Riqualificare conviene a tutti

Nel 2016 il credito d’imposta per le ristrutturazioni e l’ecobonus hanno generato 28,2 miliardi di euro di investimenti (+ 12,3% sul 2015) e 419.000 nuovi impiegati nella filiera. E una casa ristrutturata aumenta il suo valore del 29%.
La riqualificazione edilizia è un’operazione di valorizzazione economica che incide sulla ricchezza del Paese, della filiera e delle famiglie. Da una nuova edilizia, infatti, fatta di qualità, recupero, efficienza energetica e sicurezza antisismica, derivano tre risultati virtuosi:
• rilancio dell’economia interna
• riduzione dei consumi energetici
• riduzione dell’inquinamento


Lo dicono i dati del rapporto ‘Una nuova edilizia contro la crisi’, recentemente presentato da Cresme e Fondazione Symbola.
Nel 2016 gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e l’ecobonus hanno generato 28,2 miliardi di euro d’investimenti, con un incremento del 12,3% sul 2015. Inoltre sono stati attivati 419.000 posti di lavoro, tra diretti e indotto.
Del resto, la filiera dell’edilizia ha pagato la crisi più di altre: dal 2008, 600.000 lavoratori edili hanno perso l’impiego. In piena crisi, tra 2007 al 2016, l’unico motore propulsivo è stato costituito proprio dagli incentivi fiscali: in questa finestra temporale i lavori di manutenzione straordinaria incentivati con il credito d’imposta sono stati pari a 190 miliardi di euro. Il risultato è che oggi il 79% del valore della produzione del settore edilizia è dovuto alla riqualificazione del patrimonio esistente.

Il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, è molto chiaro a riguardo: «Per rilanciare il nostro mercato interno e l’occupazione, non possiamo ripartire dalla vecchia edilizia speculativa, quella del cemento e del consumo di suolo. Bisogna cambiare rotta puntando verso quella nuova edilizia che è già in marcia e che incrocia le sfide della sicurezza antisismica, della ricostruzione post-terremoto, dell’efficienza energetica, della riqualificazione e rigenerazione urbana».
Anche il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, è convinto che il settore edile sia a una svolta: «Il prossimo ciclo edilizio potrebbe essere definito come il “primo ciclo dell’ambiente costruito”. A sottolineare da un lato l’importanza della riqualificazione del patrimonio esistente, ormai pari al 79% del valore della produzione del settore nel 2016, e dall’altro che questo mercato non può essere più solo letto attraverso la sua variabile “edilizia”, ma attraverso l’integrazione tra costruzioni, impianti e servizi».

Ristrutturare avvantaggia non solo la filiera, ma anche i cittadini e lo stesso patrimonio immobiliare. Un’abitazione ristrutturata per 14.500 euro, per esempio, aumenta il suo valore di 65.750 euro. Le case ristrutturate immesse sul mercato nel 2016 hanno avuto un valore del 29% superiore a quelle non ristrutturate. Alcune hanno addirittura un prezzo medio superiore rispetto alle case nuove.

Il trend positivo non può prescindere del resto da una strategia fondata sul risparmio energetico e sull’impiego di tutte le opportunità concesse dal “fisco buono”, una su tutte il nuovo incentivo per la messa in sicurezza antisismica, il cosiddetto “sismabonus”. Il 76% degli italiani conosce l’ecobonus e il 15% lo ha utilizzato; solo il 54 % è invece a conoscenza del sismabonus, che pure consente detrazioni sino all'85% dei costi sostenuti.
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