In G.U. il Decreto sulle liberalizzazioni
Confermato l’art. 65 che abroga gli incentivi per gli impianti fotovoltaici a terra.
Il Decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 gennaio, presenta una rilevante novità per il settore del fotovoltaico. L’art. 65 del Decreto liberalizzazioni abroga una serie di commi, 4, 5 e 6, dell’art. 10 del D.Lgs n. 28. In particolare, è stato eliminato il limite di 1 MW imposto agli impianti a terra sui terreni agricoli per un massimo del 10% della superficie ad essi riservata e il contributo statale garantito alle aree agricole abbandonate da almeno 5 anni.
Il comma 2 dell’articolo 65 fa salvi i progetti che hanno conseguito il titolo abilitativo entro la data di entrata in vigore del presente decreto o per i quali sia stata presentata richiesta per il conseguimento del titolo entro la medesima data, a condizione in ogni caso che l’impianto entri in esercizio entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Il comma 3 equipara in termini di incentivo gli impianti fotovoltaici costruiti su serre a quelli su edifici a condizione che le serre presentino un rapporto tra la proiezione al suolo della superficie totale dei moduli fotovoltaici installati e la superficie totale della copertura della serra stessa non superiore al 50%.
Secondo le Associazioni di categoria (APER, ANIE/GIFI, ASSOSOLARE, ASSO ENERGIE FUTURE) si tratta di norme retroattive contro il fotovoltaico, con gravi effetti per numerosi operatori che hanno investimenti in corso.
L’articolo 65, infatti, stralcia parte dell’articolo 10 del DLgs 3 marzo 2011 n.28 che concedeva un anno di tempo ai produttori per mettere in esercizio gli impianti fotovoltaici a terra in area agricola, il cui iter autorizzativo fosse già avviato.
L’abrogazione di questa norma transitoria getta nel panico i produttori i quali, avendo già sostenuto tutti i costi per la realizzazione degli impianti, a meno di due mesi dalla scadenza dell’anno di tempo concesso dal DLgs 3 marzo 2011 n.28, non sanno ora se mai potranno ricevere un incentivo per gli impianti prossimi a entrare in esercizio.
Le Associazioni di categoria ribadiscono con forza la necessità che si evitino interventi normativi estemporanei e retroattivi che minano la stabilità del sistema e ledono la fiducia degli investitori e chiedono che finisca, in maniera definitiva, la fase in cui si decide senza ascoltare la voce delle forze sociali ed economiche che operano in concreto.
Fonte: www.awn.it