Delib.G.R. 29/12/2003 n. 1854
Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile dell'attività estrattiva e delle discariche per inerti, art. 16 L.R. n. 38/98.
- Forma giuridica: Delibera Giunta regionale
- Nazionale/Regionale: Leggi regionali
- Regione: Liguria
- Categorico Leggi: Ambiente - Rifiuti
LA GIUNTA REGIONALE
Considerato che la Regione Liguria ha approvato con D.C.R. n. 16 del 29.02.2000, ai sensi della l.r. n. 12/79 e ss. mm., il Piano territoriale regionale delle attività estrattive, che assicura l'ordinato e razionale svolgimento della coltivazione delle cave;
Rilevato che le attività di tipo estrattivo ed opere connesse, giudicate potenzialmente impattanti, sono ricomprese nella l.r. 38/98 "Disciplina della valutazione di impatto ambientale" tra quelle da sottoporre alla valutazione di impatto ambientale regionale di cui al punto l) dell'Allegato 2, o alla procedura semplificata di verifica screening di cui al punto 2a) dell'Allegato 3;
Rilevato altresì che le discariche di rifiuti inerti sono comprese ai punti i) dell'Allegato 2 e 11b) dell'Allegato 3 alla ridetta l.r. n. 38/98;
Vista la deliberazione della Giunta Regionale n. 752 del 12.07.2002 contenente le " Modifiche alle Norme Tecniche della VIA regionale e della verifica / screening" già contenute nella D.G.R. 1415/99;
Considerato che:
- nel corso delle istruttorie svolte sui progetti di attività estrattive e sui progetti di discariche di inerti, sono state evidenziate alcune criticità relative ai requisiti progettuali degli interventi;
- è risultata in particolare evidente la necessità di:
favorire il corretto inserimento territoriale delle opere previste;
individuare dei requisiti specifici di progetto per le attività di tipo estrattivo e di discarica di inerti, anche connesse all'attività estrattiva (discariche di ardesia), con riferimento a modalità innovative per la loro conduzione, e a interventi mitigativi e compensativi;
Viste le "Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti", predisposte dall'Ufficio V.I.A., con il concorso dell'ufficio Attività Estrattive per le parti di competenza, allo scopo di:
- redigere un documento di riferimento unitario, per la progettazione degli interventi e le cautele specifiche da attuare nella fase gestionale, volte alla compatibilità ambientale delle attività in oggetto;
- individuare degli obiettivi di qualità della progettazione e gestione delle tipologie di interventi in parola, suggerendo delle modalità per raggiungerli ma senza dare indicazioni vincolanti, se non in termini di prestazioni e contenuti minimi;
- esplicitare gli esiti dell'attività di scoping svolta, a scopo collaborativo, sulle specifiche tipologie di intervento, che ha consentito di individuare puntualmente i contenuti della documentazione da predisporre per lo svolgimento delle procedure di V.I.A.;
VISTO il parere n. 72/152 espresso dalla Sezione per la V.I.A. del C.T.R. per il Territorio nella seduta del 09.12.2003, sulle ridette Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti;
Ritenuto di fare proprio il suddetto parere n. 72/152 che si allega alla presente deliberazione quale sua parte integrante e sostanziale;
Su proposta dell'Assessore al Territorio ed Ambiente
DELIBERA
1. di approvare le "Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti" che, allegate al citato parere n. 72/152, costituiscono parte integrante al presente atto.
Oggetto: Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività produttive estrattive e delle discariche per rifiuti inerti - Art. 16 della L.R. n. 38/98 sulla VIA - Seduta della Sezione per la V.I.A. del C.T.R. per il territorio del 9 dicembre 2003 - Parere n. 72/152
Le varianti sostanziali dei programmi di coltivazione delle attività estrattive già autorizzate, ovvero l'apertura di nuovi poli estrattivi, rientrano nell'ambito di applicazione delle procedure di V.I.A.. Anche i progetti di discariche per rifiuti inerti sono assoggettate, sulla base di una soglia dimensionale, alle procedure di screening o di V.I.A. regionale.
Nel corso delle istruttorie svolte sui progetti di variante ai programmi di coltivazione approvati e sui nuovi poli estrattivi, previsti dal Piano Territoriale Regionale per le Attività di Cava (PTRAC), e sui progetti di discariche di inerti, sono state evidenziate alcune criticità relative ai requisiti progettuali degli interventi.
In particolare è risultata evidente la necessità di:
- favorire il corretto inserimento delle previsioni nel territorio;
- individuare dei requisiti specifici di progetto per le attività di tipo estrattivo e di discarica, con riferimento anche a modalità innovative per la loro conduzione, maggiormente volte a favorirne l'inserimento paesistico ed ambientale ed a facilitare la sistemazione al termine delle stesse e/o il riutilizzo delle aree interessate, e a interventi mitigativi e compensativi;
Quanto sopra va riferito anche alle discariche connesse alle attività estrattive (discariche di ardesia), oltre che alle discariche di inerti in generale.
Da tali necessità è nata la formulazione delle Linee Guida di cui al documento allegato quale parte sostanziale al presente parere; tali Linee Guida da una parte costituiscono integrazione alle Norme Tecniche per la VIA di cui alla D.G.R. n. 1415/99 e ss. mm., dall'altra aspirano ad essere un documento di riferimento unitario, richiamabile a scala di singola istruttoria, per le cautele gestionali specifiche volte alla sostenibilità ambientale delle attività in oggetto.
Gli indirizzi in esse contenuti individuano degli obiettivi di qualità della progettazione e gestione, suggerendo delle modalità per raggiungerli ma senza dare indicazioni vincolanti, se non in termini di prestazioni e contenuti minimi.
La definizione puntuale dei contenuti della documentazione da predisporre per lo svolgimento delle procedure di V.I.A. è il risultato dell'attività di scoping svolta, a scopo collaborativo, sulla specifica tipologia di intervento, e non comporta alcun aggravio per il proponente.
L'Allegato "Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti" andrà a far parte sostanziale delle ridette Norme Tecniche di cui all' art. 16 della L.R. n. 38/98 sulla V.I.A..
LINEE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE E GESTIONE SOSTENIBILE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE E DELLE DISCARICHE PER RIFIUTI INERTI (ART. 16 L.R. N. 38/98)
Nel corso delle istruttorie svolte sui progetti di variante ai programmi di coltivazione approvati e sui nuovi poli estrattivi, previsti dal Piano Territoriale Regionale per le Attività di Cava (PTRAC), e sui progetti di discariche di inerti, sono state evidenziate alcune criticità relative ai requisiti progettuali degli interventi.
In particolare è risultata evidente la necessità di:
- favorire il corretto inserimento delle previsioni nel territorio;
- individuare dei requisiti specifici di progetto per le attività di tipo estrattivo e di discarica, con riferimento anche a modalità innovative per la loro conduzione, maggiormente volte a favorirne l'inserimento paesistico ed ambientale ed a facilitare la sistemazione al termine delle stesse e/o il riutilizzo delle aree interessate, e a interventi mitigativi e compensativi;
- definire i criteri per l'elaborazione della documentazione per la verifica di compatibilità ambientale, ai fini dell'integrazione delle Norme Tecniche per la VIA.
Quanto sopra con riferimento oltre che alle discariche connesse alle attività estrattive (discariche di ardesia), anche alle discariche di inerti in generale.
