Il progetto di Marco Piva per la ricostruzione della Torre dei Moro a Milano

Lo Studio Marco Piva firmerà il progetto che l’assemblea degli ex residenti della Torre dei Moro di via Antonini ha scelto per la ricostruzione del grattacielo, devastato da un incendio il 29 agosto 2021.
Gli altri quattro progetti in lizza erano quelli di Stefano Boeri Architetti; Atelier(s)AF517 dell’architetto Alfonso Femia; lo Studio fiorentino Pura Lab e Scandurra Studio Architettura. I condomini sono arrivati alla scelta dopo una serie di lunghe riunioni, soppesando i vincoli economici e allo stesso tempo le problematiche legate ai lavori sul grattacielo di 18 piani al civico 32 di via Antonini nel quartiere Vigentino, il Comitato «ringrazia tutti gli architetti che ci hanno proposto a titolo gratuito le loro idee di progetto e che ci hanno consentito di immaginare questa ripartenza».
Dopo 500 giorni arriva così a un epilogo la prima fase della ricostruzione, con la scelta del progetto che guiderà prima la cantierizzazione e poi la fase di realizzazione vera e propria. Gli ex residenti, che dovrebbero tornare ad occupare i loro appartamenti nel 2025 o nel 2026, hanno affidato a un comunicato anche una riflessione più ampia rispetto alla sicurezza di edifici che impiegano materiali non idonei alla resistenza al fuoco: «Continueremo il nostro impegno affinché la casa torni ad essere un luogo sicuro, sollecitando le istituzioni perché si ridefinisca il modello delle autorizzazioni e dei controlli sui materiali da costruzione dei progetti di nuova realizzazione».
Anche gli altri progetti presentati all’assemblea degli ex residenti scartavano le «vele» all’origine dell’incendio: Scandurra era partito dalla rivisitazione della Torre «in relazione alla città, pensando a un edificio più aperto alla metropoli». Da parte loro Stefano Boeri e Alfonso Femia avevano definito progetti ancora diversi. «Abbiamo immaginato un edificio verde che dia il senso della rinascita — spiegava Boeri —. Al posto delle due vele, che sono state parte dell’origine dell’incendio, l’edificio sarebbe stato coperto dal verde, conservando così la fisionomia originaria». L’idea di Alfonso Femia era che «qualsiasi progetto sia un progetto pubblico, che entra in un contesto di rigenerazione urbana».
Alla fine la scelta del Comitato Antonini 32, che già nelle sue intenzioni nei mesi scorsi aveva deciso di «privilegiare un progetto che avesse dato la priorità a caratteristiche funzionali, tecnologiche e green nel contesto di un quartiere oggetto di grande riqualificazione, vicinissimo allo Scalo Romana e Symbiosis». In un circolo virtuoso, Torre Antonini non pagherà inoltre gli oneri di urbanizzazione del suolo pubblico del futuro cantiere che ammontano a circa 300mila euro all’anno. È la sintesi della delibera approvata nello scorso ottobre dalla giunta di Palazzo Marino. Il budget stimato per il rifacimento delle parti danneggiate dall’incendio è di circa 26 milioni di euro che saranno versati dall’assicurazione.
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