Circolare 16/07/1971 n. 128

Vigilanza igienico-sanitaria delle piscine
  • Forma giuridica: Circolare
  • Nazionale/Regionale: Leggi nazionali
  • Categorico Leggi: Edilizia - Sport e Spettacolo
  • Agli Ufficiali Sanitari spetta la sorveglianza relativa alla attuazione delle prescrizioni in merito al ricambio dell’acqua e la sorveglianza igienico-sanitaria delle piscine.
    Dal punto di vista igienico la agibilità delle piscine è subordinata alla osservanza di norme e condizioni di uso che principalmente concernono l’affluenza dei bagnanti, le modalità di esecuzione e di esercizio degli impianti di depurazione e la entità del ciclo di rinnovo dell’acqua nel bacino. Incidentalmente va osservato che anche le norme di sicurezza relative soprattutto al controllo del carico massimo di affluenza del pubblico ed ai provvedimenti mirati ad evitare incidenti o quantomeno rischi per i bagnanti rappresentano elementi che direttamente o indirettamente esercitano la loro influenza sotto il profilo igienico-sanitario.
    Acqua di alimentazione. Qualunque sia il sistema di alimentazione, l’acqua in entrata deve possedere buone caratteristiche igieniche. In particolare gli indici batterici di inquinamento devono essere assenti o contenuti entro i limiti normalmente ammessi per le acque potabili.
    Le caratteristiche chimiche e chimico-fisiche variano ovviamente con il tipo di acqua utilizzata (potabile, marina, etc.). In ogni caso deve essere esente da sostanze tossiche o irritanti o inquinanti che possano risultare nocive ai bagnanti. E’ però prevista la possibilità di addizionare all’acqua in entrata piccole quantità di sostanze alghicide, come ad esempio il solfato di rame in quantità variabile da 1 a 2 g/m3. L’acqua di alimentazione deve affluire nella vasca con una portata di base sufficiente a sostenere il numero di cicli di rinnovo prescritti.
    A questa portata deve in ogni caso sommarsi la integrazione necessaria a compensare le perdite per evaporazione, per sfioro o per altre cause, in misura non inferiore al 10% della portata di base.
    Controllo del numero dei bagnanti. Perché non si verifichino condizioni di eccessivo affollamento nello specchio d’acqua, pregiudizievoli sotto il profilo della sicurezza e dell’igiene, è necessario che i valori riportati nell’art. 107 della circolare n. 16 del 15-2-1951 del Ministero dell’interno, circa la disponibilità di 2 m2 o 3 m3 per ogni bagnante, siano riferiti a tutti i frequentatori della piscina, presenti oltre la barriera di cui all’art. 108 e non al numero dei bagnanti che effettivamente sono contemporaneamente nella vasca (ad esempio le norme americane richiedono circa 2,50 m2 per nuotatore effettivamente presente in acqua). Pertanto, il numero massimo di frequentatori che potranno essere ammessi nella piscina, viene calcolato con le seguenti formule:

