Andare oltre i confini: le imprese italiane all’estero

A inizio 2016 le previsioni per il mercato edile vedevano in questo 2016 la svolta per l’inizio di una nuova crescita del mercato edile e immobiliare. Previsioni che dopo sei mesi tornano a toni più cupi, nonostante si incoraggi un cambiamento e uno slancio attraverso nuove strategie. Non più crisi ma cambiamento. In un quadro di difficoltà e ostacoli, alcuni dei protagonisti si sono spostati all’estero, trovando spesso possibilità di sviluppo più ampie.
In Italia ci troviamo ogni giorno di fronte a notizie e analisi di mercato che possono scoraggiare chi opera nel settore. Di recente diffusione i dati Ance che annunciano il 2017 come il decimo anno di una crisi che sembra non finire mai e nuove perdite per l’anno prossimo. Per chi lavora nel settore edile in Italia, la speranza va alla possibilità di introdurre e sviluppare adeguate politiche di ripresa e di investimenti che porteranno ad imboccare una strada più solida verso la ricrescita. Un cambiamento in positivo che necessita di impegno e sicuramente pazienza.
Molti operatori del settore però, già da vari anni, hanno pensato di ampliare il proprio raggio d’azione e spostarsi su mercati che offrissero loro maggiori possibilità. Il fatturato delle imprese di costruzioni italiane che lavorano all’estero è continua crescita da alcuni anni a questa parte e sembrerebbe che la direzione non si appresti a cambiare in un immediato futuro. L’internazionalizzazione è approdata anche nel mondo delle costruzioni e non si può più parlare di novità, in quanto sono molte le imprese che hanno ormai un giro d’affari solido e geograficamente dislocato in diverse aree oltre i confini nazionali. Questo processo è iniziato con grandi imprese, dotate di una certa struttura, ma si sta pian piano ampliando anche ai più “piccoli”. La maggior parte delle imprese che ha effettuato questa scelta ha riscontrato una crescita del fatturato costante e questa tendenza continua tuttora. Alle piccole imprese serve quindi il “piano giusto” e la convinzione di potersi lanciare in nuovi mercati, riuscendo a far fronte alle difficoltà che incontrano ancora all’interno del nostro Paese.
Ance si impegna per il sostegno delle imprese che si applicano all’estero, ritenendo fondamentale il processo di internazionalizzazione. Importante puntare sui mercati strategici, quali l’Africa, cercando la possibilità di avviare cantieri in quei paesi che offrono molte possibilità in termini di sviluppo infrastrutturale e di urbanizzazione. L’ultimo rapporto Ance relativo alla presenza italiana nel mercato estero, riporta che il fatturato supera i 10 miliardi e il 2015 è stato il decimo anno consecutivo di crescita del fatturato prodotto oltreconfine, aumentando ancora di un ulteriore 10,2%, con un balzo dal 2004 del 237%.
Tra i dati più significativi, emersi dall’indagine, c’è il forte incremento della presenza nei mercati europei, che nel 2014 sono arrivati a rappresentare il 40,7% di tutto il portafoglio lavori, mentre nel 2013 erano appena il 10%. Tra le principali nuove acquisizioni si segnalano la Francia (786 milioni) e la Polonia (678 milioni).
In occasione della presentazione del rapporto, il Vicepresidente Ance Giandomenico Ghella si è così espresso: “È un quadro che conferma come le imprese italiane di costruzione stiano acquisendo fette sempre più grandi di mercato a livello internazionale. Un risultato raggiunto anche grazie all’intenso lavoro di diplomazia economica, che vede al centro l’azione della Farnesina assieme al Ministero dello Sviluppo Economico, all’Agenzia Ice, alla Sace e al sistema bancario, sempre al fianco delle imprese nelle missioni all’estero”.
Un recente seminario organizzato dall’Ance, dal titolo “Successi delle imprese italiane nei Paesi più industrializzati”, ha avuto come tema il crescente numero dei contratti di lavoro (soprattutto pubblici) che le imprese di costruzione italiane hanno siglato nei paesi industrializzati. Si tratta di imprese con un reddito elevato e una struttura fortemente competitiva, delle best practice che sfatano il mito secondo il quale le imprese italiane “sono forti nei Paesi deboli e deboli nei Paesi forti”. Al seminario hanno partecipato imprese e società di ingegneria, operanti in molti paesi europei e negli Stati Uniti, riportando le proprie esperienze positive e dimostrative di quanto possano fare le imprese italiane.
A conclusione del seminario i partecipanti sono arrivati a convergere su una posizione comune, che vede con positività lo sviluppo di “forme collaborative tra società di ingegneria ed imprese di costruzione a reciproco vantaggio e per lo sviluppo di una sana e seria lobby del sistema Italia all’estero”.

