Certificazioni ambientali per comfort, salubrità e sostenibilità

Il concetto di sostenibilità è ormai una presenza fissa nel mondo dell’edilizia e delle costruzioni. Emissioni di CO2, impatto ambientale, consumi energetici, prelievo di materie, sono questioni a cui si deve far fronte costantemente. Non è sufficiente dichiarare obiettivi e impiegare scelte progettuali potenzialmente efficienti, le effetti che prestazioni di edifici e prodotti sono qualificate e valutate attraverso un preciso sistema, promuovendo la nascita di un mercato consapevole e sostenibile.
Le costruzioni consumano grandi quantità di energia per tutto il loro ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime per la loro costruzione fino alla fase di demolizione e smaltimento, per un totale di circa il 40% dei consumi totali. Di questo 40% una grande fetta, che corrisponde a circa il 70%, è attribuibile alle esigenze per il riscaldamento.
Anche in termini di emissioni di gas serra il settore edile non è dei più virtuosi, così come è notevole l’impatto dovuto ai rifiuti da costruzione e demolizione.
Dati sfavorevoli che risultano da una logica che per anni si è discostata dai principi di sostenibilità ed ecologia. Il mondo delle costruzioni è governato dal principio del profitto ed è di fondamentale importanza l’aver capito che anche la tematica ambientale può diventare un vantaggio in termini economici. Le persone vogliono edifici salubri, in cui è piacevole la permanenza, che siano confortevoli e il risparmio energetico e la sostenibilità di una costruzione possono rispondere a queste esigenze. Le questioni ambientali non devono essere viste come un ostacolo economico o un’esigenza separata dalle altre per le persone che vivono le costruzioni; oltre a un risparmio concreto durante la fase di vita degli edifici, l’attenzione progettuale all’efficienza e alla sostenibilità, possono incoraggiare una buona concorrenza, dando valore aggiunto di determinati modi di costruire e progettare.
Tutti i mezzi e le tecnologie necessari sono noti ed è importante che la sostenibilità non sia solo uno strumento di “propaganda”, ma che divenga concreta e ricca di sostanza. Non è sufficiente sommare tecnologie innovative per ottenere risultati davvero soddisfacenti, poiché si deve ricorrere ad una logica più radicata nella progettazione e ricca di consapevolezza in ogni fase. Gli approcci al problema sono molteplici, dall’architettura bioclimatica alla bio architettura le correnti di pensiero su tecnologie e tecniche costruttive sono diverse, ma sono comuni gli obietti vidi comfort ed sostenibilità.
Ma dichiarare di voler raggiungere elevati obiettivi di sostenibilità non è sufficiente. Come sono tanti gli approcci alla tematica, lo sono anche le possibili risposte e strategie che progettisti e tecnici possono abbracciare e risulta importante la possibilità di valutare con precisi criteri i risultati raggiunti. E’ fondamentale che il livello di sostenibilità di un progetto sia definibile e comunicabile, diventando mezzo di sensibilizzazione e un valore quantificabile, poiché anche motore di spinta sociale ed economico.
Inoltre, per evitare il proliferare di strategie e procedure non efficienti o poco scientifiche, è molto importante lo sviluppo di mezzi che possano guidare gli attori del settore, identificando prodotti, procedure e risultati in modo chiaro. Questa logica aiuta i progettisti stessi, che possono in questo modo avere informazioni corrette e puntuali per una progettazione realmente sostenibile. Allo stesso modo le imprese che eseguono i lavori hanno interesse a poter vendere e utilizzare tecniche e prodotti che siano di elevata qualità, non per giudizi soggettivi, ma grazie a valutazioni e certificazioni ufficiali e universali. Il risvolto economico della sostenibilità interessa poi in prima linea il settore immobiliare, dove servono strumenti per indirizzare un mercato che divenga qualificato e consapevole.
La valutazione dell’efficienza energetica, ora obbligatoria, è specifica sui consumi e può essere vista come uno strumento anche informativo, che permette di dar forma ad una domanda di mercato che spinga verso un’edilizia sostenibile, ma di per se non può essere vero indice di sostenibilità poiché trascura una serie di altri parametri ambientali.
Questa attenzione deve essere accompagnata da una valutazione che faccia riferimento all’intero ciclo di vita degli edifici, ponendo la necessità di effettuare una valutazione globale dell’intero progetto e dei prodotti utilizzati.