     
    Superficie bacino in m2

    2

     oppure
     
    Volume del bacino in m3

    3

    In base ai risultati di valutazioni statistiche, adottati tra l’altro negli standard americani, si può considerare che mediamente il numero dei bagnanti contemporaneamente presenti in acqua rappresenta un’aliquota pari a 2/3 dei frequentatori totali contemporaneamente presenti nella piscina.
    Negli impianti aperti liberamente al pubblico nei quali non è possibile computare l’affluenza dei frequentatori, il controllo può effettuarsi solo attraverso verifiche saltuarie tendenti ad accertare che mai il numero dei bagnanti presenti nella vasca superi i limiti consentiti.
    Negli impianti in cui l’affluenza del pubblico nella piscina è invece registrata, è possibile controllare il numero di frequentatori e verificare che mai si superino i limiti di affollamento sopra citati - 2 m2 di specchio d’acqua o 3 m3 di volume per ogni frequentatore contemporaneamente presente nella piscina.
    Dalla valutazione delle presenze complessive giornaliere può invece calcolarsi quale sarà la quantità residua di impurità e quindi la diluizione di essa al termine di ciascun ciclo di rinnovo dell’acqua e quindi anche la loro regressione quando in assenza di immissione successiva di impurità si continui ad effettuare il rinnovo dell’acqua nell’impianto (ad esempio si è calcolato che in queste condizioni sono sufficienti da 4 a 5 cicli di rinnovo per ottenere una diluizione del carico inquinante fino a circa l’1%). Queste considerazioni sono di basilare importanza per giustificare la necessità di proseguire ininterrottamente la ricircolazione dell’acqua durante le 24 ore anche quando la piscina non è ocupata.
    Per assicurare che alla fine della giornata l’accumulo delle impurità apportate dai bagnanti che si avvicendano nella vasca non raggiunga limiti di intollerabilità, è sconsigliabile che siano autorizzati numerosi turni di ingresso del pubblico ed é necesario accertarsi che si realizzi un congruo periodo di riposo tra ciascun turno o gruppi di turni di affluenza.
    Entità della ricircolazione dell’acqua. In base a dati raccolti da studi e indagini sull’argomento e sulla scorta di quanto prescritto dalle norme vigenti in altri Paesi, il proporzionamento delle ricircolazioni dovrebbe assicurare un prelievo di acqua usata ed una reimmissione di acqua depurata, in modo continuo durante le 24 ore, nella quantità oraria non inferiore a 1/8 del volume totale della vasca (cioè 3 ricambi completi nelle 24 ore).
    Filtrazione. I filtri del tipo a pressione o gravità debbono essere installati in batterie multiple per permettere il lavaggio di una aliquota di essi, mentre le altre unità sono in funzione. Le sostanze inquinanti sospese debbono essere eliminate mediante idonea flocculazione e successiva filtrazione.
    Disinfezione. L’acqua presente nella piscina, in linea di massima, dovrà conservare, entro certi limiti, le caratteristiche igieniche che caratterizzano l’acqua in origine; a tal fine oltre al rinnovo parziale dell’acqua di alimentazione questa dovrà essere costantemente depurata mediante l’aggiunta di quantità di sostanze ad azione disinfettante, allo scopo di distruggere quanto più rapidamente possibile i microrganismi patogeni, le alghe ed altre sostanze organiche facilmente cedute dai bagnanti.
    Pertanto l’acqua dovrà essere addizionata di una quantità di sostanza di disinfettante tale che possa esplicare una azione battericida per tutto il tempo di permanenza dell’acqua nella vasca.
    Per tale operazione, viene prevalentemente impiegato il cloro sotto forma di ipocloriti o cloro gassoso; possono essere impiegati anche altri disinfettati a condizione che non esplichino, nelle reali condizioni di impiego, effetti tossico-irritanti. Inoltre si ritiene opportuno sconsigliare la disinfezione con lampade germicide a raggi U.V. oppure con apparecchi ozonatori, in quanto tali procedimenti, pur esercitando una immediata e spiccata azione battericida sull’acqua da trattare, non sono in grado, in particolari condizioni, di assicurare alcuna azione disinfettante residua sull’acqua durante il periodo di permanenza nella vasca.