Un’indagine dai risultati positivi
Il rapporto dell’Ance sulla presenza delle imprese di costruzione italiane nel mondo, svolto nel 2015, è basato su un campione di 38 imprese operanti nei mercati esteri, oltre a quello italiano, e rappresenta la quasi totalità delle attività internazionali dell’industria delle costruzioni civili italiane. I bilanci aziendali che hanno permesso di svolgere lo studio, sono relativi all’esercizio finanziario del 2014, offrendo una fotografia nel “Made by Italy” delle costruzioni nel mondo. Per quanto riguarda il mercato interno, la lettura dei dati permette una visione limitata in quanto fa riferimento al campione delle imprese considerate per il mercato estero. Sono comunque presenti soggetti fra loro eterogenei, includendo imprese di medie e piccole dimensioni, che hanno però fortemente imboccato la via dell’internazionalizzazione.
La crescita delle imprese di costruzione italiane all’estero, come anticipato, sembra continuare senza battute di arresto e il 2014 ha visto un incremento del fatturato pari al 10,2% e il valore della produzione è stato pari a circa 10,5 miliardi.
A fine 2014, il valore complessivo delle commesse ha superato i 72 miliardi di euro (il portafoglio lavori totale è di 41 miliardi), ottenuto grazie ai 662 cantieri presenti in 85 Paesi. Nel corso del 2014 sono stati sottoscritti 187 nuovi contratti per un importo complessivo di 10,5 miliardi di euro.
Tali risultati sono stati ottenuti grazie ad una internazionalizzazione sempre più spinta: le 38 imprese italiane parte del rapporto Ance 2015 hanno creato o controllano circa 250 imprese di diritto estero. Le scelte strategiche prese nel corso degli anni hanno permesso di conseguire una crescita nei mercati esteri in grado di assicurare un business stabile. Da sei anni il fatturato oltreconfine rappresenta oltre il 50% del totale della produzione; nel corso del 2014 ha raggiunto il picco del 64,1%. Le imprese italiane parte del campione si distinguono sui mercati globali per la loro spiccata capacità di realizzare e gestire complessi sistemi infrastrutturali (autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, opere idrauliche, generazione e distribuzione dell’energia e dell’acqua, complessi immobiliari, strutture sanitarie avanzate, cicli ambientali, restauro). Tali capacità rendono il sistema italiano delle costruzioni un partner affidabile per i principali player internazionali del settore. Anche nel mercato delle concessioni, il sistema delle costruzioni italiano si distingue positivamente: il controvalore dei 24 contratti di concessione supera i 35 miliardi di euro, per una quota italiana di oltre 5 miliardi.

