Il giardino archeologico delle Porte Palatine - Torino

Gli interventi eseguiti per il giardino archeologico delle Porte Palatine con Malta Paramano hanno permesso di ottimizzare la lavorazione delle murature a vista, offrendo una costante uniformità cromatica e limitando la possibilità di effluorescenze saline.
La città di Torino è entrata nella storia intorno al 27 a.C., con il nome di colonia romana “Augusta Taurinorum”. La città sorse sull’insediamento di Taurasia, mitica capitale dei Tauri, incendiata da Annibale nella lunga marcia di avvicinamento a Roma.
La fondazione di “Augusta Taurinorum” rientrò nei piani romani di organizzazione amministrativa e logistica del Piemonte appena conquistato. La colonia, ai piedi dei principali valichi alpini e all’estremità occidentale della pianura Padana, doveva essere l’avamposto romano verso le Gallie e al centro delle principali vie di comunicazione verso il mondo transalpino.
Alla città venne dato il tradizionale impianto ortogonale delle colonie romane, con isolati quadrati, percorsa da due arterie principali facenti capo ad una struttura muraria quasi quadrata ed alle porte.
L’accesso avveniva tramite le quattro porte che si aprivano lungo le mura in corrispondenza del cardo maximus e del decumanus maximus: Porta Palatina, Porta Decumana, Porta Marmorea e Porta Pretoria. L’unica ancora oggi visibile è la Porta Palatina risalente al I-II secolo d.C.
In questo periodo le porte assunsero il ruolo di vere e proprie case fortificate sia verso l’esterno sia verso la città.
Era la “porta principalis destra” della cinta romana: ne usciva una strada importante, allo sbocco del cardo massimo, nella direzione Nord-Sud, di cui restano alcune tracce, che portava a Laumellum (Lomello) e a Ticinum (Pavia) superando a nord le colline.
La struttura originaria della Porta Palatina è ancora riconoscibile nonostante le parziali modifiche avvenute nei secoli successivi. Resta visibile la facciata in laterizio, fiancheggiata da due torri poligonali, a 16 lati, alte 30 metri, con zoccolo piramidale, che inquadrano una facciata nella quale si aprono 4 fornici: due centrali per il passaggio dei carri, due laterali più piccoli per consentire l’accesso ai pedoni. Sul fronte esterno, sopra un architrave marmoreo, si vedono due ordini di finestre fiancheggiate da lesene e semipilastri. Minacciata di demolizione al tempo di Vittorio Amedeo II, venne salvata dall’intervento di Antonio Bertola, ma non si sottrasse a profonde manomissioni. Nel 1724 la costruzione, ulteriormente alterata, fu adibita a carcere del Vicariato e con la stessa destinazione venne utilizzata nel XIX secolo.
Tra il 1860 ed il 1871 si provvide ad un progressivo isolamento dell’edificio monumentale e successivamente se ne tentò il restauro che costituì una vera e propria ricostruzione. Nel corso dei lavori furono anche distrutte alcune sovrastrutture medievali, come i merli a coda di rondine, che servivano forse a dare qualche indicazione sull’altezza originaria delle torri.
Ai primi del ‘900, in seguito agli scavi di Carlo Promis, vennero iniziati restauri compiuti poi da più recenti lavori di isolamento che hanno eliminato le aggiunte inopportune. Il 17 luglio 2006, al termine di diciotto mesi di lavori, è stata inaugurata l’Area Archeologica delle “Torri Palatine” di Torino.
L’imponenza della Porta e i quasi 20.000 metri quadri di parco annesso restituiscono ai cittadini ed ai turisti un’area monumentale - archeologica unica ed inestimabile.
Una via lastricata con lose di pietra e ciuffi d’erba, segnata da cordoli in cotto a pasta molle, accompagna il visitatore sotto la porta romana. A fianco un grande prato verde si estende fino a via XX settembre raccolto da una cancellata in ferro battuto e colonne, composte da laterizio “faccia a vista” prodotto manualmente in stampi storici originali.
© Copyright 2024. Edilizia in Rete - N.ro Iscrizione ROC 5836 - Privacy policy