Edifici storici e sostenibilità un binomio necessario ma complesso
L’introduzione dei criteri di efficienza energetica e comfort ambientale, rendono complesso l’intervento sul patrimonio antico, dove si chiedono rispetto e valorizzazione delle qualità estetiche, materiche e spaziali, compatibilità e reversibilità degli interventi.
In linea generale, l’edificio antico sfrutta l’inerzia termica delle
murature, è costruito con materiali che trattengono un’alta
percentuale di umidità, è concepito per essere traspirante al
vapore e si avvale della ventilazione naturale per smaltire aria
viziata e per raffrescare. La conoscenza delle caratteristiche
dell’immobile storico dovrebbe essere il punto di partenza per
un corretto intervento. Il comportamento energetico e ambientale
dell’edificio antico, infatti,è molto diverso da quello moderno,
proprio perché la progettazione era basata sull’utilizzo delle
risorse disponibili. Gli edifici antichi sono sviluppati a partire da
uno stretto legame con l’ambiente naturale, basato sullo studio
di caratteristiche geometriche, variabili climatiche (pressione atmosferica,
stato termico e umidità relativa dell’atmosfera, stato
del cielo, regime dei venti, precipitazioni, radianza diretta e diffusa,
…), parametri geografici (latitudine, rapporto tra massa di terra
e superficie d’acqua, altezza sopra il livello del mare), topografici (altezza, orientazione e struttura del suolo del luogo, direzione
dei venti prevalenti) e biologici (caratteristiche della flora e della
fauna locali).
I criteri costruttivi erano basati su elementi comuni
e ripetibili per i diversi climi, quali:
- conformazione urbana compatta,utilizzata per la difesa dal caldo
e dal freddo;
- posizione rispetto alla direzione prevalente del vento;
- orientamento ottimale rispetto al sole per sfruttarne i benefici
di riscaldamento passivo;
- protezione climatica selettiva ottenuta con la vegetazione naturale,
per garantire ombreggiamento solare e convogliamento
dell’aria nei climi caldi, e difesa dal vento in quelli freddi;
- colore delle finiture superficiali di edifici e pavimentazioni scelto
per massimizzare i fenomeni di accumulo e di riflessione solare,
rispettivamente nei climi freddi e caldi;
- attenuazione dei picchi termici ottenuta con l’evaporazione
dell’acqua.
In linea generale, l’edificio antico sfrutta l’inerzia termica delle murature,
è costruito con materiali che trattengono un’alta percentuale
di umidità, è concepito per essere traspirante al vapore e
si avvale della ventilazione naturale per smaltire aria viziata e per
raffrescare.
Con l’avvento dell’epoca industriale, il rendimento superiore dei
combustibili fossili rispetto alle fonti fino ad allora utilizzate ha
contribuito a diffondere l’idea che l’energia sarebbe stata inesauribile,
a basso costo e priva di ricadute negative. Per questo,
il benessere microclimatico è stato sempre maggiormente
garantito dalla presenza di impianti di climatizzazione (prima di
riscaldamento e più recentemente di raffrescamento), di isolamento
termico e di sistemi di impermeabilizzazione (mediante
barriere al vapore, guaine, membrane...). Per questo, gli interventi
di efficentamento adatti per un edificio di nuova progettazione
possono essere inadeguati o addirittura deleteri per uno antico.
L’approccio all’edificio storico da riqualificare
La base per definire l’intervento su un edificio storico è costituita
da un’approfondita diagnosi delle caratteristiche storiche, materiche,
artistiche ed energetiche. Una corretta prassi operativa prevede
l’integrazione tra le tecniche di restauro conservativo, diagnosi
energetica, valutazione prestazionale e analisi del comfort, al fine
di restituire una visione complessiva dello stato di conservazione
dell’immobile anche per quanto concerne gli aspetti legati al degrado,
alle prestazioni in essere e alle possibilità di intervento. Si tratta
di una “procedura sistematica” che consente di conoscere le caratteristiche
e i problemi dell’edificio, nell’ottica di definire gli interventi
di riqualificazione energetica, ambientale, spaziale più opportuni.