Un fatturato che continua a crescere

Il risultato che mostra l’aumento del fatturato delle imprese di costruzioni che operano all’estero, ne conferma un andamento ormai consolidato. Anche negli anni precedenti la crescita era stata notevole, con un aumento dell’11,1% nel 2012 e dell’8,6% nel 2013. L’importanza di questi numeri diviene ancor più importante se paragonati all’andamento del mercato interno, nel quale il fatturato delle stesse aziende che crescono all’estero, è diminuito anche più del 7% in ambito nazionale dal 2013. Questa tendenza negativa è ormai un ripetersi ogni anno, con 5 anni di segni negativi. Ne consegue che coloro che sono riusciti ad investire nel mercato estero, con conseguenti crescite del fatturato, hanno man mano puntato sempre più su questo “cavallo vincente”, anche a causa della crisi senza fine e delle scarse risorse destinate alle infrastrutture in Italia. La sostituzione dell’attività estera a quella italiana è dimostrata dall’aumento del 273,5% del fatturato estero rispetto al calo del -13,7% di quello nazionale nel medesimo periodo, con una media di un calo dell’1,6% annuo. Ancor più esemplificativo il confronto per percentuali, con il fatturato estero che nel 2004 rappresentava il 31% dell’attività globale delle aziende e che vale oggi – dopo 10 anni – oltre il 64% del fatturato totale.
La forbice tra il trend del fatturato estero e quello nazionale continua, inesorabilmente, ad ampliarsi. La crescita delle attività oltreconfine è accompagnata da un adeguamento costante della struttura organizzativa: alla fine del 2013, le 38 imprese del campione erano operative in 89 Paesi con circa 250 imprese di diritto estero. Dai dati relativi agli ultimi tre anni, le imprese di dimensione piccola e media fanno registrare le criticità tipiche riscontrate nella fase di allargamento del perimetro di attività all’estero.

L’Italia all’estero, una presenza forte
L’Italia è sempre più presente all’estero e nel rapporto Ance 2015 i numeri presentati vedono un totale di 662 commesse affidate ad aziende italiane, per un valore complessivo di quasi 73 miliardi di euro e un portafoglio lavori di circa 41 miliardi. Nel corso del 2014 sono state 187 le nuove acquisizioni, per un importo totale di oltre 10,5 miliardi di euro. Dal generale trend di crescita spicca sugli altri anni il 2013, che aveva raggiunto i 17 miliardi di euro di nuove acquisizioni e in cui 4 opere da sole superarono il valore di Euro 7,6 miliardi (lavori ferroviari e stradali). Questi dati sono la prova della competitività delle aziende italiane, sia sul piano economico che su quello tecnologico.
Altro importante elemento che emerge dal rapporto con l’Ance riguarda la localizzazione dei cantieri italiani all’estero. Al di fuori dell’Europa, sono molti i paesi in via di sviluppo in cui è possibile investire nel settore delle costruzioni. La presenza italiana, quindi, prosegue anche al di là di situazioni di grande instabilità politica e di volatilità economica registrate in varie aree. Sono molti i fattori che incidono sull’andamento del mercato estero e che creano instabilità, si pensi alle situazioni di crisi di vari paesi del Medio Oriente o del Nord Africa, al rallentamento dei BRIC, da combinare con dinamiche discendenti dei prezzi delle risorse naturali, che hanno un rilevante impatto sul mercato internazionale delle infrastrutture.
Le imprese italiane, nel corso del 2014, hanno operato in 852 differenti paesi, entrando in sei nuovi mercati (Austria, Bosnia, Erzegovina, Gibuti, Benin, Tanzania, Uganda) e hanno completato le attività in 10 Paesi. Per quanto riguarda le concessioni, settore di attività in cui le imprese di costruzione sono sempre più attive, alla fine del 2014 erano 24 i contratti in essere, localizzati in 10 Paesi (Argentina, Australia, Cile, Colombia, Costa Rica, Honduras, Perù, Regno Unito, Turchia e Malta), per un controvalore di 35,4 miliardi di euro circa, di cui 5,2 circa di diretta competenza delle imprese italiane.