Ai fini della corretta gestione del territorio, e della prevenzione di fenomeni di dissesto idrogeologico, gli interventi previsti dal programma di coltivazione (comprese le opere connesse quali viabilità di accesso, piste, etc.):
a) devono essere progettati in modo da non compromettere la stabilità dei versanti;
b) devono essere eseguiti con modalità tali da limitare l'impermeabilizzazione superficiale del suolo, e da consentire la ritenzione temporanea delle acque attraverso adeguate reti di regimazione e di drenaggio;
c) devono garantire il mantenimento in efficienza della rete scolante generale e della viabilità interessata (poderale, interpoderale, forestale, sentieri, mulattiere e le carrarecce), che a tal fine deve essere dotata di cunette taglia acqua e di altre opere simili; le modalità per il mantenimento in efficienza della rete infrastrutturale pubblica devono essere concordate con l'Amministrazione competente;
d) devono prevedere l'utilizzo di tecniche naturalistiche, quali la rinaturalizzazione degli alvei dei corsi d'acqua ed opere di ingegneria naturalistica per la sistemazione dei versanti e dei riempimenti, al fine di garantire un corretto inserimento nel territorio;
e) devono favorire, in territori boscati e in zone arbustive e prative, sistematici interventi di recupero qualitativo dell'ambiente mediante l'introduzione di specie autoctone arbustive ed arboree. In ogni caso devono essere rispettate le previsioni sulla gestione e miglioramento dei boschi e dei pascoli e sulle relative modalità di utilizzazione previste dai Piani di assestamento e utilizzazione del patrimonio silvo - pastorale di cui all'art. 19 della l.r. n. 4/99, se vigenti; ovvero, nel caso tali piani non esistano, le indicazioni di cui al PTCP, assetto vegetazionale;
f) devono essere coerenti con la normativa vigente per quanto riguarda le distanze di rispetto. Le piante eventualmente presenti nelle fasce di rispetto vanno mantenute garantendo l'integrità di idonee aree di pertinenza a salvaguardia dell'apparato radicale, nelle quali vanno evitati scavi, deposito di materiali anche temporanei, versamento di liquidi o elementi inquinanti.
Per quanto concerne i requisiti minisi di progetto, anche ai fini della mitigazione dell'impatto ambientale, si precisa quanto segue:
A) Cave a cielo aperto
La progettazione di una cava deve essere affrontata, avuto riguardo anche alle esigenze di funzionalità, sicurezza e produttività dell'attività, traguardando la sistemazione finale della stessa.
A piano di coltivazione finito si può prevedere:
- rimodellamento dei versanti con materiali di scarto della coltivazione e/o riempimento e rimodellamento anche parziale del versante mediante realizzazione di una discarica di inerti, tendendo ove possibile alla ricostituzione della morfologia originaria;
- mantenimento del fronte a perdere, con esecuzione di opere specifiche ai fini della stabilità e del reinserimento paesistico e naturalistico;
- riuso del piazzale per attività coerenti con le previsioni urbanistiche, previa sistemazione del fronte.
In ogni caso il piano di coltivazione e sistemazione finale del sito deve prevedere una configurazione tale da inserirsi adeguatamente nel contesto paesistico, in coerenza con quanto previsto dagli strumenti di pianificazione territoriale e paesistica vigenti.
Ai fini della sistemazione mediante riempimento e rimodellamento, devono essere esplicitate le quantità e la tipologia dei materiali da utilizzare. Devono inoltre essere chiarite le modalità di realizzazione delle opere e di collocazione dei materiali, sulla base delle loro caratteristiche geotecniche.
Programma di coltivazione
La superficie interessata dalle escavazioni deve essere limitata in rapporto alle fasi di coltivazione; ciò può essere ottenuto prevedendo la coltivazione per lotti successivi, con immediato inizio delle opere di recupero ambientale all'esaurimento dei singoli lotti di coltivazione (art. 11 bis delle N. di A. del PTRAC, art. 88 delle N. di A. del PTCP). L'apertura di un nuovo lotto di intervento deve avere luogo dopo il completamento del lotto precedente, ad eccezione delle unità produttive la cui particolare attività prevede esigenze di miscelazione di materiali diversi provenienti da lotti distinti.
Devono, a tale scopo, essere individuate le aree da utilizzare temporaneamente per l'accumulo dei materiali di scarto e del terreno di coltura. Il terreno di coltura (= strato superficiale ricco di humus e sede di attività microbica + strato sottostante inerte di accumulo delle sostanze dilavate) eventualmente movimentato durante la preparazione dei fronti di scavo deve, ove possibile, essere accantonato e reso disponibile per la realizzazione del ripristino ambientale.
Analogamente, ovunque possibile e compatibile con i tempi e le modalità degli interventi, è opportuno prevedere la rimozione e la conservazione delle piante arboree e arbustive (con idonea quantità di terra a protezione dell'apparato radicale) e delle porzioni di cotico erboso (con spessore di terreno di almeno 5-10 cm prelevato unitamente all'apparato radicale), allo scopo del loro riutilizzo per la rinaturalizzazione del sito.
Deve essere prevista la regimazione delle acque di superficie, realizzando una rete adeguata di fossi di scolo e di drenaggio delle acque, che deve essere mantenuta in efficienza durante tutte le fasi di conduzione dell'attività estrattiva, coerentemente con quanto stabilito dalla regolamentazione connessa al vincolo idrogeologico. La regimazione deve interessare anche il piazzale e le aree di manovra dei macchinari e dei mezzi di trasporto. Analogamente, gli attraversamenti di rii, se presenti, devono essere progettati coerentemente con quanto meglio specificato nella successiva sezione relativa agli aspetti idraulici.; le acque devono essere convogliate ad idoneo impianto di trattamento (decantazione-dissabbiatura ed eventuale disoleatura) prima del loro scarico nel corpo recettore finale. Lo scarico è normalmente soggetto ad autorizzazione provinciale.
Devono essere indicate le fonti di approvvigionamento idrico, i quantitativi d'acqua necessari all'attività estrattiva o di lavorazione, e la disponibilità della risorsa. Gli impianti di prima lavorazione del materiale estratto, che utilizzano acqua per le operazioni di lavaggio, devono adeguare il prelievo idrico orientandosi verso la massima economia mediante il riciclaggio delle acque usate. Le acque di scarico devono essere trattate in modo idoneo (vedi sopra) prima dello sversamento nel corpo recettore finale.
Devono essere adottate tutte le cautele atte ad evitare la dispersione di polveri, quali umidificazione dei piazzali e dei fronti, aspirazione (in particolare nel caso siano previste lavorazioni dei materiali), impianti di lavaggio delle ruote degli automezzi. Questi ultimi sono particolarmente utili allo scopo di evitare di lordare le superfici stradali pubbliche; le acque derivanti devono essere convogliate all'impianto di trattamento di cui sopra.
Barriere verdi, specie se a foglia compatta e/o a chioma compatta hanno buone capacità di abbattimento delle polveri, e si prestano quindi, durante la fase di attività, ad essere utilizzate allo scopo di mitigare l'impatto atmosferico, oltre che fornire una schermatura all'impatto visivo.
Analoghi accorgimenti devono essere adottati al fine di limitare le emissioni acustiche: scelta dei macchinari, loro insonorizzazione, utilizzo di barriere antirumore nel caso siano presenti impianti per la lavorazione dei materiali, limitazioni gestionali di orario nell'utilizzo dei macchinari più rumorosi e per il brillamento delle volate.
Barriere verdi e/o filari, siepi e boschetti appositamente impiantati, con struttura e scelta specie fondata sulla capacità di assorbimento, possono avere efficacia antirumore.
I manufatti di servizio eventualmente presenti devono essere realizzati con materiali e colorazioni compatibili con i caratteri del luogo e che permettano di stabilire una continuità con le situazioni del contesto circostante.
Il traffico di mezzi pesanti, indotto dall'attività estrattiva, deve essere gestito in modo tale da arrecare il minor disturbo possibile alla viabilità pubblica ed ai nuclei e centri abitati, concordando, ove si rendesse necessario, con l'Amministrazione Comunale i percorsi e gli orari di transito opportuni.