In
linea di massima si compone di quattro fasi che riguardano:
- raccolta delle informazioni relative agli aspetti edilizi, impiantistici
e gestionali;
- realizzazione del modello fisico dell’edificio, con particolare attenzione
alla modellazione energetica;
- individuazione degli interventi migliorativi più opportuni per risolvere
i problemi spaziali, funzionali,
energetici e gestionali;
- valutazione tecnica ed economica della fattibilità degli interventi
proposti.
Il rilievo geometrico è essenziale nelle operazioni diagnostiche,
in quanto fornisce i dettagli strutturali e identifica gli elementi sui
quali concentrare le indagini più approfondite. Questa fase deve
essere accompagnata da un’analisi documentaria dell’evoluzione storica della struttura, atta a giustificare la presenza di determinate
tecnologie, materiali, modalità di posa in opera, disomogeneità e
danneggiamenti. I dati relativi alla gestione, allo stato di conservazione,
al funzionamento impiantistico e alla presenza di eventuali
degradi possono essere ottenute mediante un esame visivo.
La raccolta delle informazioni termo fisiche può avvenire attraverso
l’impiego delle tecniche non distruttive, quali la termografia
a raggi infrarossi, il Blower Door Test, il Penetrant Test, l’analisi
sonica, l’analisi termo flussimetrica e il monitoraggio energetico e
ambientale. La termografia consente di mappare la temperatura
superficiale apparente dei corpi, misurando la radiazione infrarossa
emessa. La presenza di anomalie nella distribuzione termica
superficiale denuncia l’esistenza di problematiche strutturali, energetiche,
conservative e impiantistiche nell’edificio, legati alla stratigrafia
della parete, alle caratteristiche fisiche dei materiali, allo stato
di conservazione, alle tecniche di posa, alla presenza di infiltrazioni
d’aria, acqua, germinazioni microbiche, umidità interstiziale, distacchi
superficiali, malfunzionamenti degli impianti di climatizzazione,
inefficienza dei sistemi solare fotovoltaico e termico. L’analisi può
essere supportata dal Blower Door Test per quantificare le infiltrazioni
d’aria provenienti dai diversi componenti edilizi.
Parallelamente, l’esame con liquidi penetranti è utilizzato per ispezionare
l’integrità superficiale del bene attraverso la localizzazione
di discontinuità, cricche, porosità e ripiegature. Le indagini soniche,
attraverso la conoscenza delle modalità di propagazione delle
onde elastiche nei corpi solidi, permettono di conoscere l’omogeneità
di una parete e, quindi, di capirne i materiali costituenti. L’analisi
termo flussi metrica rileva il valore della resistenza e della conduttanza
dell’involucro opaco dell’edificio. Infine, il monitoraggio
ambientale può fornire informazioni oggettive sulle reali modalità
di utilizzo dell’edificio da parte degli utenti, specie per quanto riguarda
le temperature operanti e il funzionamento degli impianti
di climatizzazione invernale ed estiva. Attualmente esistono molti
software per analizzare il comportamento energetico di un immobile.
I sistemi hanno livelli di accuratezza differenziati in base
alla finalità dell’indagine, alla sofisticazione degli algoritmi di calcolo,
all’utenza cui si rivolgono, alla modalità di introduzione dei dati, alla
tipologia di risultati prodotti, alla possibilità di simulare specifiche
condizioni architettoniche, etc.
Le procedure attualmente in uso
e, di conseguenza, i software di simulazione sono basati su due
modalità distinte di calcolo energetico:
- calcolo in regime quasi stazionario, effettuato su base mensile
o stagionale, che prevede semplificazioni nell’introduzione delle
informazioni relative agli scambi termici che interessano l’edificio;
- calcolo in regime dinamico che considera intervalli di tempo
brevi al fine di tenere conto del calore accumulato e rilasciato
dalla massa dell’edificio.
