Il telaio Eclisse 40 Collection per un loft dallo stile minimalista a Fermo
A Fermo, un edificio anni ‘50 costruito dal nonno, già abitazione dei genitori e degli zii, è diventato ora anche la casa dell’architetto Francesco Valentini che ne ha ristrutturato il sottotetto all’ultimo piano.
L’inizio dei lavori di ristrutturazione è coinciso con quello del Covid ed il conseguente rallentamento del cantiere, imprevisto che ha dato il tempo per ripensare al progetto iniziale. Prima della ristrutturazione, la suddivisione degli spazi era rigorosa e gli ambienti nettamente separati. Per ovviare a questa pianta divisa in più locali che rendevano lo spazio angusto e poco vivibile, il progettista è intervenuto abbattendo tutte le pareti che delimitavano le stanze, tranne le due che racchiudono la camera matrimoniale. Eccezion fatta per il nuovo bagno, sono state mantenute le bucature esistenti e non sono state costruite nuove separazioni.
In questo ambiente privo di divisioni, il progettista ha potuto immaginare scene di vita: ne è nato un nuovo spazio concepito come una scatola neutra, un contenitore al cui interno inserire i mobili. Sono solo gli arredi a fungere da separatore degli spazi.
La scelta di materiali naturali ha guidato l’intero progetto. Pavimenti, pareti e soffitti appaiono in un’unica tinta: a terra è stato posato un cemento resina grigio caldo molto chiaro abbinato alla finitura della parete in intonaco a base roccia di Gambassi.
I mobili fungono da quinta e hanno colori più forti e caratterizzanti. Un esempio sono le quattro colonne nere della cucina, solitamente allineate, qui invece posizionate al centro, accoppiate due a due di schiena, come un parallelepipedo che fluttua nello spazio. Gli altri arredi non toccano terra e appaiono sospesi. Valentini ha disegnato personalmente la maggior parte dei mobili e lavorato con materiali e toni autentici, pietra ed essenza legno insieme a pochi colori. Anche il tavolo della cucina è realizzato su disegno dell’architetto, semplice e lineare con una struttura in ferro ed un piano rivestito in graniglia di varie pezzature.
Eclisse 40 Collection, il telaio per porte svasate a 40 gradi, si trova posizionato in entrata. Il lato filomuro è posto all’esterno, mentre quello strombato si affaccia sulla scala interna. Il telaio color tobacco insieme alla maniglia in tinta sono gli unici due elementi in contrapposizione ai colori tenui circostanti. Particolare è anche il punto di osservazione, non convenzionale, dall’alto verso il basso che enfatizza la tridimensionalità della vista.
Minimal ed eleganti sono anche il resto delle porte, scorrevoli esterno muro con sistema a scomparsa prive di maniglia. Tutte le porte sono rivestite con lo stesso intonaco delle pareti, in totale uniformità. I serramenti in alluminio a triplo vetro montano un telaio invisibile dall’esterno che lasciano la percezione tutto vetro. La maniglia 40+1 di questi serramenti è la stessa montata anche su ECLISSE 40 Collection.
“Ogni casa deve essere diversa, avere una propria identità, quella di chi ci andrà vivere, non certo quella di chi la progetta. La professione dell’architetto è una piccola responsabilità sociale. Il rapporto fra progettista e committente deve basarsi sull’ascolto. I primi incontri servono a conoscere la persona che dovrà vivere la casa. Lo stesso metodo ho cercato di applicarlo a me stesso in questo progetto. L’architetto diventa uno strumento al servizio del committente e si fa carico dei suoi bisogni ed esigenze. La casa deve far star bene e non essere un luogo di rappresentanza. Il Covid in questo senso ha fatto emergere molte lacune nella progettazione delle case e ci ha fatto capire che esistono degli spazi in cui in realtà non stiamo poi così bene”.
In questo ambiente privo di divisioni, il progettista ha potuto immaginare scene di vita: ne è nato un nuovo spazio concepito come una scatola neutra, un contenitore al cui interno inserire i mobili. Sono solo gli arredi a fungere da separatore degli spazi.
La scelta di materiali naturali ha guidato l’intero progetto. Pavimenti, pareti e soffitti appaiono in un’unica tinta: a terra è stato posato un cemento resina grigio caldo molto chiaro abbinato alla finitura della parete in intonaco a base roccia di Gambassi.
I mobili fungono da quinta e hanno colori più forti e caratterizzanti. Un esempio sono le quattro colonne nere della cucina, solitamente allineate, qui invece posizionate al centro, accoppiate due a due di schiena, come un parallelepipedo che fluttua nello spazio. Gli altri arredi non toccano terra e appaiono sospesi. Valentini ha disegnato personalmente la maggior parte dei mobili e lavorato con materiali e toni autentici, pietra ed essenza legno insieme a pochi colori. Anche il tavolo della cucina è realizzato su disegno dell’architetto, semplice e lineare con una struttura in ferro ed un piano rivestito in graniglia di varie pezzature.
Eclisse 40 Collection, il telaio per porte svasate a 40 gradi, si trova posizionato in entrata. Il lato filomuro è posto all’esterno, mentre quello strombato si affaccia sulla scala interna. Il telaio color tobacco insieme alla maniglia in tinta sono gli unici due elementi in contrapposizione ai colori tenui circostanti. Particolare è anche il punto di osservazione, non convenzionale, dall’alto verso il basso che enfatizza la tridimensionalità della vista.
Minimal ed eleganti sono anche il resto delle porte, scorrevoli esterno muro con sistema a scomparsa prive di maniglia. Tutte le porte sono rivestite con lo stesso intonaco delle pareti, in totale uniformità. I serramenti in alluminio a triplo vetro montano un telaio invisibile dall’esterno che lasciano la percezione tutto vetro. La maniglia 40+1 di questi serramenti è la stessa montata anche su ECLISSE 40 Collection.
“Ogni casa deve essere diversa, avere una propria identità, quella di chi ci andrà vivere, non certo quella di chi la progetta. La professione dell’architetto è una piccola responsabilità sociale. Il rapporto fra progettista e committente deve basarsi sull’ascolto. I primi incontri servono a conoscere la persona che dovrà vivere la casa. Lo stesso metodo ho cercato di applicarlo a me stesso in questo progetto. L’architetto diventa uno strumento al servizio del committente e si fa carico dei suoi bisogni ed esigenze. La casa deve far star bene e non essere un luogo di rappresentanza. Il Covid in questo senso ha fatto emergere molte lacune nella progettazione delle case e ci ha fatto capire che esistono degli spazi in cui in realtà non stiamo poi così bene”.