta cercando di mettersi definitamente alle spalle gli anni della crisi». Orsini sottolinea che il settore è composto da 79 mila imprese, dà lavoro a 320 persone e che la media è di 4-5 dipendenti per azienda. «Ma chi è -dice- quell'imprenditore che assume una persona se dopo 24 mesi di lavoro per licenziarla deve pagargli 120 mila euro? Meglio una macchina al suo posto, o una partita Iva». 
Secondo il presidente, alla fine gli imprenditori sceglieranno il metodo meno pericoloso per la sopravvivenza dell'azienda stessa: partite iva per tecnici e altre figure lavorative, esternalizzazioni per lavorazioni produttive e assemblaggi. 
Insomma sarebbe un grosso boomerang: «L'investimento sulle persone per un'azienda è quello più importante. Con una media di 4, 5 dipendenti, si deve fare attenzione a non sbagliare. Una persona rappresenta il 25% del costo del lavoro. Come si fa ad assumere per sempre dopo una manciata di mesi? Se uno è bravo e serve è nell'interesse dell'azienda trattenerlo. Ma se si rivela un investimento a perdere? Che si fa? Se viene a mancare il lavoro che si fa?». 

Insomma, per Orsini si dovrebbe puntare a dare stabilità e certezze a una filiera produttiva che ogni giorno ha come riferimento i mercati internazionali e non sono quello interno. «Questa manovra – ha concluso Orsini – credo debba essere rivista. E su materie così importanti e delicate non può mancare il dialogo tra governo e impresa. Per questo chiediamo di incontrarlo al più presto. Da qui al 2020 dobbiamo inserire 31 mila persone e secondo me possiamo perdere in assunzioni dai 7 ai 10 mila posti di lavoro. Senza contare i contraccolpi che si faranno sentire fino nell'edilizia». 

Passando poi al settore impiantistico, Angelo Carlini, Presidente Assistal, ha affermato che «è a rischio la flessibilità del Settore Impiantistico e dei Servizi di Efficienza Energetica e Facility Management. Il Decreto Dignità, infatti, dimentica di tenere conto di quei settori che per natura necessitano di far fronte ad un mercato fortemente basato sugli appalti e che, proprio per questo, necessita di fare spesso ricorso a contratti a termine e somministrazioni: le uniche tipologie contrattuali che ne possano seguire l’andamento irregolare». 

Un provvedimento che oltre a ridurre le modalità di applicazione di contratti a termine e di somministrazione lavoro, contribuisce ad accrescere il ricorso al contenzioso giudiziario in relazione alla necessità di apporre causali in caso di contratti a tempo determinato o proroghe che superano i dodici mesi: un deciso passo indietro che non aiuta il mercato del lavoro. «Inoltre - continua Carlini - prima di irrigidire alcuni istituti contrattuali che fornivano flessibilità alle imprese, ci attendevamo la cancellazione di misure come lo split payment, che porta al fallimento aziende che si trovano già decisamente in difficoltà finanziaria». «Le imprese – conclude il Presidente Assistal – hanno bisogno di supporto: sono loro a creare ricchezza e occupazione. Pertanto, chiediamo misure stabili e chiare per attrarre investimenti, favorendo l’occupazione e generare mutuo benessere».
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