Recupero case popolari - Bari

Completato l’intervento di ripristino di un complesso di case popolari a Bari la cui edificazione risaliva agli inizi del Novecento. In dettaglio le singole fasi di intervento sulle murature e la finitura delle superfici e dell’articolato apparato decorativo
L’edificio oggetto dell’intervento risale agli inizi del Novecento, epoca in sui la costruzione di case popolari in Italia era ancora appannaggio di organismi filantropici o di singole aziende, con risultati non sempre adeguati alle caratteristiche e all’entità della richiesta. Risale infatti al 1905 la fondazione a Bari dell’Istituto Case Popolari, in maniera analoga a quanto già fatto a Roma, Milano, Torino, Napoli. All’inizio del 1908 vennero quindi presentate relazioni tecniche e nuovi progetti e nel 1909 prese avvio la prima opera. Si decise di localizzare il primo “nuovo quartiere popolare” - denominato Complesso Duca degli Abruzzi e compreso tra gli attuali via Zara, lungomare Sauro, via Petroni e corso Sidney Sonnino - su un’area di circa un ettaro, ceduta gratuitamente dal Comune di Bari all’Istituto.  Qui sarebbero stati costruiti numerosi caseggiati in linea, di tipo diverso rispetto ad analoghi edifici dell’epoca, nei quali prevalevano tipologie a blocchi chiusi o semichiusi.

L’intervento
Gli interventi di recupero architettonico, di risanamento delle strutture in muratura, di miglioramento statico di alcune parti strutturali e di impermeabilizzazione del complesso edificio Duca Degli Abruzzi rientrano nel programma di riqualificazione urbana promosso dal Comune di Bari del Quartiere Madonnella – Gruppo Duca degli Abruzzi relativo agli edifici di Corso Sonnino, via G. Petroni e via De Vincentiis, via Zara e via Volpe, via Parisi, via D’Addosio -  e l’intervento è stato finanziato grazie alla Legge n. 135/97.
Fin dalle fasi preliminari e progettuali si è stabilito un proficuo rapporto di collaborazione tra i progettisti, architetto Maria Francesca Arena e ingegnere Maddalena Ciliberti, e l’assistenza tecnica Mapei, garantita in loco dall’ingegnere Giammario Dispoto della Divisione Grandi Progetti.

L’intervento principale si è articolato nelle seguenti fasi:
- risanamento delle murature verticali, attraverso le operazioni di preparazione del supporto e di “cuci e scuci”, sigillatura delle lesioni, stilatura dei giunti, ecc.;
- miglioramento delle strutture in muratura con l’utilizzo di malte a base di calce idraulica naturale NHL, maggiormente compatibili in termini elasto-meccanici con il supporto in conci di tufo rispetto agli intonaci cementizi in opera, risultato di lavori di manutenzione non qualificati;
- finitura protettiva dei paramenti e dell’articolato apparato decorativo.

Per quanto riguarda il risanamento delle murature verticali la superficie da reciperare è stata preparata accuratamente, operazione determinante ai fini della buona riuscita finale dell’intervento. Nelle zone interessate dal risanamento è stato rimosso manualmente il vecchio intonaco e si è poi intervenuti sugli elementi degradati della muratura con la loro sostituzione mediante la tecnica dello “cuci e scuci”, utilizzando conci di tufo con caratteristiche meccaniche ed estetiche paragonabili a quelli originali.
Il legante idraulico usato, MapeAntique LC, è esente da cemento e a base di calce ed Eco-Pozzolana ed è stato applicato su supporto saturo d’acqua. A questo punto si è proceduto con l’apertura e la depolverizzazione delle fessure tramite aria compressa.
Le lesioni sono state sigillate superficialmente con il legante, previa saturazione con acqua e posizionamento dei tubetti di iniezione per successivo consolidamento, attendendo l’indurimento del prodotto. Con lo stesso materiale è stata eseguita anche la stilatura dei giunti tra i conci di tufo, sempre su supporto saturo d’acqua.
La fase di risanamento delle murature e la fase della stilatura dei giunti tra i conci di tufo sono state propedeutiche all’applicazione della successiva malta a base di calce NHL.
L’intervento ha quindi previsto l’idrolavaggio delle superfici interessate per rimuovere polvere, efflorescenze, eventuali sali solubili e parti friabili presenti sulla muratura.
Sul sottofondo saturo di acqua, ma con la superficie asciutta, è stato poi applicato un trattamento preventivo resistente ai sali per intonaci deumidificanti macroporosi, realizzato con un’applicazione a spruzzo del rinzaffo in uno spessore minimo di 5 mm. Il materiale applicato è stato scelto perché presenta un’elevata porosità, risulta quindi efficace per la prevenzione dell’umidità da risalita, e soprattutto è una vera e propria malta di rinzaffo, in grado di garantire un’adesione ottimale con il sovrastante strato di intonaco.
Sul prodotto ancora fresco è stata applicata una malta strutturale a base di calce idraulica naturale in uno spessore di circa 2 cm. Con una resistenza a compressione a 28 giorni nell’ordine dei 16 N/mm2, la malta prescelta presenta un modulo elastico certamente più compatibile con quello del tufo che costituisce il paramento murario (il modulo elastico è direttamente correlabile alla resistenza a compressione).