Sistemazione finale
Nelle cave di versante, gli interventi di modellamento del fronte devono pervenire ad una configurazione tale da inserirsi adeguatamente nel contesto paesistico, evitando tagli netti e morfologie regolari, ferme restando le esigenze di stabilità dei fronti e le relative condizioni di sicurezza.
Devono quindi essere valutate le seguenti possibilità:
- arretramento del ciglio superiore di cava, con asportazione del materiale, anche con andamento irregolare, allo scopo di meglio ricucire l'area di cava con la morfologia del contesto; tale obiettivo dovrà essere raggiunto anche in corrispondenza delle zone di contatto laterali fra il fronte e le aree non oggetto di coltivazione;
- abbattimento di alcuni tratti del ciglio superiore dei gradoni, in modo tale da correggerne la regolarità ed, in ultima istanza, renderne illeggibile la forma;
- formazione di gradoni di raccordo tra altri gradoni, per consentire il passaggio di eventuale fauna e la formazione di vegetazione a disposizione irregolare sul fronte di cava;
- formazione di conoidi detritici al piede del fronte di cava e sui singoli gradoni, più facilmente recuperabili e colonizzabili dalla vegetazione;
- formazione di piccole nicchie, gradoni e piazzole sul fronte di cava, con funzione di irruvidimento delle scarpate; si consentirebbe l'accumulo di terreno e maggiori possibilità di insediamento della vegetazione;
- mantenimento di porzioni di parete rocciosa intatta frammista a parti recuperate, coerentemente con le forme tipiche del paesaggio circostante;
- mantenimento a vista di porzioni di parete rocciosa, nel caso di materiali di pregio visivo, anche a scopo didattico (percorsi geominerari, semplice effetto grafico, etc.);
- in alcuni casi, da valutare attentamente, in presenza di fronti a forte impatto visivo (per caratteristiche intrinseche del materiale, ovvero evidente discontinuità cromatica con il contesto - ad. es. un fronte di marmo particolarmente lucido e riflettente, ovvero un fronte di materiale molto chiaro nell'ambito di un versante fittamente boscato), impiego di tecniche di "invecchiamento" naturale mediante l'irrorazione a pressione di una miscela di acqua, coloranti naturali, sementi, fertilizzanti, terriccio;
- rinaturalizzazione, ad es. delle cave di argilla, mediante creazione di ambienti umidi che costituiscano nicchie trofiche e luoghi di riproduzione per la fauna.
Ai fini del modellamento di versanti o rilevati artificiali e della regimazione delle acque superficiali devono essere privilegiate le tecniche di ingegneria naturalistica, sostituendo se del caso il materiale vivo di impiego tradizionale (i salici) con specie autoctone, idonee alle caratteristiche fitoclimatiche del sito, sia in forma di talee (tamerici, alloro, ligustro, etc.), sia di piantine radicate (corbezzolo, ginestre, mirto, etc.), ottenendo opere di migliore inserimento ambientale, maggiori possibilità di sviluppo funzionale e minori costi di manutenzione. Anche il rivestimento di muri di sostegno o argini può essere ottenuto con talee e/o semplice inerbimento degli interstizi intasati di terreno.
B) Cave in sotterraneo
Analogamente al caso precedente, devono essere individuate:
- le aree da utilizzare temporaneamente per l'accumulo dei materiali di scarto e dell'eventuale terreno di coltura movimentato, da rendere disponibile per la realizzazione della sistemazione ambientale;
- le aree di smaltimento definitivo degli scarti (discarica - se di pertinenza del complesso estrattivo ovvero consortile).
Il materiale di scarto derivante dall'attività estrattiva deve essere prioritariamente smaltito in situ ovvero utilizzato ai fini della sistemazione finale.
Nel caso di smaltimento dei limi da taglio nei cantieri sotterranei abbandonati, di cui alla l.r. n. 34/2002, si deve fare riferimento ai contenuti di cui all'allegato B al Decreto Dirigenziale n. 74 del 20.01.2003.
Devono inoltre essere applicate le modalità gestionali e le cautele di cui alle cave a cielo aperto per quanto riguarda:
- la regimazione delle acque di superficie e sotterranee, che deve comprendere anche il piazzale e le aree di manovra e prevederne idoneo trattamento;
- l'approvvigionamento idrico;
- le emissioni in atmosfera;
- le emissioni acustiche;
- il traffico indotto e la viabilità di accesso;
- l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica per modellamenti, consolidamenti, regimazioni, sostegni, etc..
Gli interventi di sistemazione devono riguardare tutti gli imbocchi e le piste non più necessari all'attività di coltivazione, e consistere nel completo ripristino della naturalità dei siti. Il mantenimento eventuale delle piste deve essere adeguatamente motivato (viabilità, piste tagliafuoco, etc.).
C) Discariche di materiali provenienti dall'attività estrattiva (discariche di ardesia) e discariche di inerti in generale
La progettazione deve essere effettuata coerentemente con le previsioni dei pertinenti strumenti di pianificazione (territoriale, paesistica, urbanistica), e coerentemente con quanto disposto dal D. Lgs. n. 36 del 13.01.2003, di attuazione della Direttiva Comunitaria 1999/31/CE, in materia di discariche di rifiuti.
Il rilevato di discarica deve essere progettato in modo da non compromettere la stabilità dei versanti, da garantire la propria stabilità, e da inserirsi nel contesto morfologico e paesistico senza introdurre elementi di forte artificializzazione degli assetti preesistenti, evitando quindi per quanto possibile il ricorso a sproporzionate opere di consolidamento al piede e lungo il perimetro dei rilevati (muraglioni), che rappresentano peraltro un ostacolo alla rinaturalizzazione e possono avere un rischio intrinseco rilevante sul lungo termine, in particolare in assenza di manutenzione.
La progettazione del rilevato deve avere come soli condizionamenti le esigenze di stabilità e di inserimento geomorfologico e paesistico; la disponibilità delle aree deve essere acquisita allo scopo di realizzare tali obiettivi, e non può essere un limite alla qualità progettuale dell'intervento.
Aspetti idraulici
Il livello di rischio residuo nel medio e lungo termine intrinseco alle modalità tradizionali di progettazione delle discariche di inerti (tombinatura dei rii presenti e coltivazione) può essere mitigato mediante alcuni accorgimenti di cui si forniscono le seguenti specifiche (con riferimento ai criteri regionali di cui alla DGR 357/01, come modificata dalle DGR 1095/01, DGR 290/02 ed in particolare agli allegati A e B alla DGR 357/01, dei quali peraltro è necessario tenere conto in fase di progettazione e autorizzazioni):
- la portata di piena da assumere nella progettazione relativa ad opere strutturali è quella con tempo di ritorno duecentennale (T=200) indicata nella relazione generale del pertinente Piano di Bacino. In ogni caso, tutte le tombinature o coperture, ove ammesse dalla pertinente normativa, devono garantire il deflusso della portata di piena con tempo di ritorno duecentennale;
- per i corsi d'acqua minori nonché per gli affluenti dei torrenti principali con bacino inferiore a 2 Km², salvo diversa indicazione prevista nel Piano di Bacino, si assume una portata massima ottenuta utilizzando un contributo unitario pari a 40 m³/s per ogni chilometro quadrato di superficie del bacino sotteso;
- gli studi idraulici alla base della progettazione delle opere devono essere effettuati in conformità all'allegato B di cui alla DGR 357/01, per quanto riguarda sia la schematizzazione modellistica sia i parametri da adottare. In particolare, nel caso specifico, può essere impiegato lo schema di corrente monodimensionale in condizioni di moto permanente, purché sia descritto il modello matematico utilizzato per le verifiche idrauliche, con l'esplicita indicazione di ogni elemento utile alla interpretazione dei risultati, con particolare riferimento alle scabrezze utilizzate, alle condizioni al contorno assunte, e a ogni altra ipotesi adottata nel calcolo.
