La propensione delle famiglie italiane alla ristrutturazione della casa
La propensione delle famiglie italiane al rinnovamento e alla ristrutturazione della casa. In occasione del Convegno nazionale di ANGAISA - Associazione Nazionale Commercianti Articoli Idrosanitari, Climatizzazione, Pavimenti, Rivestimenti ed Arredobagno, aderente a Confcommercio e a Federcostruzioni – è stata presenta la ricerca curata da Nomisma che prende le mosse da una radiografia delle unità abitative italiane, che conferma la loro vetustà: meno di 1 italiano su 10 vive in case costruite dopo il 2010.
Si tratta di case vecchie, per lo più di metrature comprese fra i 70 e i 109 m2 e, complessivamente, poco efficienti sotto il profilo energetico.Lo conferma il giudizio degli intervistati, in relazione al loro grado di soddisfazione sui consumi energetici della propria abitazione: il 56% delle famiglie si dichiarano insoddisfatte, con punte del 65% per le province di Roma e Firenze, del 62% per quella di Bologna e del 61% per quella di Verona. Il dato della soddisfazione e adeguatezza dell’impianto risulta migliore per quanto riguarda il condizionamento (66%), a fronte di un 56% di valutazioni positive per l’impianto di riscaldamento in funzione.
Il grado di consapevolezza delle famiglie, rispetto all’efficienza energetica della propria abitazione appare approssimativo: ben il 54% degli intervistati non conosce la classe energetica dell’edificio in cui abita; fra i rispondenti, il 30% identifica una classe energetica collocata fra la D e la G.
Se prendiamo in considerazione gli impianti, i dati elaborati evidenziano che il sistema di riscaldamento autonomo è quello di gran lunga prevalente (71%), per lo più caratterizzato dalla presenza di radiatori/termosifoni (85%), con temperature regolate attraverso un termostato centralizzato (62%), valvole termostatiche (25%) e domotica (5%).
Gli impianti sono alimentati in gran parte da metano/gas di rete (73%); a seguire, energia elettrica (6%), biomasse (6%), energia solare (5%) e GPL (5%).
Solamente il 36% delle famiglie italiane ha in casa una caldaia con meno di 5 anni di vita; per il 28% degli intervistati l’anzianità dell’impianto è di almeno 10 anni, per il 4% oltre 20; la tipologia è equamente suddivisa fra caldaie a condensazione (42%) e caldaie di tipo convenzionale (41%).
Il 62% dei rispondenti dichiara inoltre di avere in casa un condizionatore fisso, il 27% una pompa di calore e il 20% uno scaldabagno elettrico per la produzione di acqua calda.
Fra coloro che non hanno né un condizionatore, né una pompa di calore, il 16% ha intenzione di acquistare entro il 2024 un condizionatore fisso e l’8% una pompa di calore.
Solamente il 12% delle famiglie dichiara di avere un’abitazione munita di impianto fotovoltaico; le tre province in testa alla classifica sono Reggio Calabria (23%), Bari (15%) e Bologna (12%); dispongono di un impianto solare termico il 9% delle famiglie: sono il 17% nella provincia di Reggio Calabria e il 9% in quelle di Torino e Napoli.
Da sottolineare, inoltre, come negli ultimi 12 mesi, solo l’11% delle famiglie abbia effettuato interventi di miglioramento e/o ristrutturazione volti a migliorare la classe energetica della propria unità abitativa, mentre addirittura il 50% degli intervistati non ha mai effettuato questo tipo di interventi e non ha in programma di farlo.
Chi lo fa fatto, ha indicato come motivazioni principali, nell’ordine: riduzione dei consumi energetici, miglioramento del comfort abitativo, utilizzo degli incentivi statali. Il costo medio degli interventi realizzati è stato nell’ordine dei 20.200 euro. Si è trattato soprattutto di interventi finalizzati al miglioramento termico dell’edificio (71%), all’installazione di impianti di condizionamento (64%), all’implementazione di dispositivi di domotica e gestione dei consumi (45%) e all’installazione di pannelli solari/impianti fotovoltaici (31%).
Significativo anche il dato relativo alla messa in opera di sistemi per il recupero acque (27%).
Fra quelli che invece non hanno realizzato investimenti di questo tipo, le principali motivazioni “frenanti” sono state quelle relative ai costi (per il 46% gli interventi sono troppo onerosi), alla mancata necessità di efficientare gli impianti, alla complessità e al rischio percepiti nel percorso di accesso agli incentivi (bonus).
Il 75% delle famiglie che hanno effettuato interventi di questo tipo negli ultimi 12 mesi ha fatto richiesta di detrazioni fiscali e bonus; se non ci fossero stati gli incentivi, il 39% non si sarebbe attivato.
Per la realizzazione degli interventi le famiglie hanno fatto affidamento a professioni di comprovata esperienza, con i quali è stato possibile instaurare o mantenere un rapporto di fiducia e un contatto diretto.