I metodi operanti in regime stazionario si basano su procedure e
su banche dati definite dalla normativa nazionale (Norma UNI TS 11300, 2008) e, per questa ragione, sono ampiamente utilizzati per
certificare il comportamento e per attestare la classe energetica
degli edifici. Per il patrimonio storico sono poco attendibili, specialmente
per quel che concerne l’involucro edilizio. I dati relativi alle
caratteristiche e alle prestazioni termofisiche del sistema edificioimpianto
devono essere misurati attraverso indagini diagnostiche
da effettuare direttamente sul bene, a fronte però di tempi e costi
abbastanza rilevanti. Le banche dati si riferiscono a pochi elementi
costruttivi, troppo generici e poco rappresentativi delle strutture
storiche, oltre che a materiali in perfetto stato di conservazione
e tecniche costruttive moderne (in realtà gli immobili storici hanno
spesso problemi di degrado, umidità interstiziale e superficiale,
materiali misti e realizzazioni di diverse epoche storiche).
La modellazione energetica di tipo dinamico può fornire un valido
contributo per selezionare gli interventi di efficientamento compatibili
con il valore storico dell’immobile. Questi software sono
basati su un approccio integrato volto a valutare l’intero sistema
edificio-impianto dal punto di vista costruttivo e gestionale in
quanto analizzano simultaneamente i flussi termici, elettrici, luminosi,
acustici, ventilativi, il comportamento e le modalità di utilizzo
degli occupanti. I sistemi richiedono una perfetta conoscenza di
dati geometrici, climatici, termo fisici e gestionali, molto difficilmente
ottenibile per gli edifici esistenti.
I problemi principali riguardano il reperimento dei dati termo fisici,
che non possono essere recuperati attraverso le banche dati
normative, gli abachi costruttivi e la letteratura di riferimento che
risultano troppo generici. Inoltre, in molti dei casi neppure le analisi
diagnostiche di tipo strumentale possono essere di aiuto nel
reperimento di tutti i dati necessari per effettuare la simulazione.
Ad oggi, comunque, la modellazione dinamica può essere utilizzata
come strumento di confronto tra due scenari progettuali,
al fine di definire i benefici legati a ciascuna tecnologia rispetto al
fabbisogno energetico complessivo dell’immobile. Da un lato, se le
tecniche e le procedure di diagnostica energetica hanno raggiunto
ormai livelli molto avanzati anche applicati al patrimonio culturale,
dall’altro la simulazione dinamica richiede approfondimenti ulteriori,
con l’elaborazione di banche dati specifiche per il patrimonio
storico e di modelli in gradi di simulare l’inerzia termica delle pareti
e la ventilazione tipica di un immobile storico. Esistono anche
software che simulano il comportamento termoigrometrico delle
pareti, come WUFI e Delphin, aiutando il progettista nella progettazione
di nodi critici dell’involucro edilizio.
La riqualificazione energetica
dell’edificio storico
La logica di intervento deve partire dalla minimizzazione delle
perdite per trasmissione attraverso le superfici opache (coperture,
pareti, solette e basamenti) e dal miglioramento delle prestazioni
dei serramenti in termini di dispersione per trasmissione
e per ventilazione, per poi agire sugli impianti termici ed elettrici
e sull’inserimento delle fonti rinnovabili.
In tutte queste fasi, giocano
un ruolo centrale le tecniche di gestione (sistemi di controllo,
procedure di maintenance e di gestione) che permettono di conseguire
significativi risparmi di energia. Un sistema didattico molto
interessante è “Responsible Retrofit Guidance Wheel” (http://
responsible-retrofit.org/wheel), che consente di vedere la compatibilità
e gli impatti che nascono nell’applicare diversi interventi.
Isolamento delle superfici opache
Una prima forma di efficentamento energetico riguarda l’applicazione
di un isolamento esterno o interno delle superfici opache.