Nelle parti non indagate dalla pianificazione di bacino, si ricorda che tutte le opere devono avere franchi adeguati, rispetto al livello di piena previsto per la portata duecentennale. Per i corsi d'acqua sul reticolo idrografico principale i franchi non devono essere inferiori al valore maggiore tra:
a) il carico cinetico della corrente determinabile come U2/2g, dove U è la velocità media della corrente (m/s) e g è l'accelerazione di gravità (m/s2) (valore particolarmente rilevante per correnti veloci) ed
b) i valori per categorie di opere di seguito indicati:
I. argini e difese spondali - cm. 50/100
II. ponti e similari fino a estensioni longitudinali di m. 10 - cm. 100/150
III. coperture o tombinature, ponti e similari oltre m. 10 - cm. 150/200
ove i due valori estremi corrispondono rispettivamente a bacini poco dissestati con previsione di modesto trasporto solido ed a bacini molto dissestati con previsione di forte trasporto solido in caso di piena.
Per le opere di cui al punto III, nel caso di modesta rilevanza dell'opera stessa e di bacini ben sistemati, il valore minimo del franco come sopra indicato può essere derogato dall'amministrazione competente fino a 100 cm.
Le opere di tombinatura e di copertura, ove ammesse, devono essere realizzate secondo i seguenti indirizzi generali:
1. deve essere garantita una sezione di deflusso netta interna di dimensioni minime di 1,60 x 1,60 metri, salvo il caso di tombinature o coperture connesse alla realizzazione di infrastrutture viarie sui colatori minori per le quali deve essere garantita una sezione di deflusso minima superiore al metro quadrato, fermo restando la possibilità per la Provincia, qualora se ne ravveda la necessità, di prescrivere dimensioni superiori al fine di consentire manutenzioni anche con macchine operatrici;
2. deve essere predisposto un programma di mantenimento della sezione di deflusso di progetto ed effettuata almeno due volte all'anno, e comunque ogni qualvolta se ne presenti la necessità, la pulizia degli attraversamenti da parte del proprietario e/o concessionario;
3. devono essere previste opere di intercettazione del materiale nelle zone di imbocco e, in casi specifici, per i corsi d'acqua del reticolo principale, apposita vasca di sedimentazione a monte; di detta vasca deve essere predisposto un adeguato programma di sghiaiamento;
4. devono essere utilizzati materiali che garantiscano una durevolezza estremamente elevata, escludendo quelli che necessitano di manutenzione frequente;
5. il dimensionamento del sistema di drenaggio e regimazione delle acque meteoriche del corpo della discarica, deve essere fatto sulla base di eventi meteorici aventi periodo di ritorno maggiore od uguale a 50 anni. La particolare pericolosità di fenomeni di fallanza della rete di drenaggio superficiale impone il dimensionamento della stessa per periodi di ritorno superiori a quelli normalmente utilizzati per il dimensionamento in casi diversi (compresi di norma tra 5 e 20 anni).
In aggiunta alle modalità tradizionali di coltivazione, si raccomanda di realizzare una o più vie d'acqua preferenziali, costituite da un'opportuna sagomatura del corpo della discarica. Lo scopo di queste "vie d'acqua" è quello di consentire, in caso di occlusione, anche parziale, della tombinatura di fondo, il convogliamento della portata liquida in eccesso a valle del corpo della discarica, impedendo il dilavamento della stessa, oltre a smaltire le acque di ruscellamento provenienti dai versanti.
Inoltre, potrebbero costituire dei "solchi morfologici" che, nel lunghissimo periodo, andrebbero a formare un nuovo alveo per il corso d'acqua, conducendo quindi ad una completa rinaturalizzazione del sito. Le sponde di queste opere potranno essere consolidate mediante l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica atte ad impedire l'erosione delle stesse. Il dimensionamento complessivo delle suddette "vie d'acqua" deve essere eseguito sulla base della portata di massima piena di progetto della tombinatura.
Ovunque tecnicamente possibile, è auspicabile che il sistema delle vie d'acqua sostituisca la tombinatura; tale previsione, corredata degli opportuni requisiti tecnici, rappresenta elemento di preferenzialità nella valutazione di compatibilità ambientale di un intervento, in quanto ne consente un miglior inserimento ambientale anche nel lungo termine.
Si ha ragione di ritenere che i costi di realizzazione di questi interventi possano essere inferiori a quelli di realizzazione di una tombinatura; tali opere necessitano inoltre di lavori di manutenzione limitati, facilmente valutabili "a vista" con un semplice sopralluogo.
Gestione
La gestione delle discariche deve avvenire attuando tutti gli accorgimenti idonei a mitigare le emissioni in atmosfera, le emissioni acustiche, il disturbo alla viabilità pubblica ed ai centri e nuclei abitati, le emissioni nelle acque superficiali e sotterranee (vedi parte relativa alle cave).
D) Sistemazione ambientale: interventi di rinaturalizzazione
La sistemazione ambientale deve essere condotta contestualmente all'attività estrattiva e/o di coltivazione di una discarica, allo scopo di garantire una rapida rinaturalizzazione del sito e di favorire la stabilità dei fronti e dei versanti. In particolare deve essere intrapresa immediatamente, alla conclusione di ogni singolo lotto di coltivazione, sia che ci si riferisca ad una cava che ad una discarica.
Nel caso di rinaturalizzazione, ai fini della corretta progettazione degli interventi di recupero, deve essere svolta l'analisi dettagliata delle componenti vegetazionali presenti sia all'interno della zona di attività estrattiva sia in un suo adeguato intorno. Deve inoltre essere definita la stratificazione originaria del terreno, soprattutto in termini di sviluppo verticale (spessore) dello strato superficiale attivo, ricco di humus e attività microbica, e del sottostante strato inerte, dove si ha l'accumulo delle sostanze dilavate. L'insieme di questi due strati costituisce il cosiddetto terreno di coltura. Ciò al fine della ricostituzione di un suolo fertile analogo a quello originario.
In ogni caso, è necessario intervenire allo scopo di favorire il recupero naturale della vegetazione, mediante ricarico di terreno e immediato inerbimento (semina o idrosemina), con contestuale ricorso ad opere di stabilizzazione quali palizzate, etc., ovvero interventi antierosivi di rivestimento quali reti, stuoie, feltri, etc., in generale poco costose ed efficaci.
Tali accorgimenti sono efficaci nell'accelerare il processo dinamico di evoluzione pedogenetica e produzione di humus; anche la diffusione di residui vegetali trattati con una cippatrice o una sminuzzatrice può essere utile.
Il miglioramento del terreno e la protezione dal sole, dal vento, dagli sbalzi termici, garantita dal manto erboso, e col tempo dal manto arbustivo, consentiranno di intervenire successivamente con la messa a dimora di giovani esemplari di specie arboree; in seguito la copertura vegetale potrà essere lasciata libera di evolvere spontaneamente.
Gli esemplari messi a dimora devono appartenere a specie autoctone e derivare da esemplari appartenenti alla flora ligure, adattati a svilupparsi nelle stesse condizioni fitoclimatiche e podologiche del sito oggetto di intervento, così da garantire tra l'altro maggior successo nell'attecchimento, meglio ancora se accantonate durante i lavori di preparazione del fronte.
Il materiale vivo da utilizzare è rappresentato da piantine preferibilmente in fitocella, in contenitore, con pane di terra, di altezza 20-50 cm, età 2-5 anni, se proveniente da vivaio, ovvero materiale accantonato in loco.
La sistemazione finale deve inoltre specificare il piano manutentivo-gestionale successivo alla conclusione dell'attività estrattiva o di coltivazione, atto a garantire le cure colturali post-impianto necessarie all'attecchimento ed al successo del ripristino dell'area.