Le certificazioni ambientali

Con il crescere delle dette esigenze sono stati messi a punto degli strumenti che permettono di valutare una serie di requisiti ambientali, in riferimento a tecniche e procedure progettuali, ai risultati attesi e ottenuti e ai prodotti utilizzati. Ne consegue che si vanno a delineare una serie di indicatori che oltre a permettere una valutazione del costruito o di un prodotto, possono diventare un utile strumento per la pianificazione e la progettazione. Questo non deve portare un’omologazione della progettazione, poiché ogni progettista deve rifarsi alla specificità del singolo caso e guardare ai protocolli come delle linee guida che non limitino le soluzioni progettuali, soprattutto se innovative.
Le certificazioni ambientali permettono di garantire gli obiettivi di comfort, rispetto dell’ambiente e delle risorse e risparmio energetico, prendendo in considerazione l’intero edificio in senso lato, dalla costruzione alla gestione, con valutazioni prestazionali. Realizzate da enti autonomi, permettono di certificare che una costruzione è rispettosa dell’ambiente e in quale misura e il livello di qualità della vita in base alle specifiche attività che vi si svolgono.
Tra i protocolli di certificazione ambientale maggiormente diffusi vi sono Leed, Breeam, Itaca, Hqe, Casaclima Nature e sono sistemi che prevedono una valutazione del progetto e della costruzione, di natura volontaria.
Questi protocolli tendenzialmente sono sistemi a punteggio e si presentano come un elenco di voci che rappresentano degli indicatori per ciascun aspetto che si vuole valutare. Ad ogni indicatore corrisponde un punteggio che ne indica il livello prestazionale secondo criteri prestabiliti. L’edificio oggetto di valutazione acquisisce così un punteggio per ogni singola voce, con la possibilità di ricavarne poi un punteggio totale.
Questo è possibile perché per ogni categoria valutata, si pensi ad esempio al consumo di acqua, si definiscono classi prestazionali che convertono il consumo reale in un numero. In questo modo ogni categoria valutata avrà un punteggio uniforme e sommabile a tutti gli altri, con la conseguente possibilità di esprimere la sostenibilità di un edificio attraverso un singolo parametro numerico, caratterizzato da estrema facilità di lettura per tutti.
Energia, trasporti, materiali, acqua, salute e benessere, gestione, inquinamento, qualità ambientale interna, uso del terreno ed ecologia sono le principali categorie per le quali i protocolli fissano una valutazione e dei livelli prestazionali.
Con il tempo si sono affermati come strumento indicatore di qualità, dando luogo a situazioni in cui anche istituti di credito hanno riconosciuto l’ottenimento di una certificazione di sostenibilità come garanzia di qualità, creando appositi pacchetti di finanziamento per le costruzioni che si sottopongono al processo di certificazione. Tra le conseguenze di questo fenomeno si è assistito alla nascita di nuove figure specializzate, in grado di redigere le certificazioni e di offrire consulenza a tecnici e progettisti. I consulenti per i vari protocolli a cui interpellarsi, devono essere accreditati e abilitati dall’ente promotore di ciascun protocollo. Conoscenze necessarie sono legate alla progettazione sostenibile, al mondo delle costruzioni, a simulazioni dinamiche di prestazioni energetiche, al settore di impianti e componenti tecnici e alla gestione di risorse.
Recentemente in Europa si è espressa l’esigenza di uniformare le metodologie di valutazione, cercando di renderle maggiormente uniformi. Nella Comunicazione n. 445 (1.07.2014) tali necessità sono state spiegate in termini di possibilità per i professionisti e gli investitori di tutta l’UE di disporre di dati e valutazioni affidabili e confrontabili, basati su indicatori comuni e chiari. Per quanto riconosciuta la necessità di lasciare un minimo di specificità nazionale, è utile fissare un inquadramento degli indicatori chiave, per gli aspetti fondamentali degli impatti ambientali, così da rendere possibile un confronto.

