Restauro della casa di Manzoni - Milano

Il degrado dei solai in legno, da adeguare staticamente è stato risolto con il sistema LPR® che ha consentito di ottenere “a secco” mediante viti mordenti da legno, la perfetta connessione tra legno e calcestruzzo.
Il restauro della residenza di Alessandro Manzoni, vero e proprio simbolo culturale della città di Milano, ha rappresentato il terreno di sperimentazione ed attuazione di nuove tecnologie applicate alla conservazione dei palazzi di prestigio storico-artistico. Lo studio preliminare dell’intervento di restauro aveva evidenziato un grave stato di degrado dei solai di legno, da adeguare staticamente. Sotto la direzione della progettista, l’architetto Anna Giorgi, sono state infatti realizzate dall’azienda Peter Cox le indagini preventive per definire la complessità dell’intervento. Queste, mirate all’identificazione della composizione dei solai, sia all’intradosso (controsoffiti decorati) che all’extradosso (pavimenti in parquet o alla veneziana), sono state eseguite mediante endoscopia e prove di laboratorio che hanno permesso sondaggi localizzati, dai quali ricavare le caratteristiche strutturali. Un’analisi complessa e particolareggiata ha quindi permesso di scoprire, nel salone principale, un’originale tipologia di solaio, composta da tavoloni centinati di notevole spessore, lasciati in opposizione sulle murature, in modo da realizzare un arco su cui poggiare il pavimento di legno. La verifica degli stati tensionali delle strutture evidenziava, inoltre, valori non ammissibili e oltre ogni grado di sicurezza, secondo quanto richiesto dalle normative (600 kg/mq).

La soluzione del problema
L’utilizzo del Traliccio LPR®, sistema brevettato dall’azienda Peter Cox e collaudato dal laboratorio di Scienza delle Costruzioni dell’Università di Venezia, abbinato ad un massetto alleggerito in argilla espansa Leca Cls 1400 della Laterlite, ha permesso di risolvere il problema dell’adeguamento statico. Il sistema LPR® consente infatti di ottenere “a secco” mediante viti mordenti da legno, la perfetta connessione tra legno e calcestruzzo. Si compone di un elemento metallico, opportunamente dimensionato, che agisce da connettore nei rinforzi strutturali, e di viti di specifica lunghezza.
Il traliccio viene posato sulla trave di legno da rinforzare, fissato ad essa con le viti mordenti interponendo, nello spazio libero tra i tralicci, un pannello di materiale isolante, con funzione di alleggerimento della soletta in calcestruzzo e di isolamento termico. Sopra i tralicci viene posizionata la rete elettrosaldata e si procede, quindi, con il getto di completamento in calcestruzzo. In questa fase, e per i ventotto giorni successivi al getto, tanti ne occorrono al calcestruzzo per consolidare, è normale prassi puntellare il solaio, per permettere al calcestruzzo di fare presa e diventare parte integrante della nuova struttura. In questo caso non era però possibile puntellare, condizione questa che ha imposto una diversa soluzione. Per non sovraccaricare la struttura del peso del getto, si è pensato di utilizzare un tipo di calcestruzzo alleggerito, ma anche in questo caso il carico risultava eccessivo. Il getto, perciò, è stato limitato ai soli punti in corrispondenza degli elementi portanti, cioè in prossimità delle travi primarie, usando Leca Cls 1400 RI Laterlite, in grado di garantire le caratteristiche meccaniche richieste entro sette giorni dal getto. In questo tipo di conglomerati, gli aggregati naturali sono sostituiti con aggregati leggeri, come argilla o scisti espansi, dando origine ad un calcestruzzo leggero strutturale di densità 1.400 kg/mq. Dopo sette giorni soltanto era stato eseguito il consolidamento strutturale, che andava semplicemente completato, in totale sicurezza, anche senza la presenza dei puntelli. Eseguito il rinforzo delle travi, infatti, è stata posta in opera e realizzata la parte mancante della soletta collaborante in assoluta sicurezza e tranquillità, essendo assicurata la continuità della connessione dal Traliccio LPR®. Con la massima semplicità, infatti, il sistema ha consentito la perfetta solidarizzazione con la struttura lignea e la perfetta continuità dei getti, anche se eseguiti in due fasi diverse. A fine intervento, i solai erano in grado di sopportare un sovraccarico di 870 kg/mq, ben oltre i valori stabiliti dalle normative.
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