Deve essere garantito l'attecchimento del 95% di tutte le piante. Per attecchimento s'intende quando al termine di 90 gg. a decorrere dall'inizio della prima vegetazione successiva alla messa a dimora, le piante si presentino sane e in buono stato vegetativo. La manutenzione delle opere a verde, anche per le eventuali piante prees
Considerato che la Regione Liguria ha approvato con D.C.R. n. 16 del 29.02.2000, ai sensi della l.r. n. 12/79 e ss. mm., il Piano territoriale regionale delle attività estrattive, che assicura l'ordinato e razionale svolgimento della coltivazione delle cave;
Rilevato che le attività di tipo estrattivo ed opere connesse, giudicate potenzialmente impattanti, sono ricomprese nella l.r. 38/98 "Disciplina della valutazione di impatto ambientale" tra quelle da sottoporre alla valutazione di impatto ambientale regionale di cui al punto l) dell'Allegato 2, o alla procedura semplificata di verifica screening di cui al punto 2a) dell'Allegato 3;
Rilevato altresì che le discariche di rifiuti inerti sono comprese ai punti i) dell'Allegato 2 e 11b) dell'Allegato 3 alla ridetta l.r. n. 38/98;
Vista la deliberazione della Giunta Regionale n. 752 del 12.07.2002 contenente le " Modifiche alle Norme Tecniche della VIA regionale e della verifica / screening" già contenute nella D.G.R. 1415/99;
Considerato che:
- nel corso delle istruttorie svolte sui progetti di attività estrattive e sui progetti di discariche di inerti, sono state evidenziate alcune criticità relative ai requisiti progettuali degli interventi;
- è risultata in particolare evidente la necessità di:
favorire il corretto inserimento territoriale delle opere previste;
individuare dei requisiti specifici di progetto per le attività di tipo estrattivo e di discarica di inerti, anche connesse all'attività estrattiva (discariche di ardesia), con riferimento a modalità innovative per la loro conduzione, e a interventi mitigativi e compensativi;
Viste le "Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti", predisposte dall'Ufficio V.I.A., con il concorso dell'ufficio Attività Estrattive per le parti di competenza, allo scopo di:
- redigere un documento di riferimento unitario, per la progettazione degli interventi e le cautele specifiche da attuare nella fase gestionale, volte alla compatibilità ambientale delle attività in oggetto;
- individuare degli obiettivi di qualità della progettazione e gestione delle tipologie di interventi in parola, suggerendo delle modalità per raggiungerli ma senza dare indicazioni vincolanti, se non in termini di prestazioni e contenuti minimi;
- esplicitare gli esiti dell'attività di scoping svolta, a scopo collaborativo, sulle specifiche tipologie di intervento, che ha consentito di individuare puntualmente i contenuti della documentazione da predisporre per lo svolgimento delle procedure di V.I.A.;
VISTO il parere n. 72/152 espresso dalla Sezione per la V.I.A. del C.T.R. per il Territorio nella seduta del 09.12.2003, sulle ridette Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti;
Ritenuto di fare proprio il suddetto parere n. 72/152 che si allega alla presente deliberazione quale sua parte integrante e sostanziale;
Su proposta dell'Assessore al Territorio ed Ambiente
DELIBERA
1. di approvare le "Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti" che, allegate al citato parere n. 72/152, costituiscono parte integrante al presente atto.
Oggetto: Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività produttive estrattive e delle discariche per rifiuti inerti - Art. 16 della L.R. n. 38/98 sulla VIA - Seduta della Sezione per la V.I.A. del C.T.R. per il territorio del 9 dicembre 2003 - Parere n. 72/152
Le varianti sostanziali dei programmi di coltivazione delle attività estrattive già autorizzate, ovvero l'apertura di nuovi poli estrattivi, rientrano nell'ambito di applicazione delle procedure di V.I.A.. Anche i progetti di discariche per rifiuti inerti sono assoggettate, sulla base di una soglia dimensionale, alle procedure di screening o di V.I.A. regionale.
Nel corso delle istruttorie svolte sui progetti di variante ai programmi di coltivazione approvati e sui nuovi poli estrattivi, previsti dal Piano Territoriale Regionale per le Attività di Cava (PTRAC), e sui progetti di discariche di inerti, sono state evidenziate alcune criticità relative ai requisiti progettuali degli interventi.
In particolare è risultata evidente la necessità di:
- favorire il corretto inserimento delle previsioni nel territorio;
- individuare dei requisiti specifici di progetto per le attività di tipo estrattivo e di discarica, con riferimento anche a modalità innovative per la loro conduzione, maggiormente volte a favorirne l'inserimento paesistico ed ambientale ed a facilitare la sistemazione al termine delle stesse e/o il riutilizzo delle aree interessate, e a interventi mitigativi e compensativi;
Quanto sopra va riferito anche alle discariche connesse alle attività estrattive (discariche di ardesia), oltre che alle discariche di inerti in generale.
Da tali necessità è nata la formulazione delle Linee Guida di cui al documento allegato quale parte sostanziale al presente parere; tali Linee Guida da una parte costituiscono integrazione alle Norme Tecniche per la VIA di cui alla D.G.R. n. 1415/99 e ss. mm., dall'altra aspirano ad essere un documento di riferimento unitario, richiamabile a scala di singola istruttoria, per le cautele gestionali specifiche volte alla sostenibilità ambientale delle attività in oggetto.
Gli indirizzi in esse contenuti individuano degli obiettivi di qualità della progettazione e gestione, suggerendo delle modalità per raggiungerli ma senza dare indicazioni vincolanti, se non in termini di prestazioni e contenuti minimi.
La definizione puntuale dei contenuti della documentazione da predisporre per lo svolgimento delle procedure di V.I.A. è il risultato dell'attività di scoping svolta, a scopo collaborativo, sulla specifica tipologia di intervento, e non comporta alcun aggravio per il proponente.
L'Allegato "Linee guida per la progettazione e gestione sostenibile delle attività estrattive e delle discariche per rifiuti inerti" andrà a far parte sostanziale delle ridette Norme Tecniche di cui all' art. 16 della L.R. n. 38/98 sulla V.I.A..
LINEE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE E GESTIONE SOSTENIBILE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE E DELLE DISCARICHE PER RIFIUTI INERTI (ART. 16 L.R. N. 38/98)
Nel corso delle istruttorie svolte sui progetti di variante ai programmi di coltivazione approvati e sui nuovi poli estrattivi, previsti dal Piano Territoriale Regionale per le Attività di Cava (PTRAC), e sui progetti di discariche di inerti, sono state evidenziate alcune criticità relative ai requisiti progettuali degli interventi.
In particolare è risultata evidente la necessità di:
- favorire il corretto inserimento delle previsioni nel territorio;
- individuare dei requisiti specifici di progetto per le attività di tipo estrattivo e di discarica, con riferimento anche a modalità innovative per la loro conduzione, maggiormente volte a favorirne l'inserimento paesistico ed ambientale ed a facilitare la sistemazione al termine delle stesse e/o il riutilizzo delle aree interessate, e a interventi mitigativi e compensativi;
- definire i criteri per l'elaborazione della documentazione per la verifica di compatibilità ambientale, ai fini dell'integrazione delle Norme Tecniche per la VIA.
Quanto sopra con riferimento oltre che alle discariche connesse alle attività estrattive (discariche di ardesia), anche alle discariche di inerti in generale.