Certificazioni di prodotto

I protocolli citati hanno uno sguardo globale sul sistema edificio e i parametri che incidono sulla sostenibilità sono molteplici. Nella valutazione della sostenibilità di una costruzione e del suo impatto ambientale, oltre al consumo di energia, riveste un ruolo decisivo il consumo di risorse, in riferimento ai materiali utilizzati. Una maggiore consapevolezza nella scelta dei prodotti è indispensabile per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e dell’energia necessaria per estrarre le materie prime, per i trasporti e per la lavorazione. Molti materiali possono vantare requisiti ecologici, come l’origine naturale o la possibilità di riciclaggio, anche se è difficile pensare a un materiale che sia completamente ecologico.
Valutando il ciclo di vita di un prodotto è possibile conoscere e studiare in modo completo gli impatti ambientali del prodotto finale, partendo dall’estrazione della materia prima, passando per la produzione, il trasporto, l’utilizzo e arrivando al recupero e allo smaltimento. In fase progettuale si devono considerare i principi del riuso e del recupero, con l’ipotesi di prolungare la vita di un prodotto o di un materiale, ma ricorrendo anche a principi progettuali ispirati al riciclaggio e alla riduzione di uso delle risorse.
Anche nel caso dei prodotti, come per gli edifici, una strategia vincente è la sensibilizzazione della domanda, in modo da indirizzare il mercato verso prodotti e materiali che siano sostenibili ed eco-compatibili. In questo modo le aziende produttrici sviluppano a loro volta interesse per la ricerca di soluzioni virtuose, che divengono elemento distintivo e di qualità.
Data la difficoltà di definire in modo chiaro cosa è un prodotto sostenibile e per evitare problemi di soggettività di valutazione, sono stati necessari strumenti precisi e oggettivi, al fine di riconoscere i materiali che rispondono alle esigenze costruttive, con il minor impatto possibile sull’ambiente. L’Unione Europea alla fine degli anni ’80 ha promosso un processo di omologazione della regolamentazione di valutazione ambientale dei prodotti, in modo da rendere libero e possibile lo scambio dei prodotti a livello europeo. Ogni paese ha poi provveduto al recepimento nazionale delle direttive, operando in termini di legislazione nazionale. In Italia nel 1993 sono iniziati i lavori per la redazione delle norme tecniche finalizzate alla gestione ambientale, con indicati specifici criteri e requisiti per le aziende e per la gestione dei prodotti, arrivando alla stesura delle ISO 14000, suddivise in norme di sistema e norme di prodotto, in cui si fa riferimento al ciclo di vita dei prodotti come metodologia di valutazione. La “Life Cycle Assesment” è l'approccio che permette di analizzare, quantificare e valutare in maniera specifica le cause di impatto ambientale dei prodotti. La principale introduzione a livello europeo di quegli anni è stata la marcatura CE, che rappresenta un attestato di conformità a una serie di requisiti prestazionali legati alla sicurezza, alla salute, alle caratteristiche meccaniche e al risparmio energetico. Un prodotto in Italia può essere commercializzato solo se rispetta i requisiti essenziali richiesti.
La norma offre le linee guida per lo sviluppo e l’utilizzo di etichette e dichiarazioni ambientali, che sono distinte in tre tipologie.
Le etichette di tipo I sono regolamentate dalla UNI EN ISO 14024, si tratta di procedimenti volontari e sono gestiti da organi indipendenti pubblici o privati di carattere regionale, nazionale o internazionale. Un marchio che si applica sul prodotto, solo quando ha soddisfatto i requisiti minimi e ne è un esempio l’Ecolabel.
Le etichette di tipo II, i cui requisiti sono specificati dalla ISO 14021, si basano su asserzioni ambientali auto-dichiarate e verificate secondo specifici metodi di valutazione. Un esempio è il Ciclo di Mobius riguardo la percentuale di materiale riciclato.
Infine, le etichette di tipo III che danno indicazioni quantitative sul profilo ambientale di un prodotto in base alle procedure di LCA. Tutti i dati tecnici della certificazione ambientale del prodotto sono trasmessi e dichiarati attraverso la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD).
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