Infine, sulle superfici intonacate dei muri e delle cornici esterne, l’assistenza tecnica Mapei per la fase di finitura ha consigliato di utilizzare Silancolor Primer e Silancolor Tonachino,
che appartengono al sistema Silancolor, specifico per la finitura decorativa e protettiva delle superfici murarie. Lo strato di finitura superficiale che si ottiene utilizzando questi prodotti è altamente idrorepellente e allo stesso tempo traspirante.
Inizialmente si è proceduto con l’applicazione a pennello del primer isolante. Successivamente è stato applicato in due mani - la prima mano a spatola, la seconda a pennello come richiesto espressamente – il tonachino nella granulometria di 1,2 mm, un rivestimento colorato in pasta a base di resina siliconica in dispersione acquosa, per esterni e interni.

Fasi e interventi complementari
I prodotti Mapei sono stati utilizzati anche per eseguire altri interventi più circoscritti, ma ugualmente importanti ai fini della riqualificazione del complesso Duca degli Abruzzi. Gli elementi in calcestruzzo armato, come ad esempio le cornici che caratterizzano alcuni prospetti delle palazzine, sono stati inizialmente trattati con un fondo a base di resine acriliche micronizzate per regolarizzare l’assorbimento del supporto e per promuovere l’adesione del trattamento di finitura colorata. Per effettuare quest’ultimo è stato consigliato l’utilizzo di una pittura monocomponente a base di resine acriliche che dopo il completo asciugamento forma un rivestimento elastico, impermeabile all’acqua e agli agenti aggressivi presenti nell’atmosfera ma permeabile al vapore.
Le porzioni di calcestruzzo ammalo rato delle cornici delle finestre e delle solette dei balconi aggettanti sono state rimosse e la passivazione dei ferri di armatura portati alla luce è avvenuta mediante due mani di una malta cementizia anticorrosiva.
La ricostruzione volumetrica delle sezioni è stata effettuata con l’applicazione di una malta bicomponente e con getti di betoncino realizzato con una malta cementizia colabile, ghiaietto 6-10 e un additivo stagionante che riduce il ritiro idraulico e la formazioni di microfessure.
Sono stati eseguiti anche alcuni interventi di miglioramento delle strutture murarie dei corpi vani scala dei fabbricati H-I-L, con l’applicazione di malta bi componente fibrorinforzata a elevato valore di adesione abbinata a una rete. Successivamente, a stagionatura avvenuta, è stato proposto l’utilizzo dei prodotti della linea Mapewrap System, indicata per la riparazione e il rinforzo statico di strutture in cemento armato degradate per effetto delle azioni aggressive ambientali o accidentali. Il produttore ha consigliato un tessuto unidirezionale in fibra di carbonio ad alta resistenza, caratterizzato da un elevato modulo elastico ed elevatissima resistenza meccanica a trazione. Il tessuto può essere posto in opera con il sistema a umido oppure con il sistema a secco – scelto per questo intervento – utilizzando per ognuno una linea specifica di resine epossidiche Mapei.
Si è proceduto poi con la primerizzazione del sottofondo, eseguita con un prodotto bicomponente a base di resine epossidiche, particolarmente fluido ed esente da solventi, realizzato appositamente per la preparazione delle superfici in calcestruzzo che devono essere riparate o rinforzate grazie all’incollaggio di tessuti in fibra di carbonio. La fase dell’impregnazione con il metodo a secco del tessuto è stata eseguita con un adesivo a base di resine epossidiche.
Per finire, il tessuto è stato posato sulle zone interessate facendo attenzione a non creare alcuna grinza. Per l’inghisaggio e la “sfiocchettatura” delle stesse strutture è stata utilizzata una corda in fibra di carbonio impregnata con resina epossidica e cosparsa con quarzo.

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