Le transizioni green e digital
Spingono l'occupazione tra punti di forza e criticità
A fare la differenza sulla domanda di lavoro è la struttura imprenditoriale. Sono le aziende con più di 50 dipendenti le più dinamiche, registrando un incremento annuo nelle assunzioni programmate del 9,4%, pari al 57,4% del numero totale di assunzioni previste in corso d’anno, a fronte delle maggiori difficoltà delle micro imprese, con meno di 10 dipendenti, che fanno osservare una flessione sui livelli del 2022 del 10,5%, per una quota sul totale delle assunzioni programmate del 13,8%. Si difendono, seppure modestamente, le imprese tra 10 e 49 dipendenti, con una crescita annua dell’1,8% e una quota sul totale delle assunzioni programmate del 29%. Limiti condizionati anche dalla richiesta di “alta” formazione: laurea o istruzione tecnica superiore (ITS) (32,9% dei candidati all’assunzione), livello di istruzione secondaria (61,2%, di cui diploma 35,6% e qualifica di formazione/diploma professionale 25,7%). Valore aggiunto la sicurezza: il 54,5% delle posizioni offrono contratti a tempo indeterminato (+17,5% rispetto all’anno precedente), a fronte di assunzioni a tempo determinato, superiore a 30 giorni, pari a 16 mila posizioni, in flessione sul 2022 del 10,7%. In lieve calo anche l’apprendistato (-1,3%), che incide sul totale delle assunzioni programmate per l’11,2%. Il 35,7% dei contratti che le imprese hanno previsto di attivare nel 2023 sono riservati soprattutto a giovani fino a 29 anni, corrispondenti a circa 17 mila posizioni disponibili.
La “crisi” della formazione. Le difficoltà delle imprese elettrotecniche ed elettroniche nel reperire nuovo personale e personale qualificato – in un caso su due - sono aumentate significativamente nel post pandemia, con un “gap” evidente nel 2023 determinato da più fattori: dinamiche demografiche e ricambio generazionale, disallineamento tra le competenze offerte dal sistema educativo e le richieste dal mercato. Mancano nel 58% dei casi profili adeguati (vs 37,1% nel triennio prepandemico 2017-2019), specificatamente candidati con titolo di studio universitario (69,8% vs 51,7%), livello di istruzione secondaria (56,8% vs 31,6%), formazione professionale (51,9% vs 34,7%). Mentre per gli ITS, che coprono solo il 4% dei profili ricercati dalle imprese, si osserva un lieve miglioramento negli ultimi quattro anni (68,3% del triennio 2020-2022 vs 63,3% del 2023).
Secondo le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane, nel 2023 l’ostacolo principale nel reperire il personale è imputabile al ridotto numero di candidati disponibili, per il 66% dei casi di difficoltà di reperimento. L’insufficienza di candidati sale al 73,6% per i laureati, soprattutto con lauree in ingegneria industriale, elettronica e dell’informazione (71,3%), mentre è pari al 59,4% per i candidati con formazione di livello secondario, specie con specializzazione di elettronica ed elettrotecnica (42,6%), meccanica, meccatronica ed energia (30,3%). Il 27,5% dei candidati reperibili con difficoltà hanno invece mostrato inadeguatezza nelle competenze possedute. La difficoltà a reperire addetti con una laurea in materie STEM (science, technology, engineering and mathematics) è dovuta al notevole aumento della domanda, a fronte di una crescita solo marginale del numero di laureati in queste specifiche discipline.
Dati che sono confermati da una survey realizzata a giugno 2024 dal Servizio Studi di ANIE su un campione di 160 imprese socie, dove l’82% delle imprese si dichiara preoccupata per la mancanza di competenze tecnologiche specialistiche, soprattutto nella fascia di professionisti di livello intermedio, con 3-5 anni di esperienza (68%), fra i senior con 5-10 anni (60%), e gli junior con 1-3 anni a pari merito con esperti con oltre 10 anni di esperienza (30%). La mancanza/carenza di competenze tecnologiche specialistiche, secondo le aziende intervistate, potranno comportare: perdita di opportunità di mercato (54%), rallentamento dei progetti (50%), incremento dei costi operativi (35%), difficoltà a investire in innovazione (24%). Criticità che potrebbero essere “calmierate” da investimenti in programmi di formazione e sviluppo interni alle aziende (80%), avviando collaborazioni con università e istituti tecnici (67%), implementando forme di outsourcing di progetti tecnologici (17%) e/o reclutando talenti internazionali (10%).
Secondo le previsioni di Unioncamere, tra il 2024 e il 2028 le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane esprimeranno un fabbisogno di circa 22.500 nuovi occupati, portando lo stock occupazionale a fine periodo a circa 230 mila unità. Impattano sulle previsioni relative ai fabbisogni occupazionali settoriali anche le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che resta nel medio periodo una fondamentale opportunità di crescita per il Paese. Vanno inoltre considerate le transizioni digitale, ecologica e demografica che apporteranno profondi cambiamenti strutturali, tra cui una trasformazione dei lavori esistenti, la richiesta di nuove figure professionali, incrementi di produttività e quindi nuove opportunità economiche. Le competenze specifiche legate alle transizioni green e digital saranno sempre più strategiche e necessitano di un crescente affiancamento alle cosiddette “competenze trasversali” per garantire efficienza, collaborazione e adattabilità. A ciò si aggiungono le criticità dei processi demografici: dati ISTAT a luglio 2024 evidenziano tendenze di crescente squilibrio tra vecchie e nuove generazioni con una decrescita della popolazione residente da circa 59 milioni al 1° gennaio 2023 a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 milioni nel 2050. Non ultimo l’Intelligenza Artificiale che, secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, avrà un impatto sul 40% dei posti di lavoro a livello globale, percentuale che si innalza al 60% nelle economie avanzate, con un rischio elevato nell’ampliamento delle disuguaglianze.
Il futuro occupazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche. Si stima che all’orizzonte temporale in esame il 94% del fabbisogno occupazionale, pari a circa 21.200 unità, andrebbe a sostituire i lavoratori in uscita dal mercato (replacement demand, sostituzione di addetti per mantenere costante lo stock occupazionale determinato principalmente da fattori demografici), mentre solo 1.400 unità identificherebbero la domanda di lavoro incrementale (expansion demand). I settori dell'Elettrotecnica e dell’Elettronica presentano una elevata incidenza della domanda di sostituzione sul fabbisogno totale di personale dando, quindi, evidenza di un mismatch in primis quantitativo, oltre che qualitativo.
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