    Nella operazione di disinfezione a mezzo cloratore, la quantità di cloro da aggiungere all’acqua in entrata varia in relazione alla portata e alla clororichiesta dell’acqua stessa, dovuta alla quantità di sostanze organiche ed inorganiche rapidamente ossidabili.
    Comunque la quantità di cloro attivo da aggiungere dovrà essere tale da rilevare, all’uscita dell’acqua dalla vasca, la presenza di cloro residuo libero compreso tra 0,4 e 0,6 mg/l, mentre in nessun punto della piscina potrà mai superare un mg/l. Qualora per ottenere, nell’acqua in uscita, le concentrazioni di cloro residuo libero sopra menzionate (0,4-0,6) si debba aggiungere un quantitativo di cloro tale che nella piscina venga superato il limite di 1 mg/l ciò può essere dovuto ad un eccessivo carico inquinante conseguente ad un eccesso di bagnanti oppure ad un insufficiente ricambio.
    Spesso nel processo di clorazione può verificarsi, per la presenza di particolari sostanze organiche o di alghe formatesi nella piscina stessa, la formazione di cloro-composti organici che impartiscono all’acqua sgradevoli odori. In questo caso si può ricorrere alla cloro-ammoniazione per prevenire la formazione dei cloro-fenoli.
    Con questo procedimento si ha la formazione di cloroammine le quali hanno il vantaggio di essere più stabili e quindi di esplicare più a lungo un’azione residua nelle acque trattate; di contro hanno lo svantaggio di possedere potere ossidante e microbicida più lento. Per queste ultime caratteristiche, quindi, si reputa opportuno evitare tale processo, in quanto l’impiego di sostanze dotate di azione disinfettante immediata e residua, come il cloro e i suoi composti, offrono maggiori garanzie di carattere igienico-sanitario.
    Dosaggio del cloro attivo nelle acque. Premesso che, per esprimere un giudizio dell’avvenuta depurazione di un’acqua trattata con cloro, è necessario l’esame batteriologico, tuttavia, poiché tale esame richiede qualche giorno è evidente la necessità di poter applicare altri metodi d’esame che permettano di riconoscere rapidamente se nell’acqua trattata siano presenti, dopo un sufficiente periodo di contatto, piccole quantità di cloro libero in eccesso che ci consentano di esprimere un sicuro giudizio sull’efficacia del trattamento eseguito.
    I metodi studiati per la determinazione qualitativa e quantitativa del cloro attivo presente nell’acqua sono numerosi, tuttavia la lunga esperienza ha dimostrato che il metodo più rapido e rispondente allo scopo, per la sua praticità d’uso, specie lontano dal laboratorio, é quello colorimetrico ottenuto con l’aggiunta della soluzione cloridrica di ortotolidina.
    Controllo. Come qualunque altro giudizio igienico, anche quello circa la idoneità delle piscine si basa sull’insieme dei dati rilevati in sede ispettiva e sui dati analitici.
    Tuttavia, nel caso particolare delle piscine, il controllo del cloro residuo, eseguito all’uscita della vasca con frequenza idonea, offre il criterio più semplice, immediato e significativo per valutare la idoneità igienica dell’impianto. Il controllo del cloro residuo dovrà essere effettuato, a cura del gestore, almeno due volte per turno, alla apertura e nel periodo di massimo affollamento della vasca e comunque almeno una volta ogni due ore.
    I campioni per il controllo del cloro residuo saranno prelevati sulla tubazione di uscita ed in diversi punti della vasca. Il cloro residuo in uscita dovrà essere compreso tra 0,4 e 0,6 mg/l; nella vasca non dovrà superare la concentrazione di 1 mg/l.
    I dati rilevati dovranno essere annotati di volta in volta su apposito registro da tenere sempre aggiornato e a disposizione dell’Autorità sanitaria. Sullo stesso registro sarà annotato, alla chiusura, il numero di bagnanti presenti nell’intera giornata e nei singoli turni.
    L’Autorità Sanitaria procederà dal canto suo ad analoghi controlli del cloro residuo almeno una volta alla settimana ed al prelievo di campioni per esame batteriologico e chimico almeno due volte all’anno. Qualora la concentrazione di cloro residuo risultasse inferiore a 0,4 di mg/l in uscita o superiore ad 1 mg/l nella vasca o si rilevassero sensibili discordanze fra il controllo del cloro residuo eseguito dall’Autorità sanitaria e quello eseguito dal gestore, l’Autorità sanitaria dovrà effettuare i necessari accertamenti al fine di mettere in evidenza i motivi della disfunzione e invitare il gestore a prendere gli opportuni provvedimenti.
