Ricostruzione post-sisma: il nodo irrisolto del Codice Appalti

Il presidente dell’Ance, Giuliano Campana, ne chiede la sospensione e una rapida, sostanziale, riscrittura, in quanto foriero di lentezze che immobilizzano il mercato pubblico. Garanzia per la qualità e le imprese virtuose, replica Paola De Micheli, il Commissario straordinario per la ricostruzione, pur aprendo a imminenti migliorie.
Sul tema del Codice Appalti, normato dal D.lgs. 50/2016, Campana e De Micheli si sono confrontati il 7 novembre durante la presentazione romana del libro “De Terraemotu” del professor Remo Calzona. A stretto giro, dopo pochi giorni, Campana è tornato sulla vexata quaestio proponendo, al posto della sospensione in blocco, una riscrittura strutturale del Codice, bandendo per contro ulteriori emendamenti confusivi. 


Campana è ben conscio che «il Centro Italia post terremoto può diventare il cantiere più grande d'Italia, dove le nostre imprese possono dimostrare cosa possono fare, come è stato fatto per l'Expo. Ma c'è un fatto: per l'Expo non c’era il Codice degli appalti, che oggi crea enorme difficoltà. È un codice infausto, così siamo bloccati, non si può procedere». Il nuovo Codice appalti è vigente dal 2016, ideato per rappresentare una svolta per il settore. Nondimeno, i problemi anziché diminuire avrebbero seguitato ad aumentare. 
Questo perché, a parere del Presidente ANCE, il quadro normativo è troppo complesso e giocoforza stenta a produrre risultati concreti in termini di ricostruzione. «Sia chiaro: per noi le garanzie contro i corrotti sono fondamentali, ma questo sistema chiaramente non ha funzionato». «Non si tratta – ha aggiunto – di corruzione: siamo i primi a non volere infiltrazioni delittuose. Vogliamo ricostruire il Paese come hanno fatto i nostri padri nel dopoguerra». 

Le lentezze stigmatizzate si evincono dai numeri grezzi: nella ricostruzione privata nelle Marche sono state presentate 1.024 pratiche tra danni lievi, ricostruzioni degli immobili produttivi e danni pesanti, di cui però solo 101 hanno avuto seguito applicativo. E ancora: il programma straordinario scuole, dopo quasi un anno ha visto l'aggiudicazione di soli due interventi dei 21 previsti, mentre 13 procedure negoziate sono addirittura andate deserte. 

Il nodo del Codice, si badi bene, non è circoscritto al Centro Italia ma avrebbe un portato negativo su scala nazionale. Negli ultimi mesi le uniche opere realizzate sono state quelle fatte in deroga, come il G7 di Taormina e i Mondiali di sci di Cortina. Ci sono soldi bloccati e opere ferme al Sud. L’Italia pare il fanalino di coda dell'Europa: i soldi da spendere sono disponibili, ma non si riescono a a spendere. «Questo codice appalti ci sta massacrando, crea difficoltà alle imprese», rilancia Campana, stigmatizzando che su 60 provvedimenti attuativi, tra linee guida e decreti attuativi, ne sono finora usciti solo 15. Senza contare che «tra i provvedimenti che ancora mancano ci sono due "pilastri": il decreto sulla qualificazione delle stazioni appaltanti e quello sui commissari di gara». 

Che fare, dunque? Campana è perentorio: altre correzioni sarebbero solo «pannicelli caldi: una macchina che nasce male va cambiata, non modificata in corsa». Bisogna dunque riscrivere il Codice, avviando in tempi spediti un tavolo con il presidente dell'Anac Cantone, il premier Gentiloni, i ministri Orlando e Delrio e il presidente del Consiglio superiore Sessa. 


Non di lentezza si tratterebbe, bensì di ponderazione. «Pensiamo bene prima di decidere»: questo il cuore della replica del Commissario straordinario per la ricostruzione alla rimostranza di Campana. Nessun margine, dunque, per ipotizzare cambiamenti sulle verifiche antimafia. «Per le aziende come le vostre, quelle per bene, avere una soglia alta di accesso è una garanzia. In altri terremoti, quando sono venute meno alcune barriere di ingresso i vostri colleghi dei territori hanno visto arrivare ditte venute da altri territori che le hanno soppiantate. 
È anche a garanzia della qualità della ricostruzione, in assoluta sicurezza". 

Tuttavia, dei correttivi sono plausibili, anzi in divenire. Per velocizzare le procedure, il Commissario ha innanzitutto annunciato prossimi strumenti che permettano di bandire le gare con procedura negoziata e di accelerare la ricostruzione delle scuole. Gli elementi principali del correttivo annunciato da De Micheli, saranno emendamenti al decreto fiscale, e prevedono un ampliamento della trattativa privata e un decentramento delle stazioni appaltanti e dei soggetti attuatori , coinvolgendo anche regioni e diocesi. 

Sul fronte della qualità, ha ricordato l’ordinanza 41/2017 sul Durc di congruità appena approvata e a cui abbiamo dedicato un nostro approfondimento. Col Durc di congruità si attesterà che i lavoratori nei cantieri della ricostruzione sono regolarmente retribuiti. Le verifiche sulla congruità dell'incidenza della manodopera impiegata dall'impresa nel cantiere saranno eseguite ad ogni SAL (stato di avanzamento lavori). L’ordinanza non è subito operativa, ma prevede che entro 60 giorni tutti i soggetti coinvolti si accordino su modalità di calcolo dell'incidenza della manodopera, adempimenti a carico dei beneficiari dei contributi per la ricostruzione e verifiche. Ricordiamo che le parti in causa sono il Commissario per la ricostruzione, i Presidenti delle Regioni interessate, il Ministero del Lavoro, la struttura di missione anticorruzione, l’Inail, i sindacati e le associazioni datoriali.  

Infine, su tutto, criticità concrete deriverebbero da difetti di informazione e conoscenza su tutta la filiera; i cittadini in primis ignorano i loro diritti e i Comuni non sono consapevoli dei propri poteri. Per questo, ha annunciato, sarà presto stilato uno specifico vademecum informativo.
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