Ai fini della corretta gestione del territorio, e della prevenzione di fenomeni di dissesto idrogeologico, gli interventi previsti dal programma di coltivazione (comprese le opere connesse quali viabilità di accesso, piste, etc.):
a) devono essere progettati in modo da non compromettere la stabilità dei versanti;
b) devono essere eseguiti con modalità tali da limitare l'impermeabilizzazione superficiale del suolo, e da consentire la ritenzione temporanea delle acque attraverso adeguate reti di regimazione e di drenaggio;
c) devono garantire il mantenimento in efficienza della rete scolante generale e della viabilità interessata (poderale, interpoderale, forestale, sentieri, mulattiere e le carrarecce), che a tal fine deve essere dotata di cunette taglia acqua e di altre opere simili; le modalità per il mantenimento in efficienza della rete infrastrutturale pubblica devono essere concordate con l'Amministrazione competente;
d) devono prevedere l'utilizzo di tecniche naturalistiche, quali la rinaturalizzazione degli alvei dei corsi d'acqua ed opere di ingegneria naturalistica per la sistemazione dei versanti e dei riempimenti, al fine di garantire un corretto inserimento nel territorio;
e) devono favorire, in territori boscati e in zone arbustive e prative, sistematici interventi di recupero qualitativo dell'ambiente mediante l'introduzione di specie autoctone arbustive ed arboree. In ogni caso devono essere rispettate le previsioni sulla gestione e miglioramento dei boschi e dei pascoli e sulle relative modalità di utilizzazione previste dai Piani di assestamento e utilizzazione del patrimonio silvo - pastorale di cui all'art. 19 della l.r. n. 4/99, se vigenti; ovvero, nel caso tali piani non esistano, le indicazioni di cui al PTCP, assetto vegetazionale;
f) devono essere coerenti con la normativa vigente per quanto riguarda le distanze di rispetto. Le piante eventualmente presenti nelle fasce di rispetto vanno mantenute garantendo l'integrità di idonee aree di pertinenza a salvaguardia dell'apparato radicale, nelle quali vanno evitati scavi, deposito di materiali anche temporanei, versamento di liquidi o elementi inquinanti.
Per quanto concerne i requisiti minisi di progetto, anche ai fini della mitigazione dell'impatto ambientale, si precisa quanto segue:
A) Cave a cielo aperto
La progettazione di una cava deve essere affrontata, avuto riguardo anche alle esigenze di funzionalità, sicurezza e produttività dell'attività, traguardando la sistemazione finale della stessa.
A piano di coltivazione finito si può prevedere:
- rimodellamento dei versanti con materiali di scarto della coltivazione e/o riempimento e rimodellamento anche parziale del versante mediante realizzazione di una discarica di inerti, tendendo ove possibile alla ricostituzione della morfologia originaria;
- mantenimento del fronte a perdere, con esecuzione di opere specifiche ai fini della stabilità e del reinserimento paesistico e naturalistico;
- riuso del piazzale per attività coerenti con le previsioni urbanistiche, previa sistemazione del fronte.
In ogni caso il piano di coltivazione e sistemazione finale del sito deve prevedere una configurazione tale da inserirsi adeguatamente nel contesto paesistico, in coerenza con quanto previsto dagli strumenti di pianificazione territoriale e paesistica vigenti.
Ai fini della sistemazione mediante riempimento e rimodellamento, devono essere esplicitate le quantità e la tipologia dei materiali da utilizzare. Devono inoltre essere chiarite le modalità di realizzazione delle opere e di collocazione dei materiali, sulla base delle loro caratteristiche geotecniche.
Programma di coltivazione
La superficie interessata dalle escavazioni deve essere limitata in rapporto alle fasi di coltivazione; ciò può essere ottenuto prevedendo la coltivazione per lotti successivi, con immediato inizio delle opere di recupero ambientale all'esaurimento dei singoli lotti di coltivazione (art. 11 bis delle N. di A. del PTRAC, art. 88 delle N. di A. del PTCP). L'apertura di un nuovo lotto di intervento deve avere luogo dopo il completamento del lotto precedente, ad eccezione delle unità produttive la cui particolare attività prevede esigenze di miscelazione di materiali diversi provenienti da lotti distinti.
Devono, a tale scopo, essere individuate le aree da utilizzare temporaneamente per l'accumulo dei materiali di scarto e del terreno di coltura. Il terreno di coltura (= strato superficiale ricco di humus e sede di attività microbica + strato sottostante inerte di accumulo delle sostanze dilavate) eventualmente movimentato durante la preparazione dei fronti di scavo deve, ove possibile, essere accantonato e reso disponibile per la realizzazione del ripristino ambientale.
Analogamente, ovunque possibile e compatibile con i tempi e le modalità degli interventi, è opportuno prevedere la rimozione e la conservazione delle piante arboree e arbustive (con idonea quantità di terra a protezione dell'apparato radicale) e delle porzioni di cotico erboso (con spessore di terreno di almeno 5-10 cm prelevato unitamente all'apparato radicale), allo scopo del loro riutilizzo per la rinaturalizzazione del sito.
Deve essere prevista la regimazione delle acque di superficie, realizzando una rete adeguata di fossi di scolo e di drenaggio delle acque, che deve essere mantenuta in efficienza durante tutte le fasi di conduzione dell'attività estrattiva, coerentemente con quanto stabilito dalla regolamentazione connessa al vincolo idrogeologico. La regimazione deve interessare anche il piazzale e le aree di manovra dei macchinari e dei mezzi di trasporto. Analogamente, gli attraversamenti di rii, se presenti, devono essere progettati coerentemente con quanto meglio specificato nella successiva sezione relativa agli aspetti idraulici.; le acque devono essere convogliate ad idoneo impianto di trattamento (decantazione-dissabbiatura ed eventuale disoleatura) prima del loro scarico nel corpo recettore finale. Lo scarico è normalmente soggetto ad autorizzazione provinciale.
Devono essere indicate le fonti di approvvigionamento idrico, i quantitativi d'acqua necessari all'attività estrattiva o di lavorazione, e la disponibilità della risorsa. Gli impianti di prima lavorazione del materiale estratto, che utilizzano acqua per le operazioni di lavaggio, devono adeguare il prelievo idrico orientandosi verso la massima economia mediante il riciclaggio delle acque usate. Le acque di scarico devono essere trattate in modo idoneo (vedi sopra) prima dello sversamento nel corpo recettore finale.
Devono essere adottate tutte le cautele atte ad evitare la dispersione di polveri, quali umidificazione dei piazzali e dei fronti, aspirazione (in particolare nel caso siano previste lavorazioni dei materiali), impianti di lavaggio delle ruote degli automezzi. Questi ultimi sono particolarmente utili allo scopo di evitare di lordare le superfici stradali pubbliche; le acque derivanti devono essere convogliate all'impianto di trattamento di cui sopra.
Barriere verdi, specie se a foglia compatta e/o a chioma compatta hanno buone capacità di abbattimento delle polveri, e si prestano quindi, durante la fase di attività, ad essere utilizzate allo scopo di mitigare l'impatto atmosferico, oltre che fornire una schermatura all'impatto visivo.
Analoghi accorgimenti devono essere adottati al fine di limitare le emissioni acustiche: scelta dei macchinari, loro insonorizzazione, utilizzo di barriere antirumore nel caso siano presenti impianti per la lavorazione dei materiali, limitazioni gestionali di orario nell'utilizzo dei macchinari più rumorosi e per il brillamento delle volate.
Barriere verdi e/o filari, siepi e boschetti appositamente impiantati, con struttura e scelta specie fondata sulla capacità di assorbimento, possono avere efficacia antirumore.
I manufatti di servizio eventualmente presenti devono essere realizzati con materiali e colorazioni compatibili con i caratteri del luogo e che permettano di stabilire una continuità con le situazioni del contesto circostante.
Il traffico di mezzi pesanti, indotto dall'attività estrattiva, deve essere gestito in modo tale da arrecare il minor disturbo possibile alla viabilità pubblica ed ai nuclei e centri abitati, concordando, ove si rendesse necessario, con l'Amministrazione Comunale i percorsi e gli orari di transito opportuni.
Sistemazione finale
Nelle cave di versante, gli interventi di modellamento del fronte devono pervenire ad una configurazione tale da inserirsi adeguatamente nel contesto paesistico, evitando tagli netti e morfologie regolari, ferme restando le esigenze di stabilità dei fronti e le relative condizioni di sicurezza.
