Riciclare l'EPS e l'economia cicolare

Il riciclaggio del polistirene espanso (EPS) è una pratica diffusa, comunemente attuata, entro i limiti di convenienza economica, per il recupero degli scarti industriali di produzione. Varie Aziende forniscono attrezzature e linee complete per il trattamento di questi scar-ti e la loro reimmissione nel processo produttivo.
Lo schema di base di tutti i circuiti di riciclaggio si articola in tre stadi : 
1. Recupero sul territorio 
2. Adeguamento fisico 
3. Riutilizzo 
La realizzazione di ciascuno dei suddetti stadi è condizionata, oltre che dalla disponibilità di tecnologie, anche da una serie di fattori legati alle caratteristiche specifiche del tipo di scarto, in termini sia di materiale che di manufatto, ed a situazioni ambientali, generalmente differenti nelle diverse località. In Figura 1 si è cercato di rappresentare le principali influenze cui è soggetto un generico circuito di riciclaggio e le loro interconnessioni. Da questa complessità deriva che ciascuno dei tre stadi di articolazione del circuito non può essere impostato singolarmente, a prescindere dagli altri due. 
Le modalità di raccolta sono legate infatti alle caratteristiche fisiche e di produzione de-gli scarti, ma anche al loro destino programmato, così come le tecniche di riutilizzo at-tuabili non dipendono solo dalle caratteristiche fisiche intrinseche del materiale ma anche dal tipo di scarto, da come è stato selezionato e raccolto e da quali costi di trasporto ed adeguamento fisico ( ad esempio trattamenti di purificazione ) sono sopportabili. Si deve anche tener presente che le differenti situazioni ambientali in località diverse possono rendere più o meno efficaci i diversi tipi di circuito di riciclaggio ipotizzabili. 
Da quanto si è detto, emerge che non può esistere un “modello ideale” di circuito di ri-ciclaggio. A situazione matura, è prevedibile che vi possa essere un mix di tecnologie di riutilizzo, ognuna servita da particolari circuiti di recupero e adeguamento fisico, in relazione alle quantità e tipologie di scarti disponibili in una certa area, più o meno grande. 

SBOCCHI DI RIUTILIZZO 
Le attuali possibilità di riutilizzo dell’ EPS sono: 
1. Utilizzo come “carica” nella produzione di nuovi articoli in EPS 
2. Trasformazione in granulo di polistirene compatto 
3. Utilizzo come inerte leggero in calcestruzzi e malte 
4. Combustione con produzione di calore Le prime due sono ovviamente le più esigenti in termini di grado di purezza del materiale. 
L’ Utilizzo come “carica” nella produzione di nuovi articoli in EPS è certamente più limitato, in termini quantitativi, da vincoli tecnologici, mentre la trasformazione in granulo di polistirene compatto conduce ad un prodotto inseribile nel grande e mondialmente esteso mercato dei termoplastici. L’ utilizzo come inerte leggero è un piccolo mercato, paragonato a quello del polistirene compatto, ma è comunque un’ idoneo sbocco e, qualora ci fosse larga disponibilità di prodotto, potrebbe ampliarsi a livelli significativi, rispetto alle quantità obiettivo di riciclaggio. 
La combustione con recupero di calore non è considerata riciclaggio dalla vigente legge e non può quindi contribuire al conseguimento dell’ obiettivo specifico del 15% di riciclaggio ma solo a quello dell’ obiettivo globale del 50% di recupero. Essa va comunque perseguita, giacché è senza dubbio l’ impiego meno esigente in termini di pulizia del materiale, può assorbire scarti di qualunque provenienza, anche mista e rappresenta quindi un’ area estremamente interessante, da approfondire come disponibilità e vincoli tecnologici.
 La combustione del polistirene alle usuali temperature dà luogo solo ad acqua ed ani-dride carbonica ed il suo potere calorifico è di circa 10.000 kCal/kg. La destinazione di parte della raccolta a fini energetici costituisce un' opportunità di va-lorizzazione delle frazioni più inquinate, inevitabilmente raccolte, contribuendo positi-vamente all’ economicità del ciclo globale. 

RIUTILIZZO NELL’ EPS 
Il riutilizzo di sfridi di lavorazione di manufatti in EPS macinati è una pratica generalizzata. Gli scarti, macinati a livello quasi di perla singola e depolverati, possono essere misce-lati a perle vergini preespanse in ragione del 10  15 %, a seconda del tipo di manufatto da produrre e, nella successiva fase di seconda espansione nella forma, vengono legate nella massa. Esistono anche apparecchiature, da inserire dopo il mulino, in cui il materiale macinato è sottoposto ad un’ azione di strofinamento tra dischi, che separa le perle ancora raggruppate in aggregati e ne riduce le dimensioni, aumentandone la densità. 
Secondo il fornitore, risulta così possibile utilizzare fino al 25  50 % di rigenerato sen-za compromettere aspetto e proprietà meccaniche dei manufatti. Trattando materiali post-consumo, questa soluzione appare la più sensibile all’ even-tuale presenza di residui tipo legno o carta, che i filtri degli estrusori granulatori in gran parte possono eliminare, e va riservata a frazioni particolarmente scelte. A questo proposito, dobbiamo ricordare che, come i produttori di bottiglie hanno ab-bandonato i tappi metallici e modificato i sistemi di etichettatura, così, per sviluppare il riciclaggio, ci si dovrà impegnare in una razionalizzazione delle modalità di imballo.
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