I Paesi del “Made by Italy”
Ora ci si porrà sicuramente la domanda rispetto quali siano i Paesi esteri scelti dagli italiani per svolgere la propria attività. Secondo il rapporto Ance l’Unione Europea è l’area in cui sono concentrati i lavori di importo maggiore con una quota del 26,4% del valore totale. Il 14,3% si concentra nei Paesi dell’Europa extra UE. Pertanto il 40,7% del valore complessivo delle nuove commesse è concentrato in Europa. Nel corso del 2014 le imprese italiane si sono aggiudicate lavori di importo ragguardevole in Francia, Polonia, Austria, Slovacchia e Turchia. Questo dato segna un cambiamento rispetto la situazione dell’anno precedente, in cui le nuove commesse localizzate nei paesi europei era pari al 10% e tra le cause si presenta sicuramente l’aumento dei fattori di instabilità e di rischio in altre aree geografiche.
Se ci si allontana dall’Europa un luogo privilegiato è l’America Meridionale che rappresenta il secondo mercato per nuove commesse e oltre il 25% delle nuove acquisizioni si concentra qua. La crescita di quest’area è di notevole entità, infatti nell’anno precedente solo il 7,2 % delle nuove commesse si trovava in Sud America. Di minore importanza il mercato del Nord America, le cui commesse rappresentano il 7,96% del totale. Si ridimensiona anche il Nord Africa che rimane al quarto posto fra i mercati interessati dalla presenza italiana, ma che vede solo l’8,6% del totale delle nuove commesse. Seguono l’Africa Sub-Sahariana con il 7% delle nuove acquisizioni, l’Asia e l’Oceania, che rappresentano rispettivamente il 2,9% e il 2,2% delle nuove acquisizioni.
Se invece delle nuove commesse si considera il portafoglio lavori complessivo allora la distribuzione geografica cambia, ma il primato rimane comunque al Sud America, dove si concentra il 25,1% dell’intero valore dei lavori. Nei paesi UE è collocato l’11,1% dei lavori complessivi mentre il Medio Oriente si conferma il terzo mercato per le aziende di costruzioni, con particolare attenzione ad Arabia Saudita, Qatar e Kuwait.
Continua a rimanere stabile il peso dei Paesi africani: nell’area Sub-Sahariana è localizzato il 10,7% delle commesse totali (nel 2013 era l’11,6%), mentre la quota del Nord Africa è pari al 10% circa (nel 2013 rappresentava il 10,8%). Il 10% circa del totale del portafoglio complessivo è rappresentato dai lavori che le imprese di costruzione italiane stanno realizzando in America (il 5,2% in Nord America e il 4,7% in America centrale).
Cambiamo di nuovo il punto di vista e guardiamo alla distribuzione dei lavori sulla base del valore delle commesse. Così facendo è l’Algeria il paese con un valore maggiore di contratti stipulati, per un totale che supera gli 820 milioni di euro. Seguono la Francia con 786 milioni, la Russia con 704 milioni e la Polonia con 678 milioni di euro.
Infine, in una classifica generale, rimane il Venezuela il mercato più importante per le imprese italiane, grazie anche alle rilevanti commesse degli anni passati.

Cosa costruiamo all’estero?
Le commesse delle imprese italiane che hanno percorso la strada dell’internazionalizzazione sono di diversa natura, ma un ruolo particolarmente significativo è giocato dalle infrastrutture, in particolar modo dal settore ferroviario. Le commesse di questa tipologia sono infatti il 28,5% dell’intero valore delle commesse italiane internazionali.
Anche le opere stradali rappresentano una buona fetta dei lavori e corrispondono al 22% del totale, grazie in particolare ai progetti in Russia, Algeria, Libia, Australia, Colombia e Turchia.
I dati del 2014 confermano come uno dei core business delle imprese italiane siano le opere idrauliche, che rappresentano il 18% circa del portafoglio lavori. Tali opere sono localizzate soprattutto in Etiopia, Sud Africa, Argentina, Stati Uniti, Colombia, Emirati Arabi, Malaysia e Venezuela. Complessivamente, le infrastrutture a rete (ferrovie, autostrade, metropolitane, oleodotti, gasdotti, reti elettriche e idriche) rappresentano quasi il 70% del portafoglio lavori delle imprese italiane. Nonostante rappresenti una piccola fetta del mercato, non mancano le attività nel settore strettamente edile, residenziale e non, che nel 2014 arriva a toccare il 7% del totale del portafoglio lavori. Le tipologie maggiormente realizzate sono quelle legate al settore ospedaliero e carcerario, oltre ai business center, gli hotel, le università e i centri di ricerca, i musei e i parcheggi.
Infine, per quanto riguarda gli interventi in campo ambientale (impianti di smaltimento rifiuti, potabilizzazione, dissalazione e impianti “waste to energy”) è da sottolineare che stanno assumendo sempre più importanza, grazie al crescente know-how acquisito negli anni.

