Codice dei contratti: una revisione indifferibile

In un “Manifesto politico” congiunto presentato il 14 febbraio 2018, tutti gli attori del mondo delle costruzioni – Ance, Legacoop produzione e servizi, Anaepa Confartigianato edilizia, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Claai, Aniem, Confapi Aniem, Oice e Consiglio nazionale degli ingegneri – hanno stigmatizzato l’urgenza di rivisitare il Codice Appalti, prevedendo un unico regolamento attuativo ed evitando di introdurre norme più severe rispetto a quelle comunitarie.
All’interno del decalogo, cui abbiamo dedicato un opportuno approfondimento, tra dieci punti è segnalato per l’appunto quello relativo al Codice dei contratti come obiettivo mancato con tante promesse non mantenute e con la mancata attuazione della legge delega.  

Nel documento si snocciolano varie lagnanze
• dopo quasi 2 anni dall’entrata in vigore dalla riforma, su 60 provvedimenti attuativi ne sono stati adottati meno di 1/3; 
• gli obiettivi prefissati dalla legge delega non sono stati raggiunti; 
• la soft law, così come è stata attuata e il decreto correttivo del 2017 non sono riusciti ad imprimere il tanto atteso cambio di passo; 
• la spesa sia ancora lenta con le nuove norme che non hanno realizzato l’obiettivo di velocizzare le procedure di spesa. 

• la poca trasparenza a causa della non attuazione del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti e l’albo dei commissari esterni; 
• le troppe deroghe come quelle per i Mondiali di sci di Cortina 2021, il G7 Taormina e le Universiadi 2019 che sono tutti casi di fuga dal codice degli appalti con normative in deroga; 
• la mancata selezione delle imprese migliori con la pratica del sorteggio che umilia le imprese; 
• l’offerta migliore non premiata e rischio turbative in quanto è sbagliato limitare il meccanismo antiturbativa delle gare sotto i 2 mln perché l’offerta economicamente più vantaggiosa così come prevista non premia la qualità dell’offerta; 
• i controlli soltanto formali che non tutelano la legalità con imprese serie penalizzate con un No a misure afflittive nei confronti delle imprese sulla base di mere presunzioni di colpevolezza; 
• il contenzioso incerto e con tempi lunghi con assenza di tempi certi per la definizione del contenzioso e scarsa efficacia del precontenzioso e con mancanza di misure di deflazione in fase esecutiva; 
• il subappalto contrario alle regole europee con gli attuali limiti penalizzano la competizione delle imprese italiane nel mercato europeo; 
• la cabina di regia che non ha svolto un efficace ruolo di coordinamento. 

La soluzione proposta, per non tradire lo spirito della legge delega, è un radicale ripensamento del Codice, al fine di impedire l’introduzione di livelli regolatori superiori a quelli imposti dalle direttive Ue (divieto di Gold plating). Non solo: si potrebbe così predisporre un articolato più semplice, suddiviso in lavori, servizi e forniture, accompagnato da un unico regolamento attuativo, dotato di forza cogente, in cui far confluire la normativa di dettaglio e le linee guida Anac. 
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