Ance e Cnappc scettici sul ddl consumo del suolo

Il ddl sul consumo del suolo all’esame della Camera non incentiva gli interventi di recupero e rischia di bloccare importanti opere di sistemazione urbana.
Ance e Architetti, da sempre promotori di politiche a tutela del territorio e contro l’abusivismo, condividono pienamente l’allarme dell’Anci sulla proposta di legge del Governo per la salvaguardia del territorio. La riqualificazione è il futuro delle nostre città sotto il profilo energetico, ambientale ed economico. E’ il commento dell’Associazione dei costruttori e del Consiglio nazionale degli Architetti in merito alle dichiarazioni del delegato Anci all’Urbanistica, Andrea Ferrazzi, sul disegno di legge del Governo sul consumo del suolo attualmente all’esame della Camera.
“Si tratta di un provvedimento condivisibile negli obiettivi ma non nei metodi utilizzati per raggiungerli” dichiara il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, " che rischiano di bloccare opere utili e importanti investimenti economici necessari per la modernizzazione e riqualificazione delle aree urbane.”
“Per ottenere la riduzione del consumo di suolo – commenta Leopoldo Freyrie Presidente del Consiglio Nazionale Architetti PPC – bisogna passare necessariamente dal RIUSO delle aree urbanizzate: in assenza di norme che promuovano effettivamente la rigenerazione urbana sarà impossibile rispondere alle esigenze abitative e sociali e si bloccherà ogni trasformazione delle città.”
Il testo in esame al Parlamento, infatti, così come formulato, non contiene norme chiare, non dà certezza del diritto e non incentiva la riqualificazione bloccando indiscriminatamente tutti gli interventi previsti dai piani regolatori dei Comuni senza adeguati criteri. In questo modo, secondo Ance e Architetti, si mettono a rischio investimenti importanti per il territorio, anche esteri, che possono essere utili a perseguire gli obiettivi che il Governo stesso ha annunciato come il Piano scuole e il Piano di prevenzione contro il dissesto idrogeologico.
Infine l’Ance e il Cnappc sottolineano che la legge deve tutelare i diritti acquisiti.“Troppo spesso, invece, abbiamo assistito a rimandi a decreti attuativi che, in barba alle scadenze previste, si sono prolungati per mesi e anni, paralizzando imprese e cittadini.”
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