Pesano la conoscenza pregressa (29%), ma anche e soprattutto i suggerimenti e le esperienze di amici e conoscenti (47%). Il ruolo dei professionisti coinvolti è rilevante sia nella fase di reperimento delle informazioni necessarie per pianificare i lavori, sia naturalmente per la loro esecuzione.
A questo proposito va sottolineato che i distributori specializzati mantengono una importante leadership nel grado di soddisfazione delle famiglie. Il 76%, tra coloro che vi hanno fatto ricorso, manifesta una soddisfazione molto elevata; a seguire i muratori (74% le famiglie estremamente soddisfatte), i negozi fai-da-te (73%), gli idraulici specializzati (70%) e le imprese edili (69%).
Le maggiori criticità riscontrate durante gli interventi hanno riguardato, di gran lunga, il problema legato al ritardo nella consegna dei materiali o alla difficoltà di reperirli (66%). Ma è significativo anche il dato di denuncia di mancanza di operai e artigiani (24% delle famiglie) per la realizzazione delle opere e il 21% che ha riscontrato una “formazione non eccellente” dei lavoratori nell’esecuzione dell’opera.
Per il futuro
Gli scenari futuri (prossimi 12 mesi) appaiono segnati da preoccupazioni, dubbi e incertezze per le famiglie italiane, condizionate, inevitabilmente, da una perdita del potere d’acquisto: per il 46% delle famiglie, il reddito disponibile appare appena sufficiente per far fronte alle necessità primarie, per il 14% è insufficiente e per il 3% è gravemente insufficiente. La causa fondamentale viene identificata in un costo della vita molto più elevato rispetto al passato e a spese complessive sempre più elevate.
Di fatto, il prossimo futuro viene percepito come incerto per oltre una famiglia su due.
Non sorprende, quindi, che sia solamente poco più di una famiglia su quattro a dichiarare di voler realizzarenei prossimi 12 mesi interventi di miglioramento e/o ristrutturazione dell’abitazione volti a migliorare la classe energetica, prevedendo un costo medio pari a 16.200 euro. Anche in questo caso verrebbero privilegiati gli interventi finalizzati al miglioramento termico dell’edificio, all’installazione di impianti di condizionamento e di pannelli solari/impianti fotovoltaici.
Resta confermato il ruolo essenziale dei bonus: la maggioranza di chi investirà (stiamo parlando di 8 famiglie su 10), lo farà ancora una volta “motivata” all’esistenza dei bonus edilizi, sia pure in versione “light”, a partire da ecobonus e bonus casa, a cui si aggiungono gli incentivi regionali, il superbonus e il conto termico. Il 66% di coloro che hanno intenzione di effettuare interventi di efficientamento energetico dichiara che probabilmente non si attiverebbe in assenza di uesti incentivi.
E proprio la necessità di poter continuare ad avvalersi di leve di questo tipo resta essenziale, per poter affrontare le sfide ambiziose proposte dagli attuali indirizzi e programmi dell’Unione Europea (anche se in queste ultime settimane è in atto un confronto serrato a livello politico, che potrebbe modificare le coordinate con cui ci stiamo confrontando).
Se è vero come è vero che il 61% degli edifici residenziali italiani si trova attualmente in classe F o in classe G, come potremo pensare di raggiungere la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033?
Oggi le famiglie hanno colto solo parzialmente la reale portata di ciò che l’attuazione della Direttiva Case Green e di altre misure e Regolamenti europei potrebbero comportare. Il 40% delle famiglie ha dichiarato di non conoscere la Direttiva Case Green, il 45% non sa quali restrizioni potrebbero essere introdotte, nei prossimi anni, per quanto riguarda la commercializzazione delle caldaie a gas o, nel 55% dei casi, per l’utilizzo dei gas fluorurati (F-gas) essenziali per far funzionare condizionatori e pompe di calore.
L’incertezza regna sovrana anche per quanto riguarda il futuro dei bonus e degli incentivi fiscali e la mancanza di un quadro normativo chiaro, unitamente alla delicata fase macro-economica, sembrano modificare drasticamente l’orizzonte temporale degli investimenti previsti.
Se il 52% delle famiglie aveva previsto di investire sul bene casa, oggi il 74% di queste sta pensando di rinviare gli interventi a data da destinarsi.
Al contempo, se il 56% aveva pensato di destinare risorse all’efficientamento energetico e alla ecosostenibilità della propria abitazione, oggi il 72% decide di tenere tutto in stand-by.
Infine, di fronte a incentivi e bonus ridimensionati e, almeno in parte, depotenziati, ben 7 famiglie su 10 pensano di dover fare ricorso ad un finanziamento per gli interventi di efficientamento energetico (tra coloro che l’hanno già utilizzato in passato, il 59% farebbe icorso al credito al consumo).
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