    Qualora, per inosservanza delle norme o per qualsiasi altro motivo, perdurassero gli inconvenienti rilevati, deve essere immediatamente informato il presidente della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo per i provvedimenti del caso.
    Controlli batteriologici. A cura dell’Autorità sanitaria tutte le piscine dovranno essere sottoposte a controllo batteriologico almeno due volte all’anno.
    Inoltre si dovrà procedere al controllo batteriologico ogni volta che si rilevi una concentrazione di cloro-residuo in uscita inferiore a 0,4 mg/litro.
    Dovranno essere eseguiti controlli batteriologici tutte le volte che si accerti o si sospetti una qualche deficienza dell’impianto.
    Opportuni accertamenti batteriologici dovranno altresì essere eseguiti ogni volta che ciò sia indicato da rilievi epidemiologici.
    I campioni per esame batteriologico dovranno essere prelevati in corrispondenza della tubazione di uscita della vasca.
    Quando si debba accertare l’idoneità igienica dell’acqua di alimentazione della vasca, si procederà inoltre al prelievo di campioni dell’acqua in entrata.
    I campioni dovranno essere prelevati con bottiglie sterili contenenti ml* 0,1 di tiosolfato di sodio al 10% per ogni 100 ml capacità della bottiglia.
    Gli accertamenti batteriologici comprenderanno:
    - la ricerca quantitativa dei coliformi totali - che non dovranno essere superiori a 1/100 ml - effettuata con il metodo riportato nella circolare di questo Ministero n. 160 del 1° ottobre 1970;
    - il conteggio delle colonie su Agar a 37° C che dovrà essere superiore a 200/1 ml.
    Se la concentrazione di cloro-residuo in uscita è compresa fra 0,4 e 0,6 mg/l è consentita la presenza saltuaria di campioni che eccedano i limiti batteriologici suddetti. Sarà pertanto necessario, in tali casi, procedere fra l’altro ad una serie di esami batteriologici al fine di accertare la reale situazione igienica. In linea generale può essere consentito, sempre in presenza di cloro-residuo nella concentrazione richiesta, che non più del 20% dei campioni superino i limiti suddetti.
    In particolari circostanze, ove l’Autorità Sanitaria lo ritenga opportuno, potrà essere eseguita la ricerca di altri indici batterici; fra questi particolarmente importanti, per motivi epidemiologici e a causa di una loro maggiore resistenza al cloro nei confronti dei coliformi, risultano gli stafilococchi ed in particolare lo Staphylococcus aureus.
    E’ consigliabile effettuare la ricerca utilizzando la tecnica delle membrane filtranti e terreni fortemente selettivi per lo Staphylococcus aureus come il terreno di Zebowitz (Tellurite-Glycine-Agar). Il limite consentito per lo Staphylococcus aereus è intorno a 10/100 ml.
    Esami chimici. L’esame chimico di un’acqua utilizzata per piscine ha lo scopo di accertare, unitamente alle indagini batteriologiche, l’idoneità dell’acqua stessa ad uso balneazione.
    Pertanto l’analisi chimica ha un duplice scopo: uno di evidenziare le caratteristiche chimiche e fisiche dell’acqua in origine - alimentazione -, l’altro di controllare la conservazione di tali caratteristiche, mediante la determinazione di alcuni elementi significativi ai fini di un giudizio sullo stato igienico dell’acqua in corso di utilizzazione.
    A tal fine gli elementi necessari a stabilire rapidamente le quantità igieniche di detta acqua possono identificarsi in alcuni parametri base di cui si riportano i limiti di accettabilità, alla uscita della vasca:

    ph 6,5 - 8,3
    Torbidità 10 mg/l SiO2
    Sostanze organiche (KMnO4) contenuto uguale a quello dell'acqua di riempimento
    NH+ non rilevabile
    NO2- non rilevabile
    CL 30 mg/l oltre il contenuto dell'acqua di riempimento
    Qualora i cloruri dovessero superare i 50 mg/l, oltre il contenuto dell’acqua di alimentazione, è necessario rinnovare completamente l’acqua.
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