Autoprotezione del suolo

Il miglior modo di mettere il suolo in sicurezza è fare in modo che possa proteggersi da solo.
Oggi si parla spesso di “suolo in sicurezza”, “difesa del suolo” o di “protezione del suolo” e generalmente ci si riferisce a opere atte a contenere i movimenti del suolo, principalmente in relazione al dissesto idrogeologico. Ma cosa vuol dire protezione del suolo in un Paese come l’Italia, dove negli ultimi anni le precipitazioni improvvise e torrenziali sono aumentate? Quali sono i migliori sistemi che si possono adottare?

La strategia tematica elaborata dall’Unione Europea aiuta a capire - o meglio, a definire correttamente - la “protezione del suolo”. In particolare, riconosce al suolo il ruolo vitale di raccolta, trattenuta e filtrazione dell’acqua e delle altre sostanze, nonché quello di produzione di biomassa, alimenti e materie prime.
Il suolo, poi, per le sue importanti funzioni e caratteristiche - compresa l’immensa ricchezza di diversità biologica e variabilità genetica - è elemento naturale essenziale per la vita e supporto per un gran numero di attività umane.
Ma proviamo a definire cosa significa “proteggere il suolo” e a individuare i possibili interventi utili a raggiungere questo obiettivo.
Fra le minacce principali che affliggono i suoli, possiamo citare:
• Erosione: perdita di suolo dovuta all’azione dell’acqua o del vento
• Compattazione: diminuzione della porosità superficiale, soprattutto a causa di lavorazioni non idonee
• Impermeabilizzazione: il suolo diventa impermeabile quando viene coperto con materiali come per esempio cemento e asfalto.
Per questo, la strategia che la Commissione Europea propone per la protezione del suolo è basata sulla conoscenza del problema e sull’integrazione delle politiche nazionali settoriali (ambiente, agricoltura, trasporti…) in modo che gli interventi siano di mantenimento, più che di difesa dal suolo.

“Proteggersi da” o “proteggere il” suolo
L’Italia, come tanti altri Stati Membri, non ha un approccio comprensivo alla difesa del suolo. Gran parte del nostro piano verte sulla riduzione del rischio di alluvioni e smottamenti, alimentando l’idea che occorra essenzialmente “proteggersi dal suolo”, ed è il motivo per cui al centro della legislazione vengono poste le infrastrutture. Queste opere sono spesso necessarie, ma con un approccio equilibrato è possibile rivalutare la primaria importanza della “risorsa suolo”. Negli anni recenti si sono collaudati con successo sistemi tecnologici e tecniche di contenimento che utilizzano e aiutano la forza degli apparati radicali di arbusti e prati erbosi di far fronte anche ad alte quantità d’acqua piovana, drenandola e incanalandola con risultati eccellenti, sia di salvaguardia del territorio, sia dell’armonia paesaggistica.

L’importanza della ri-vegetazione del suolo
La prima azione da considerare, a prescindere dalla scala di intervento, è la salvaguardia del suolo, dando a questo la possibilità di essere vegetato. La vegetazione è la prima e più importante risorsa contro i fenomeni erosivi, perché rende al contempo il suolo permeabile, poroso e fertile.
In caso di lavori che interessano scarpate - grandi o piccole che siano – si può proteggere il terreno privo di vegetazione con delle stuoie, naturali o sintetiche. Si tratta di materiali che agiscono come elemento anti-erosivo contro l’azione delle acque meteoriche. È quindi possibile un’azione protettiva contro eventi atmosferici gravi o prolungati come vento forte e acquazzoni improvvisi.
Il dilavamento del terreno, a causa del ruscellamento superficiale delle acque, genera i fenomeni di erosione delle scarpate, specie prima che queste siano completamente vegetate. La soluzione per ovviare a questo problema è utilizzare stuoie sintetiche tridimensionali (monofilamenti aggrovigliati e saldati nei punti di contatto) come T-MAT in polipropilene, oppure stuoie naturali e biodegradabili in fibra di juta come T-JUTA, di TeMa Building Solutions. La loro azione protegge il suolo dall’impatto delle gocce di pioggia e soprattutto contrasta la formazione di rigagnoli in grado di trasportare lontano particelle di terreno fertile.
Questo criterio permette di favorire la ri-vegetazione, perché la parte di terreno fertile, ricca di elementi necessari per nascita e crescita delle piante, viene preservata. Una volta cresciuta, sarà la vegetazione a rendere il suolo capace, da solo, di impedire o comunque contrastare l’erosione. Lo farà con particolare efficacia e in modo naturale, garantendo la sicurezza di opere e persone, e rinforzando l’aspetto del territorio anche dal punto di vista paesaggistico.
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