Sulle pareti storiche la tecnica è difficilmente applicabile, in quanto
ne modifica l’immagine, la statica e la consistenza materica, risultando
irreversibile e difficilmente compatibile con la tenuta meccanica
e le caratteristiche chimico-fisiche della parete originaria.
In linea generale, pur essendo difficilmente realizzabile, è conveniente
per contenere i consumi energetici legati al riscaldamento
nella stagione invernale, eliminare i ponti termici di materia, sfruttare pienamente le caratteristiche di inerzia termica di strutture
massive e ridurre i rischi di condensa. L’isolamento dall’interno,
pur essendo più facilmente applicabile, ha un beneficio energetico
inferiore in quanto non elimina i ponti termici e non consente di
sfruttare pienamente l’inerzia delle pareti massive. In entrambi i
casi, per gli edifici storici è preferibile utilizzare materiali che garantiscono
elevate prestazioni termiche e di trasmissione al vapore
in spessori ridotti, come ad esempio i materiali a capillarità attiva,
l’aerogel, le malte e le vernici nano polimeriche. Materiali ad alta
capacità termica, come i Phase Change Materials e il legno, invece
sono adatti per edifici a bassa inerzia, come pareti lignee e murature
in laterizio di spessori ridotti, caratteristici dell’Architettura
Moderna. L’isolamento di solette, basamenti e coperture prevede
l’inserimento di materiale in intercapedine o l’applicazione di un
controsoffitto isolato. Nel primo caso, il materiale di scarto che
veniva utilizzato per irrobustire le solette può essere sostituito
con isolante sfuso (vermiculite, perlite, argilla espansa) che ne garantisce
la leggerezza e la staticità, pur aumentandone il potere fonoisolante.
Nel secondo, quando non vi sono apparati decorativi
particolari, è possibile inserire un controsoffitto isolante oppure
recuperare i cannucciati storici con isolanti continui in bambù di
nuova generazione. Le coperture possono anche essere isolate all’estradosso con tappetini e pannelli continui. Il rifacimento della
copertura, invece, deve essere considerato un’opportunità solo
in presenza di tetti fortemente degradati, dove non è piè possibile
migliorare le prestazioni con interventi di isolamento o di
manutenzione. In tutti i casi, gli isolanti devono essere dotati di
buone proprietà termofisiche e di trasmissione al vapore.
Miglioramento delle prestazioni delle chiusure
esterne
Una seconda forma di efficentamento energetico riguarda il
miglioramento delle prestazioni termo fisiche, della permeabilità
all’aria e della schermatura solare dei serramenti esistenti. Le
possibilità di intervento devono sempre essere bilanciate con la
perdita del bene e comprendono la sostituzione del solo vetro,
l’applicazione di pellicole basso emissive, l’aggiunta di un controvetro
o di una doppia finestra, la sostituzione del serramento
degradato, l’inserimento di tende pesanti o di scuri, la riparazione
o il rifacimento di guarnizioni e sigillature.
Alcune sperimentazioni inglesi (Essex Country Council Planning
Department, 2000; English Heritage, 2009) hanno permesso di
confrontare i benefici legati a tecnologie dotate di prestazioni diverse
(tende pesanti in stoffa, persiane, tende a rullo, film isolanti
basso emissivi fissati internamente o esternamente alla finestra e
infine doppi vetri, miglioramento della tenuta all’aria, inserimento
di doppio serramento).
Il sistema tradizionale più efficace è costituito da una combinazione
di scuri e doppi vetri (>70%), seguito da persiane esterne
(>60%), veneziane riflettenti e schermature interne isolanti
(50-60%) e tende pesanti (40-50%). Il doppio infisso, inoltre, ha
prestazioni che raggiungono quasi quelle di un doppio vetro,
mentre gli scuri raddoppiano l’efficienza di un vetro singolo. È
da sconsigliare, invece, la sostituzione dei serramenti tradizionali
con telai in materiali contemporanei (alluminio o PVC) che, oltre
a stravolgere l’immagine estetica della facciata, genera emissioni
ambientali durante il ciclo di produzione superiori rispetto ai benefici
energetico conseguenti.
