Il triangolo edilizia, acciaio, industria

All'assemblea annuale di Federacciai del 18 settembre 2017, il presidente Gozzi ha sostenuto che lo sviluppo delle infrastrutture e dell'edilizia sarebbero un volano anche per la siderurgia. Il presidente di Confindustria, Boccia, ha rincarato: chi è contro l'industria rema contro l'Italia.
Permane in larghi strati del Paese una cultura anti-impresa: occorre rimuoverla e ragionare di politica industriale. Solo in tal modo la siderurgia italiana potrà essere rilanciata.  

Ne è convinto Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, che nel corso dell'assemblea annuale dei produttori siderurgici italiani, ha sondato i nodi e le questioni che ancora impediscono al comparto, cruciale per l'efficienza di tutto il manifatturiero italiano, di dispiegare tutte le sue potenzialità. 
Da gennaio a luglio 2017, l'output dell’asset dell’acciaio è stato di 14,5 milioni, per un +1.8% sullo stesso periodo del 2016. Un timido recupero, insomma, allineato alla ripresa dell'economia italiana. Tuttavia, urge – in particolare per gli articoli destinati all'edilizia – di una politica economica finalizzata alla crescita, marcatamente interna. 
Tra i settori utilizzatori, a luglio, sono cresciuti soprattutto meccanica (+8%) e automotive (+7,2%), segmenti che hanno trainato le produzioni ad alto valore aggiunto e specializzazione. 

 Restano al palo i prodotti destinati all'edilizia e alle costruzioni. «Un grande paese industriale - ha precisato Gozzi - non può vivere solo di export: c'è un grave ritardo nella realizzazione di infrastrutture. L'interpretazione tedesca del fiscal compact ha impedito il dispiegarsi di una forte politica di investimenti: siamo sostenitori dell'idea di alcuni, che propongono o lo scorporo degli investimenti dai criteri di computo del deficit o il lancio di un piano di eurobond finalizzato al finanziamento delle grandi opere infrastrutturali continentali. Ci batteremo - ha concluso - affinché a Bruxelles si facciano valere i nostri punti di vista e perché, almeno con riferimento agli investimenti in infrastrutture, l'impostazione europea cambi e consenta a tutti i paesi dell'Unione di modernizzarsi e di crescere, abbandonando un'austerità senz'anima e senza solidarietà».

Un concetto ribadito dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, intervenuto all'assemblea: «si deve aprire una stagione di riforme europee, non basta solo l'euro: l'Unione non deve essere la sommatoria di interessi nazionali, ma una visione comune». Propiziare gli investimenti in infrastrutture è dirimente in un settore come quello del tondo per cemento armato. Esattamente in queste settimane l'Autorità antitrust ha sanzionato le imprese del settore, accusandole di avere costituito un cartello. Per Gozzi, nella decisione dell'Authority «il reale funzionamento del mercato, è stato ignorato o non compreso […] Tutti quelli che si occupano di tondo sanno bene che si tratta di un mercato competitivo, nel quale non solo si registra la continua asta al rialzo per l'acquisto della materia prima rottame, ma anche la furibonda competizione tra i produttori a valle per la vendita del prodotto finito». Quello dell'Authority sarebbe un «teorema cervellotico, privo di qualunque riscontro effettuale, contro il quale le imprese si difenderanno davanti al giudice amministrativo». 
Incoraggiare la competitività significa anche avere regole per un commercio internazionale non asimmetrico e giusto. Nel mondo dell'acciaio l'ultimo anno ha mostrato «nuovi e preoccupanti elementi» in questo contesto, quali il rischio di chiusura delle frontiere da parte degli Usa (invocando ragioni di sicurezza nazionale) e l'inasprirsi del dibattito sul Mes China, nel corso del quale «si è abbandonata un'impostazione semplice e chiara varando un nuovo e fumoso sistema.  Ci preme ricordare le parole più forti di Boccia, che ha allargato l’orizzonte allo stato dell’arte industriale a tutto tondo. «Il compito di Confindustria è essere ponte tra gli interessi del paese e quelli delle imprese, contrastando la cultura anti-industriale: chi è contro l'industria è contro l'Italia». Boccia ha detto di condividere il giudizio di Federacciai sul Mes China: «è un modo per difendere il mercato europeo nel medio-lungo termine - ha detto -: non possiamo accettare che la visione di singoli paesi danneggi il sistema, portando alla paralisi pezzi dell'industria italiana, e anche tedesca della siderurgia. Non c'è una visione italiana antitetica a quella di altri, la nostra è una posizione europea. Le vie della seta siano bidirezionali: si parli di distribuzione, ma anche di produzione».
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