Articolo 36bis del decreto Bersani: metà delle aziende colpite dall’interruzione dei lavori non riapre il cantiere

Netta la spaccatura tra i cantieri che provvedono alla regolarizzazione ed al pagamento della sanzione, proseguendo i lavori, e quelli bloccati dal provvedimento che non riprendono l’opera.
368 provvedimenti di revoca per la regolarizzazione da agosto 2006 a marzo 2007 hanno interrotto i lavori in oltre 100 cantieri: solo il 36/37% delle aziende colpite dalla maxisanzione ha provveduto, dopo la regolarizzazione della propria situazione, a riaprire il cantiere. Dei 496 provvedimenti di sospensione emessi nel primo trimestre del 2007 solo 169 sono stati revocati per avvenuta regolarizzazione. Questi i dati emersi da una recente indagine sull’applicazione dell’art. 36bis del decreto Bersani. L’aumento dei provvedimenti è una costante dallo scorso novembre, mese per il quale è stato registrato un picco dell’86%, sono seguiti un +23% a dicembre, un +13% a gennaio, un + 26% a febbraio ed un +34% a marzo. Basso il numero delle imprese che, dopo la sanzione, hanno riavviato l’attività. Lo scorso aprile il Ministero del Lavoro ha emesso una circolare che apporta un’interpretazione più elastica del decreto in oggetto, con l’introduzione dalla possibilità per le aziende di dilazionare il pagamento della maxisanzione per un massimo di 60 giorni e, dunque, l’opportunità di riprendere i lavori anche solo dopo l’avvenuta regolarizzazione dei dipendenti in nero. L’effetto delle modifiche apportate dalla circolare sarà da verificare nei prossimi mesi; nel frattempo Cgil chiede un allargamento dei provvedimenti e delle sanzioni anche nel campo, altrettanto insidioso per il sommerso, del restauro.
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