Sblocca Italia, le novità per l’edilizia
Nel Decreto Legge 133/2014 “Sblocca Italia” provvedimenti favorevoli alla ripresa delle costruzioni. Significativa la semplificazione burocratica per le pratiche relative agli interventi di recupero nell’edilizia residenziale e le nuove disposizioni relativi all’edilizia locale.
Si tratta di un provvedimento molto corposo che affronta vari temi che toccano tutto il comparto delle costruzioni. In questo approfondimento cercheremo di evidenziare gli aspetti legati al settore privato che riguardano la semplificazione edilizia ed urbanistica.
L’articolo 17 affronta il tema della semplificazione burocratica intervenendo su frazionamenti o accorpamenti di appartamenti o lavori di ristrutturazione in casa che modificano le superfici interne senza però toccare la volumetria nei muri portanti. Il frazionamento e accorpamento delle unità immobiliari rientreranno nei lavori di manutenzione straordinaria a condizione che non venga modificata la destinazione d’uso e la volumetria complessiva degli edifici. I lavori potranno essere eseguiti previa presentazione della CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata), purché le opere non interessino le parti strutturali.
E’ considerata anche la riduzione del contributo di costruzione per i lavori di ristrutturazione, recupero e riuso degli immobili dismessi in misura non inferiore al 20% rispetto alle nuove costruzioni.
Il Decreto obbliga il Comune alla proroga dei termini di inizio e fine lavori in presenza di opere bloccate da ostacoli posti dalla pubblica amministrazione o anche dall’attività giudiziaria, che si rivelino successivamente infondati.
Dopo quattro anni dalla sua entrata in vigore, la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) viene ricondotta nel Testo Unico Edilizia e sostituisce la Denuncia Di Inizio Attività.
Sono realizzabili mediante Segnalazione Certificata d'Inizio Attività e comunicate a fine lavori con attestazione del professionista, le varianti a permessi di costruire che non configurano una variazione essenziale, a condizione che siano conformi alle prescrizioni urbanistico-edilizie e siano attuate dopo l'acquisizione degli eventuali atti di assenso prescritti dalla normativa sui vincoli paesaggistici, idrogeologici, ambientali, di tutela del patrimonio storico, artistico ed archeologico e dalle altre normative di settore.
Si estende il campo per il rilascio del permesso di costruire in deroga ai regolamenti edilizi: sarà infatti possibile ottenere il rilascio del titolo autorizzativo anche per il recupero delle aree industriali dismesse dichiarate di interesse pubblico con delibera del Comunale.
In tema di recupero urbano, volto alla valorizzazione dell’ambiente costruito, il Decreto prevede che i Comuni, in alternativa all’esproprio, incentivino la riqualificazione delle aree attraverso forme di compensazione. Al proprietario è consentito di eseguire gli interventi conservativi ma non la demolizione e costruzione se non per motivi strutturali o igienico sanitari.
Il Decreto prevede anche misure per la valorizzazione degli immobili demaniali inutilizzati. L’obiettivo è quello di mettere sul mercato gli edifici statali inutilizzati con la possibilità di superare il problema del mutamento della destinazione d'uso. Il Comune dovrà quindi avanzare una proposta di recupero dell’immobile con un eventuale mutamento di destinazione d'uso. La cessione avverrà a seguito di un accordo di programma tra gli Enti Statali competenti. Vi sarà anche la possibilità per i Comuni di partecipare ai proventi derivanti dalla valorizzazione.
L’articolo 17 affronta il tema della semplificazione burocratica intervenendo su frazionamenti o accorpamenti di appartamenti o lavori di ristrutturazione in casa che modificano le superfici interne senza però toccare la volumetria nei muri portanti. Il frazionamento e accorpamento delle unità immobiliari rientreranno nei lavori di manutenzione straordinaria a condizione che non venga modificata la destinazione d’uso e la volumetria complessiva degli edifici. I lavori potranno essere eseguiti previa presentazione della CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata), purché le opere non interessino le parti strutturali.
E’ considerata anche la riduzione del contributo di costruzione per i lavori di ristrutturazione, recupero e riuso degli immobili dismessi in misura non inferiore al 20% rispetto alle nuove costruzioni.
Il Decreto obbliga il Comune alla proroga dei termini di inizio e fine lavori in presenza di opere bloccate da ostacoli posti dalla pubblica amministrazione o anche dall’attività giudiziaria, che si rivelino successivamente infondati.
Dopo quattro anni dalla sua entrata in vigore, la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) viene ricondotta nel Testo Unico Edilizia e sostituisce la Denuncia Di Inizio Attività.
Sono realizzabili mediante Segnalazione Certificata d'Inizio Attività e comunicate a fine lavori con attestazione del professionista, le varianti a permessi di costruire che non configurano una variazione essenziale, a condizione che siano conformi alle prescrizioni urbanistico-edilizie e siano attuate dopo l'acquisizione degli eventuali atti di assenso prescritti dalla normativa sui vincoli paesaggistici, idrogeologici, ambientali, di tutela del patrimonio storico, artistico ed archeologico e dalle altre normative di settore.
Si estende il campo per il rilascio del permesso di costruire in deroga ai regolamenti edilizi: sarà infatti possibile ottenere il rilascio del titolo autorizzativo anche per il recupero delle aree industriali dismesse dichiarate di interesse pubblico con delibera del Comunale.
In tema di recupero urbano, volto alla valorizzazione dell’ambiente costruito, il Decreto prevede che i Comuni, in alternativa all’esproprio, incentivino la riqualificazione delle aree attraverso forme di compensazione. Al proprietario è consentito di eseguire gli interventi conservativi ma non la demolizione e costruzione se non per motivi strutturali o igienico sanitari.
Il Decreto prevede anche misure per la valorizzazione degli immobili demaniali inutilizzati. L’obiettivo è quello di mettere sul mercato gli edifici statali inutilizzati con la possibilità di superare il problema del mutamento della destinazione d'uso. Il Comune dovrà quindi avanzare una proposta di recupero dell’immobile con un eventuale mutamento di destinazione d'uso. La cessione avverrà a seguito di un accordo di programma tra gli Enti Statali competenti. Vi sarà anche la possibilità per i Comuni di partecipare ai proventi derivanti dalla valorizzazione.