Inserimento di nuovi impianti di climatizzazione
ambientale
Un’altra forma di efficentamento energetico è legata la sostituzione
o l’inserimento di nuovi impianti di climatizzazione invernale.
In questo caso, oltre all’obiettivo principale del miglioramento
energetico, vi sono quelli di benessere delle persone e di limitazione
delle escursioni termo igrometriche per avere le migliori
condizioni conservative di materiali, finiture e manufatti. Più che il
generatore di calore, ubicato in un luogo specifico dell’immobile
storico, è importante scegliere un idoneo terminale scaldante. I
sistemi più diffusi sono i radiatori, i ventilconvettori e il riscaldamento
ad aria calda, che possono essere recuperati e sostituiti
con sistemi di nuova generazione più efficienti. Un interessante
dispositivo in questo senso è il Tadpole Heating Efficiency, un apparecchio
che riduce l’aria nei sistemi di riscaldamento aumentandone
la performance. Un sistema particolarmente indicato
per gli immobili storici è il temperierung che consiste nell’installazione
di tubi circolanti acqua calda a una o più quote diverse
sotto la superficie della parete, in modo da formare una fascia
riscaldata di altezza circa pari a quella umana. L’efficienza è ottenuta
grazie alla bassa temperatura dell’acqua (13-18 °C con i
40-60°C di quelli tradizionali) che bilancia le esigenze di comfort
e di conservazione.
Le sperimentazioni hanno mostrato che il temperierung consuma
il 20% di energia in meno rispetto ai radiatori. In alcuni casi
porta anche alla riduzione del contenuto d’acqua della muratura
(in mattoni e malta) e, conseguentemente, all’incremento della
trasmittanza termica fino al 25%. Sistemi poco invasivi sono i battiscopa
radianti, che possono essere inseriti sugli zoccolini, le panche
o i tappeti radianti (questi ultimi due sono anche removibili).
Infine, è possibile recuperare i camini esistenti (inserendo delle
caldaie ad alta prestazione) oppure accoppiando i generatori di
calore esistenti con moderni ventilatori per sfruttare gli effetti di
raffrescamento legati alla ventilazione ibrida.
Inserimento di fonti energetiche rinnovabili
Nell’inserimento di fonti energetiche rinnovabili è necessario favorire
l’integrazione architettonica, meccanica e tecnologica degli
impianti solari fotovoltaici e termici ed eolici. In entrambi i casi, alcune
nazioni europee (Germania, Austria, Italia) hanno realizzato
delle linee guida comuni, che spiegano quali principi adottare per
ottenere la massima integrazione con il paesaggio e con l’edificio.
In linea generale i principi riguardano la planarità, il rispetto delle
linee, la forma regolare e ordinata, il ridotto impatto estetico e
cromatico e la precisione nell’istallazione (“Sustainable Renovation
of HistoricalBuildings” - SuRHiB).
Infine, è necessario intervenire con controlli e manutenzioni continuative
che consentono di valutare la risposta dell’immobile,
conoscerne le nuove modalità di intervento e correggere i problemi
che si generano.
In conclusione, l’intervento di efficienza energetica di un edificio
storico deve bilanciare le esigenze di miglioramento prestazionale
(in termini di riduzione dei consumi e di aumento di comfort
ambientale e sicurezza) e di conservazione, mirando a valorizzare
le caratteristiche passive dell’immobile e la concezione energetica
e ambientale originaria. È necessario utilizzare un approccio
strategico e continuamente reiterabile di “valorizzazione conservativa
e fruitiva” del patrimonio storico, nella consapevolezza che
l’azione conservativa non si limita alla progettazione dell’edificio,
ma esige il mantenimento e l’aggiornamento delle prestazioni
nel tempo.