La filiera del calcestruzzo alla (s)volta del 2018

Il 6 dicembre 2017, FEDERBETON ha organizzato a Milano la prima “Concrete conference”. Durante l’evento sono stati presentati i principali dati sul settore del calcestruzzo.
Per inquadrare la dinamica in essere, occorre principiare dai dati macroeconomici italiani. 
I numeri del 2017 e le previsioni per il 2018 parlano, finalmente, di ripresa. Per l’anno a venire si prevede un aumento dell’1,8% del PIL. Nel 2017, nondimeno, le costruzioni sono rimaste al palo e ci si augura che il 2018 possa essere l’anno dell’inversione del ciclo. Su stime dell’ANCE nel 2018 la ripresa del ciclo dovrebbe assestarsi intorno a un più 1,5% sul 2017. 
Tale crescita consentirebbe all’Italia di confermarsi al quarto posto in Europa per output di settore attestandosi sui 170 miliardi. 

 Al di là dei numeri, il mercato edilizio, non solo per effetto della crisi, sta cambiando paradigmi ed esigenze. Occorre quindi un riposizionamento calibrato e studiato. Da qui l’esigenza e lo stimolo per organizzare la “Concrete Conference”, in virtù del fatto che la filiera del concrete è il primo anello di congiunzione tra materia prima e mercato.

«L’industria del cemento e del calcestruzzo – ha sottolineato il presidente di FEDERBETON, Sergio Crippa - si trova oggi ad affrontare nuovi scenari di mercato, strettamente legati a nuovi riferimenti culturali per effetto dei nuovi driver della sostenibilità, della legalità e della forte domanda di trasparenza e di qualificazione. La Conferenza vuole essere l’occasione per fare il punto sulle potenzialità e le capacità del settore di dare risposte positive a questi nuovi scenari. In particolare la riflessione riguarderà le capacità del calcestruzzo di rispondere alle nuove esigenze di sostenibilità nelle costruzioni guardando all’evoluzione normativa e puntando a ribadire la centralità di un pieno rispetto delle regole». 

Come esce allora dalla crisi il settore del calcestruzzo? 
Il comparto è stato fortemente ridimensionato, con una perdita di stabilimenti superiore al 30% e una produzione più che dimezzata. In questi anni cospicui sono stati gli investimenti in ambiente e sicurezza, portando ad una rapida diminuzione delle emissioni specifiche di polveri, ossidi di azoto e ossidi zolfo. 
«Negli ultimi 3 anni dal 2014 al 2016 – ha ricordato il presidente di AITEC, Giacomo Marazzi – l’industria italiana del cemento ha investito, nonostante il protrarsi della crisi, circa 70 milioni di euro. Sui combustibili alternativi abbiamo raggiunto risultati molto rilevanti raggiungendo nel 2016 un tasso di sostituzione calorica del 16,5%. Nel 2009 era al 6%. Ma possiamo e dobbiamo fare di più. Nel resto d’Europa il 40% del calore necessario per produrre il cemento è derivato da combustibili alternativi». 

Non ha dubbi il presidente di ATECAP Andrea Bolondi: «la grande sfida che l’Italia e l’Europa si troveranno ad affrontare nei prossimi decenni è quella di ripensare il nostro modello produttivo nell’ottica della sostenibilità ambientale. La nostra economia deve inevitabilmente passare da un modello “lineare”, che produce, consuma e getta i rifiuti all’ambiente ad una economia “circolare”, che produce, consuma e poi ricicla gli scarti e i prodotti usati. L’industria del calcestruzzo ha tutte le chiavi per soddisfare i caratteri di una nuova edilizia che riduca l’impatto sull’ambiente contenendo l’estrazione di materiali naturali, aumentando il riciclo e le innovazioni creando lavoro e opportunità per le imprese». Le criticità vanno cercate soprattutto nel contesto amministrativo e normativo, in una scarsa cultura del confronto e di apertura verso modelli di sviluppo nuovi che necessitano di politiche di incentivazione, di procedure facilitanti e non ostacolanti e da un sistema di controlli efficace e trasparente. 
Lo evidenzia Silvio Sarno, past president di ATECAP: «il sistema delle costruzioni sembra essere bloccato, le risorse non vengono spese e i cantieri non aprono, la produzione di nuova edilizia è al palo e l’occupazione non riparte dopo la grave perdita di oltre 600 mila unità dall’inizio della crisi. In un simile contesto di mercato sfavorevole l’illegalità uccide il merito e il valore delle imprese sane. Il rispetto delle regole deve essere il presupposto di tutto il sistema Paese e l’osservanza delle leggi e delle norme il basamento del patto di convivenza civile prima ancora che della concorrenza sul mercato». 

Accanto a una sessione volta a un confronto sull’evoluzione del comparto del calcestruzzo la Conference è stata anche l’occasione per parlare di come garantire un edilizia pienamente rispondente a criteri nuovi di qualità e di sostenibilità. In una tavola rotonda ne hanno discusso imprenditori, progettisti e normatori. L’architetto Luisa Fontana, attraverso alcuni esempi concreti, ha dimostrato come oggi si possa progettare e realizzare edifici residenziali e non ad elevata capacità di confort e a costi compatibili con le esigenze delle diverse categorie di utenza. 
Le ha fatto eco la presidente di Federcostruzioni Federica Brancaccio che ha sottolineato come il tessuto delle imprese di costruzione debba accettare la sfida dell’innovazione assumendo un ruolo da protagonista nella rivoluzione dell’economia circolare guardando alle opportunità offerte da un cambiamento di prospettiva verso soluzioni e modelli costruttivi orientati alla sostenibilità e al confort. 
Francesco Biasioli, Segretario Generale di ERMCO, organismo europeo di settore ha mostrato attraverso esempi internazionali come una sempre maggiore applicazione dell’innovazione tecnologica e nel campo dell’ICT consenta l’individuazione di soluzioni concrete per garantire una qualità costruttiva ma anche una trasparenza dei processi di produzione. 
Il presidente di UNI, Piero Torretta, ha evidenziato l’importanza della normativa tecnica quale riferimento fondamentale per il modo in cui si crea nel garantire produttori, imprese e utenti finali. Ad essa appare essenziale guardare se si voglia realmente puntare a un superamento della complessità normativa generale aiutando l’economia e i settori produttivi a crescere secondo logiche di innovazione e di sostenibilità. 
Per il provveditore alle opere pubbliche della Lombardia e dell’Emilia Romagna Pietro Baratono anche il settore del calcestruzzo deve adeguarsi ai nuovi modelli che stanno caratterizzando percorsi di industrializzazione dell’intero processo di costruzione, dalla gestione delle commesse alla progettazione, alla realizzazione fino alla gestione dell’immobile una volta finito, in una logica di manutenzione programmata. In questo ambito la scelta di normare l’introduzione del BIM (Building Information Modeling) può costituire per l’industria e il mercato italiano delle costruzioni l’inizio di una nuova era.
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