Una guida per le imprese

Il Comitato pmi internazionale dell’Ance, guidato da Gerardo Biancofiore, vuole concretamente aiutare le imprese che sono pronte ad intraprendere un percorso di internazionalizzazione e necessitano di un vademecum in grado di ricordare loro gli aspetti principali da valutare. Da qui la guida “L’internazionalizzazione delle pmi di costruzioni italiane”, che in poche pagine delinea il quadro di riferimento e gli strumenti finanziari e assicurativi a sostegno dei progetti di internazionalizzazione. Una dritta sulle informazioni legislative più importanti da approfondire, con l’obiettivo di fornire gli strumenti necessari per la pianificazione della propria partecipazione ai bandi esteri.
Per immettersi nel mercato internazionale serve consapevolezza e preparazione, così come è importante essere in grado di fare sistema e offrire competenze integrate. Gli operatori del settore, quindi, devono conoscere il mercato in cui vogliono entrare, sapere quali relazioni occorre sviluppare, il quadro normativo di riferimento, le politiche sociali. Le imprese, anche se piccole, devono imparare ad essere precise rispetto una serie di dati ed informazioni necessarie e spesso questa cultura di fare impresa viene meno nelle imprese che hanno sempre lavorato in Italia, ancor di più se di modeste dimensioni.
In un’epoca in cui la globalizzazione è inevitabile in ogni settore, diviene necessario il cambiamento, in questo caso, dell’impresa tradizionale. Le decisioni dell’impresa, le strategie di marketing, le strutture organizzative, devono essere ponderate e studiate in modo nuovo, secondo obiettivi di sviluppo che spesso si differenziano rispetto quelli che contraddistinguono il solo mercato interno. Ance vuole aiutare le imprese a rispondere a determinate domande: devo veramente internazionalizzare? Qual è il costo di questa operazione? In quanto tempo l’ammortizzo? Da dove comincio? Chi mi può aiutare? Sono strutturato e capitalizzato opportunamente?
Per quanto non esistano risposte univoche e universalmente valide a queste domande, si può comunque affermare che certamente non c’è spazio per l’improvvisazione.
Al di la della tipologia e del grado di internazionalizzazione che un’impresa vuole raggiungere, la guida illustra alcuni passaggi su cui è importante focalizzare la propria attenzione:
- Sviluppare una strategia di medio-lungo termine, definendo una strategia di posizionamento su uno specifico mercato;
- Studiare e capire Paesi e mercati in cui si vuole operare.
- Selezionare in modo accurato un partner locale (soprattutto nei mercati extra europei).
- Dotarsi di una struttura manageriale adeguata, poichè per competere nei mercati internazionali serve un’organizzazione con funzioni strategiche: marketing, sviluppo export, ecc.
- Sviluppare strategie di collaborazione Aggregarsi (J.V., reti di impresa, ecc.) diventa fondamentale per conciliare la ridotta dimensione aziendale con la necessità di dotare l’impresa di funzioni in grado di sviluppare un’azione commerciale estera solida, continuativa ed efficiente.
Come dimostrano questa guida e le informazioni reperibili anche online da diverse fonti, il tema dell’internazionalizzazione è attuale e caldo. Le imprese interessate all’internazionalizzazione vedono, quindi, i tempi più che maturi per tentare di approdare al mercato estero, con il sostegno necessario. I problemi per chi inizia questo percorso non sono sicuramente tutti risolti, ma le best practice sono sotto gli occhi di tutti e incoraggiano anche chi ancora tentenna.
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