Devono quindi essere valutate le seguenti possibilità:
- arretramento del ciglio superiore di cava, con asportazione del materiale, anche con andamento irregolare, allo scopo di meglio ricucire l'area di cava con la morfologia del contesto; tale obiettivo dovrà essere raggiunto anche in corrispondenza delle zone di contatto laterali fra il fronte e le aree non oggetto di coltivazione;
- abbattimento di alcuni tratti del ciglio superiore dei gradoni, in modo tale da correggerne la regolarità ed, in ultima istanza, renderne illeggibile la forma;
- formazione di gradoni di raccordo tra altri gradoni, per consentire il passaggio di eventuale fauna e la formazione di vegetazione a disposizione irregolare sul fronte di cava;
- formazione di conoidi detritici al piede del fronte di cava e sui singoli gradoni, più facilmente recuperabili e colonizzabili dalla vegetazione;
- formazione di piccole nicchie, gradoni e piazzole sul fronte di cava, con funzione di irruvidimento delle scarpate; si consentirebbe l'accumulo di terreno e maggiori possibilità di insediamento della vegetazione;
- mantenimento di porzioni di parete rocciosa intatta frammista a parti recuperate, coerentemente con le forme tipiche del paesaggio circostante;
- mantenimento a vista di porzioni di parete rocciosa, nel caso di materiali di pregio visivo, anche a scopo didattico (percorsi geominerari, semplice effetto grafico, etc.);
- in alcuni casi, da valutare attentamente, in presenza di fronti a forte impatto visivo (per caratteristiche intrinseche del materiale, ovvero evidente discontinuità cromatica con il contesto - ad. es. un fronte di marmo particolarmente lucido e riflettente, ovvero un fronte di materiale molto chiaro nell'ambito di un versante fittamente boscato), impiego di tecniche di "invecchiamento" naturale mediante l'irrorazione a pressione di una miscela di acqua, coloranti naturali, sementi, fertilizzanti, terriccio;
- rinaturalizzazione, ad es. delle cave di argilla, mediante creazione di ambienti umidi che costituiscano nicchie trofiche e luoghi di riproduzione per la fauna.
Ai fini del modellamento di versanti o rilevati artificiali e della regimazione delle acque superficiali devono essere privilegiate le tecniche di ingegneria naturalistica, sostituendo se del caso il materiale vivo di impiego tradizionale (i salici) con specie autoctone, idonee alle caratteristiche fitoclimatiche del sito, sia in forma di talee (tamerici, alloro, ligustro, etc.), sia di piantine radicate (corbezzolo, ginestre, mirto, etc.), ottenendo opere di migliore inserimento ambientale, maggiori possibilità di sviluppo funzionale e minori costi di manutenzione. Anche il rivestimento di muri di sostegno o argini può essere ottenuto con talee e/o semplice inerbimento degli interstizi intasati di terreno.
B) Cave in sotterraneo
Analogamente al caso precedente, devono essere individuate:
- le aree da utilizzare temporaneamente per l'accumulo dei materiali di scarto e dell'eventuale terreno di coltura movimentato, da rendere disponibile per la realizzazione della sistemazione ambientale;
- le aree di smaltimento definitivo degli scarti (discarica - se di pertinenza del complesso estrattivo ovvero consortile).
Il materiale di scarto derivante dall'attività estrattiva deve essere prioritariamente smaltito in situ ovvero utilizzato ai fini della sistemazione finale.
Nel caso di smaltimento dei limi da taglio nei cantieri sotterranei abbandonati, di cui alla l.r. n. 34/2002, si deve fare riferimento ai contenuti di cui all'allegato B al Decreto Dirigenziale n. 74 del 20.01.2003.
Devono inoltre essere applicate le modalità gestionali e le cautele di cui alle cave a cielo aperto per quanto riguarda:
- la regimazione delle acque di superficie e sotterranee, che deve comprendere anche il piazzale e le aree di manovra e prevederne idoneo trattamento;
- l'approvvigionamento idrico;
- le emissioni in atmosfera;
- le emissioni acustiche;
- il traffico indotto e la viabilità di accesso;
- l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica per modellamenti, consolidamenti, regimazioni, sostegni, etc..
Gli interventi di sistemazione devono riguardare tutti gli imbocchi e le piste non più necessari all'attività di coltivazione, e consistere nel completo ripristino della naturalità dei siti. Il mantenimento eventuale delle piste deve essere adeguatamente motivato (viabilità, piste tagliafuoco, etc.).
C) Discariche di materiali provenienti dall'attività estrattiva (discariche di ardesia) e discariche di inerti in generale
La progettazione deve essere effettuata coerentemente con le previsioni dei pertinenti strumenti di pianificazione (territoriale, paesistica, urbanistica), e coerentemente con quanto disposto dal D. Lgs. n. 36 del 13.01.2003, di attuazione della Direttiva Comunitaria 1999/31/CE, in materia di discariche di rifiuti.
Il rilevato di discarica deve essere progettato in modo da non compromettere la stabilità dei versanti, da garantire la propria stabilità, e da inserirsi nel contesto morfologico e paesistico senza introdurre elementi di forte artificializzazione degli assetti preesistenti, evitando quindi per quanto possibile il ricorso a sproporzionate opere di consolidamento al piede e lungo il perimetro dei rilevati (muraglioni), che rappresentano peraltro un ostacolo alla rinaturalizzazione e possono avere un rischio intrinseco rilevante sul lungo termine, in particolare in assenza di manutenzione.
La progettazione del rilevato deve avere come soli condizionamenti le esigenze di stabilità e di inserimento geomorfologico e paesistico; la disponibilità delle aree deve essere acquisita allo scopo di realizzare tali obiettivi, e non può essere un limite alla qualità progettuale dell'intervento.
Aspetti idraulici
Il livello di rischio residuo nel medio e lungo termine intrinseco alle modalità tradizionali di progettazione delle discariche di inerti (tombinatura dei rii presenti e coltivazione) può essere mitigato mediante alcuni accorgimenti di cui si forniscono le seguenti specifiche (con riferimento ai criteri regionali di cui alla DGR 357/01, come modificata dalle DGR 1095/01, DGR 290/02 ed in particolare agli allegati A e B alla DGR 357/01, dei quali peraltro è necessario tenere conto in fase di progettazione e autorizzazioni):
- la portata di piena da assumere nella progettazione relativa ad opere strutturali è quella con tempo di ritorno duecentennale (T=200) indicata nella relazione generale del pertinente Piano di Bacino. In ogni caso, tutte le tombinature o coperture, ove ammesse dalla pertinente normativa, devono garantire il deflusso della portata di piena con tempo di ritorno duecentennale;
- per i corsi d'acqua minori nonché per gli affluenti dei torrenti principali con bacino inferiore a 2 Km², salvo diversa indicazione prevista nel Piano di Bacino, si assume una portata massima ottenuta utilizzando un contributo unitario pari a 40 m³/s per ogni chilometro quadrato di superficie del bacino sotteso;
- gli studi idraulici alla base della progettazione delle opere devono essere effettuati in conformità all'allegato B di cui alla DGR 357/01, per quanto riguarda sia la schematizzazione modellistica sia i parametri da adottare. In particolare, nel caso specifico, può essere impiegato lo schema di corrente monodimensionale in condizioni di moto permanente, purché sia descritto il modello matematico utilizzato per le verifiche idrauliche, con l'esplicita indicazione di ogni elemento utile alla interpretazione dei risultati, con particolare riferimento alle scabrezze utilizzate, alle condizioni al contorno assunte, e a ogni altra ipotesi adottata nel calcolo.
