Case sempre più smart e sostenibili: crescono domotica ed efficienza energetica

Dopo un 2020 in deciso calo, sono ripartiti gli investimenti del comparto edilizio per migliorare l’efficienza degli edifici, in primo luogo energetica, e garantire l’elettrificazione dei consumi: circa 9,5 miliardi di euro il giro d’affari nel 2021 (+25% rispetto al 2020, al contrario in diminuzione dell’11%), a cui vanno aggiunti i 38,560 miliardi tra superfici opache (i cosiddetti “cappotti”) e vetrate spinti dal Superbonus e dall’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia dovuto all’instabilità geopolitica.
Sono alcuni dei dati messi in evidenza dallo Smart Building Report 2022, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.

Alcuni incentivi, in particolare il Superbonus, hanno avuto il merito di riportare l’attenzione sull’efficienza energetica degli edifici e di dare una forte spinta al mercato - commenta Federico Frattini, responsabile dell’Osservatorio e vicedirettore dell’Energy&Strategy - ma hanno anche generato dinamiche ingestibili, a partire dall’aumento smisurato dei prezzi. Crediamo che gli incentivi siano determinanti per centrare gli obiettivi europei di decarbonizzazione (che non possono fare a meno dell’efficientamento del comparto edilizio, responsabile in Europa di circa il 40% dei consumi energetici) ma l’analisi che abbiamo condotto indica che dovrebbero essere strutturali, avere procedure più snelle e rendere il cittadino co-partecipe dei costi almeno per il 10-15%”.

Questo infatti è quanto emerge da una survey condotta tra gli operatori del settore, con cui sempre l’Osservatorio si confronta per la stesura del Report. “Ma di pari passo con gli incentivi, da estendere anche alla parte tecnologica e digitale degli edifici, cioè quella più propriamente smart, andrebbero introdotti come nel resto d’Europa obblighi stringenti per migliorare progressivamente il patrimonio edilizio, particolarmente datato - continua Frattini - le performance degli edifici dovrebbero essere tutte misurate, dando un senso alle tante certificazioni che al momento risultano frammentate e non cogenti”.

Il parco edilizio italiano, per il 92% costituito da edifici residenziali, è in gran parte vecchio e trarrebbe grande giovamento dalle ristrutturazioni: il 62,3% del patrimonio abitativo e il 37,8% di quello destinato ad altri usi, infatti, ricade in classi energetiche molto basse, F o G, nonostante negli ultimi tre anni gli immobili in Italia abbiano consumato complessivamente meno della media europea, con un calo del 6,8% tra il 2017 e il 2020. Al momento il tasso annuo di ristrutturazione profonda in Italia è dello 0,85% e permette di tagliare i consumi tra i 4 e i 5,5 TWh all’anno (e le emissioni tra 0,8 e 1,1 MtonCO2 ). Sommando questi risultati con quelli ottenibili dalle nuove costruzioni maggiormente efficienti, in corso di realizzazione o in progetto, al 2030 gli edifici in classe energetica A o superiore arriverebbero al 12,8% contro l’attuale 5,1%, con una riduzione dei consumi compresa tra il -6% e il -8% kWh/mq, cioè dagli attuali 611 TWh a un range che va da 628 a 640. Tuttavia, non sarebbe ancora sufficiente: per centrare gli obiettivi europei di -55% emissioni a fine decennio, il tasso di ristrutturazione profonda dovrebbe aumentare del 50%. L’edilizia è responsabile di una quota molto rilevante di emissioni (36%) e consumi (40%) a livello europeo, dunque rappresenta una sfida delicata e complicata.

La Renovation Wave Strategy ha imposto al settore una serie di tagli consistenti entro il 2030: -60% emissioni, -14% consumi di energia, -18% consumi per riscaldamento e raffrescamento rispetto al 2015 e un raddoppio del tasso di ristrutturazione edilizia. Obiettivi ulteriormente inaspriti dal piano di affrancamento dal gas russo (REPowerEU) che ha aumentato del 13% il target di efficienza energetica e del 45% la quota da energia rinnovabile dei consumi complessivi al 2030, con un raddoppio del tasso di installazione di solare fotovoltaico. A questo si è aggiunta la proposta di revisione della Energy Performance of Building Directive (EPBD), che ha introdotto ulteriori vincoli per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni: dall’1 gennaio 2027 tutti gli edifici nuovi utilizzati o di proprietà di enti pubblici dovranno essere «a emissioni zero», dal 2030 la stessa cosa verrà richiesta a tutte le nuove costruzioni e alle ristrutturazioni profonde, mentre gli edifici già esistenti dovranno migliorare le loro prestazioni energetiche raggiungendo almeno la classe E tra il 2030 e il 2033.
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