Nelle parti non indagate dalla pianificazione di bacino, si ricorda che tutte le opere devono avere franchi adeguati, rispetto al livello di piena previsto per la portata duecentennale. Per i corsi d'acqua sul reticolo idrografico principale i franchi non devono essere inferiori al valore maggiore tra:
a) il carico cinetico della corrente determinabile come U2/2g, dove U è la velocità media della corrente (m/s) e g è l'accelerazione di gravità (m/s2) (valore particolarmente rilevante per correnti veloci) ed
b) i valori per categorie di opere di seguito indicati:
I. argini e difese spondali - cm. 50/100
II. ponti e similari fino a estensioni longitudinali di m. 10 - cm. 100/150
III. coperture o tombinature, ponti e similari oltre m. 10 - cm. 150/200
ove i due valori estremi corrispondono rispettivamente a bacini poco dissestati con previsione di modesto trasporto solido ed a bacini molto dissestati con previsione di forte trasporto solido in caso di piena.
Per le opere di cui al punto III, nel caso di modesta rilevanza dell'opera stessa e di bacini ben sistemati, il valore minimo del franco come sopra indicato può essere derogato dall'amministrazione competente fino a 100 cm.
Le opere di tombinatura e di copertura, ove ammesse, devono essere realizzate secondo i seguenti indirizzi generali:
1. deve essere garantita una sezione di deflusso netta interna di dimensioni minime di 1,60 x 1,60 metri, salvo il caso di tombinature o coperture connesse alla realizzazione di infrastrutture viarie sui colatori minori per le quali deve essere garantita una sezione di deflusso minima superiore al metro quadrato, fermo restando la possibilità per la Provincia, qualora se ne ravveda la necessità, di prescrivere dimensioni superiori al fine di consentire manutenzioni anche con macchine operatrici;
2. deve essere predisposto un programma di mantenimento della sezione di deflusso di progetto ed effettuata almeno due volte all'anno, e comunque ogni qualvolta se ne presenti la necessità, la pulizia degli attraversamenti da parte del proprietario e/o concessionario;
3. devono essere previste opere di intercettazione del materiale nelle zone di imbocco e, in casi specifici, per i corsi d'acqua del reticolo principale, apposita vasca di sedimentazione a monte; di detta vasca deve essere predisposto un adeguato programma di sghiaiamento;
4. devono essere utilizzati materiali che garantiscano una durevolezza estremamente elevata, escludendo quelli che necessitano di manutenzione frequente;
5. il dimensionamento del sistema di drenaggio e regimazione delle acque meteoriche del corpo della discarica, deve essere fatto sulla base di eventi meteorici aventi periodo di ritorno maggiore od uguale a 50 anni. La particolare pericolosità di fenomeni di fallanza della rete di drenaggio superficiale impone il dimensionamento della stessa per periodi di ritorno superiori a quelli normalmente utilizzati per il dimensionamento in casi diversi (compresi di norma tra 5 e 20 anni).
In aggiunta alle modalità tradizionali di coltivazione, si raccomanda di realizzare una o più vie d'acqua preferenziali, costituite da un'opportuna sagomatura del corpo della discarica. Lo scopo di queste "vie d'acqua" è quello di consentire, in caso di occlusione, anche parziale, della tombinatura di fondo, il convogliamento della portata liquida in eccesso a valle del corpo della discarica, impedendo il dilavamento della stessa, oltre a smaltire le acque di ruscellamento provenienti dai versanti.
Inoltre, potrebbero costituire dei "solchi morfologici" che, nel lunghissimo periodo, andrebbero a formare un nuovo alveo per il corso d'acqua, conducendo quindi ad una completa rinaturalizzazione del sito. Le sponde di queste opere potranno essere consolidate mediante l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica atte ad impedire l'erosione delle stesse. Il dimensionamento complessivo delle suddette "vie d'acqua" deve essere eseguito sulla base della portata di massima piena di progetto della tombinatura.
Ovunque tecnicamente possibile, è auspicabile che il sistema delle vie d'acqua sostituisca la tombinatura; tale previsione, corredata degli opportuni requisiti tecnici, rappresenta elemento di preferenzialità nella valutazione di compatibilità ambientale di un intervento, in quanto ne consente un miglior inserimento ambientale anche nel lungo termine.
Si ha ragione di ritenere che i costi di realizzazione di questi interventi possano essere inferiori a quelli di realizzazione di una tombinatura; tali opere necessitano inoltre di lavori di manutenzione limitati, facilmente valutabili "a vista" con un semplice sopralluogo.
Gestione
La gestione delle discariche deve avvenire attuando tutti gli accorgimenti idonei a mitigare le emissioni in atmosfera, le emissioni acustiche, il disturbo alla viabilità pubblica ed ai centri e nuclei abitati, le emissioni nelle acque superficiali e sotterranee (vedi parte relativa alle cave).
D) Sistemazione ambientale: interventi di rinaturalizzazione
La sistemazione ambientale deve essere condotta contestualmente all'attività estrattiva e/o di coltivazione di una discarica, allo scopo di garantire una rapida rinaturalizzazione del sito e di favorire la stabilità dei fronti e dei versanti. In particolare deve essere intrapresa immediatamente, alla conclusione di ogni singolo lotto di coltivazione, sia che ci si riferisca ad una cava che ad una discarica.
Nel caso di rinaturalizzazione, ai fini della corretta progettazione degli interventi di recupero, deve essere svolta l'analisi dettagliata delle componenti vegetazionali presenti sia all'interno della zona di attività estrattiva sia in un suo adeguato intorno. Deve inoltre essere definita la stratificazione originaria del terreno, soprattutto in termini di sviluppo verticale (spessore) dello strato superficiale attivo, ricco di humus e attività microbica, e del sottostante strato inerte, dove si ha l'accumulo delle sostanze dilavate. L'insieme di questi due strati costituisce il cosiddetto terreno di coltura. Ciò al fine della ricostituzione di un suolo fertile analogo a quello originario.
In ogni caso, è necessario intervenire allo scopo di favorire il recupero naturale della vegetazione, mediante ricarico di terreno e immediato inerbimento (semina o idrosemina), con contestuale ricorso ad opere di stabilizzazione quali palizzate, etc., ovvero interventi antierosivi di rivestimento quali reti, stuoie, feltri, etc., in generale poco costose ed efficaci.
Tali accorgimenti sono efficaci nell'accelerare il processo dinamico di evoluzione pedogenetica e produzione di humus; anche la diffusione di residui vegetali trattati con una cippatrice o una sminuzzatrice può essere utile.
Il miglioramento del terreno e la protezione dal sole, dal vento, dagli sbalzi termici, garantita dal manto erboso, e col tempo dal manto arbustivo, consentiranno di intervenire successivamente con la messa a dimora di giovani esemplari di specie arboree; in seguito la copertura vegetale potrà essere lasciata libera di evolvere spontaneamente.
Gli esemplari messi a dimora devono appartenere a specie autoctone e derivare da esemplari appartenenti alla flora ligure, adattati a svilupparsi nelle stesse condizioni fitoclimatiche e podologiche del sito oggetto di intervento, così da garantire tra l'altro maggior successo nell'attecchimento, meglio ancora se accantonate durante i lavori di preparazione del fronte.
Il materiale vivo da utilizzare è rappresentato da piantine preferibilmente in fitocella, in contenitore, con pane di terra, di altezza 20-50 cm, età 2-5 anni, se proveniente da vivaio, ovvero materiale accantonato in loco.
La sistemazione finale deve inoltre specificare il piano manutentivo-gestionale successivo alla conclusione dell'attività estrattiva o di coltivazione, atto a garantire le cure colturali post-impianto necessarie all'attecchimento ed al successo del ripristino dell'area.
Deve essere garantito l'attecchimento del 95% di tutte le piante. Per attecchimento s'intende quando al termine di 90 gg. a decorrere dall'inizio della prima vegetazione successiva alla messa a dimora, le piante si presentino sane e in buono stato vegetativo. La manutenzione delle opere a verde, anche per le eventuali piante prees